Gerusalemme - Dodici applausi e standing ovation finale per uno discorso che è lo stesso Peres a definire «storico». Perché la prima volta di Berlusconi davanti alla Knesset è anche la prima assoluta di un premier italiano, un onore concesso in passato solo a Bush, Sarkozy e Merkel. Così, davanti al Parlamento di Israele, il Cavaliere parla quasi quindici minuti sposando in pieno le posizioni di Gerusalemme e promettendo di farsi ambasciatore delle sue ragioni davanti alla comunità internazionale.
Un intervento, quello di Berlusconi, limato fino alla notte prima nel più piccolo dettaglio. E dal quale il premier si discosta solo in pochissimi passaggi. Quello su Gaza, per esempio. Per dire che la reazione israeliana ai missili di Hamas fu «giusta», tanto che l’Italia «si oppose» al rapporto Goldstone dell’Onu sulla violazione dei diritti umani. Parole nette e che provocano la replica dell’Anp («fu un’aggressione, la realtà non cambia») proprio a poche ore da un altra prima volta del Cavaliere, la visita nei Territori per un faccia a faccia con Abu Mazen.
Ma è soprattutto la minaccia dell’Iran a dominare sia il discorso alla Knesset che i successivi incontri con il premier Netanyahu, il presidente Peres e il capo dell’opposizione Livni. Una presa di posizione netta con l’invito alla comunità internazionale di «decidersi a stabilire con parole chiare, univoche e unanimi» che «non è accettabile l’armamento atomico» di uno Stato che ha «proclamato apertamente» di voler distruggere Israele. Servono «sanzioni efficaci» e su questo «non si possono ammettere cedimenti» perché «occorre cercare la più ampia intesa a livello internazionale per impedire e sconfiggere i disegni pericolosi del regime iraniano».
Le vie da percorrere, spiega, sono quelle del «controllo multilaterale del nucleare iraniano, del negoziato risoluto e delle sanzioni efficaci». «Mi impegno a operare - dirà più tardi - affinché anche gli altri leader europei e dei maggiori Paesi capiscano la gravità della situazione». Non solo l’Ue, dunque, ma anche la Russia di Putin.
Il Cavaliere elogia poi Israele, «il più grande esempio di democrazia e libertà nel Medio Oriente». E cita Giovanni Paolo II e il rabbino Toaff per dire che «il popolo ebraico è per noi un fratello maggiore». Parole che conquistano l’ennesimo applauso della Knesset. Nulla di strano, dunque, che Netanyahu lo saluti con una frase eloquente: «Hai conquistato i nostri cuori. Silvio, tu sei un leader coraggioso e l’Italia è oggi il Paese di punta contro l’antisemitismo e il negazionismo». Dopo il pranzo con Peres - «Silvio, sei il leader più solare mai conosciuto. Non è importante quello che i giornali scrivono, ma quello che gli italiani votano. E votandoti gli italiani hanno dimostrato di avere buon gusto» - la tre giorni in Israele si chiude con il faccia a faccia con Abu Mazen a Betlemme. In un clima decisamente più freddo, vista anche la presa di posizione su Gaza. Parole sui cui il Cavaliere ritorna, per dire che «come è stato giusto piangere le vittime della Shoah così è giusto manifestare dolore per quanto accaduto a Gaza».
Tanto che anche l’Anp fa sapere che «non c’è alcuna polemica con l’Italia» a cui «siamo grati per il sostegno al processo di pace». Per il quale, spiega Berlusconi, «mi sono messo a disposizione personalmente per remare e fare andare la barca dell'accordo verso una positiva conclusione».
Del muro che separa Betlemme dalla Cisgiordania, invece, il premier preferisce non parlare.
«Mi spiace deluderla - risponde a un giornalista che gli chiede quale effetto gli avesse fatto vederlo - ma non me ne sono accorto perché stavo rimettendo a posto le idee e prendendo appunti in vista dell’incontro con Abu Mazen. So di deluderla e me ne scuso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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