Roma - Nonostante i numeri facessero ben sperare già a tarda mattina, Silvio Berlusconi preferisce la via della cautela per quasi tutta la giornata. Così, mentre poco dopo pranzo a Palazzo Madama il senatore azzurro Gaetano Quagliariello non nasconde il suo ottimismo («siamo quattro o cinque sopra...»), a Palazzo Grazioli chi ha occasione di parlare con il Cavaliere lo trova più che prudente e costantemente al telefono per avere aggiornamenti sugli sviluppi. Un po’ per scaramanzia, spiegherà a sera ai parlamentari che arrivano alla spicciolata a via del Plebiscito, un po’ perché fino all’ultimo l’ex premier non riesce a credere fino in fondo che il Professore possa fargli davvero un regalo tanto grosso come l’hara-kiri andato in scena al Senato («pensavo avesse qualche carta coperta, due o tre senatori a favore del governo...»). Un epilogo che allontana di fatto l’ipotesi di un governo istituzionale e alza invece le quotazioni delle elezioni anticipate. Il vero sospiro di sollievo, dunque, arriva solo a sera, quando il diniano Scalera annuncia in aula la sua astensione (che al Senato vale come voto contrario). E di fatto certifica la fine del governo Prodi. A cui Berlusconi concede l’onore delle armi, perché - dice a chi è con lui mentre segue il dibattito in tv da Palazzo Grazioli - nonostante la sua «lucida e disperata follia» nell’andare avanti sulla fiducia, bisogna riconoscergli una «caparbietà» e una «coerenza nel continuare la sua battaglia» non comuni. «È stato vittima - dirà a sera - dei diktat comunisti. Comunque, a tutto il centrosinistra auguro buon lavoro».
La palla, dunque, passa ora al Quirinale. Che, sa bene il Cavaliere, caldeggia un governo per le riforme. Sul punto, però, l’ex premier è categorico. E in tre diversi collegamenti televisivi (Tg4, Tg5 e Porta a Porta) si dice contrario a «manovre di Palazzo» che puntino a governi tecnici o istituzionali e ribadisce la sua convinzione che si debba «tornare alle urne». «Bisogna andare a elezioni - spiega - in tempi brevissimi e senza tentennamenti». Una posizione ribadita con così tanta forza da spazzare il campo - almeno nel primo giro di consultazioni - a qualunque soluzione alternativa. E quanto sia deciso il Cavaliere lo si coglie anche da quello che sulle prime può sembrare solo un dettaglio o una semplice coincidenza. Non sono neanche passati dieci minuti dalla sfiducia, infatti, quando con l’ex premier già collegato con il Tg4 per la sua prima dichiarazione le agenzie di stampa battono quello che ha il sapore di un ultimo disperato appello. Una lunga dichiarazione di Goffredo Bettini, braccio destro di Walter Veltroni, che offre al leader di Forza Italia la possibilità di «passare alla storia» accettando «un governo a termine con al centro le riforme istituzionali ed elettorali».
Un’apertura che arriva mentre Berlusconi già parla di elezioni anticipate e chiude la porta a qualunque altra soluzione. Sul punto, l’ex premier sarà ancora più chiaro qualche minuto dopo. «Margini di dialogo con Veltroni - dice - non ce ne sono più. C’è una legge elettorale vigente che è una buona legge e dalla quale, in un mese, si potrebbe togliere l’anomalia del premio di maggioranza regionale portandolo ad essere nazionale». Insomma, «tutto è andato come previsto» perché «non c’è stata alcuna spallata ma un’implosione prodotta dalle tante contraddizioni di questo governo». Ma adesso «bisogna subito restituire la parola agli elettori».
Sul punto, Forza Italia, An e Lega si presenteranno compatti durante le consultazione al Quirinale perché, spiega il vicecoordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto, «hanno sempre detto no a ipotesi di governi istituzionali». Più sfumata, invece, la posizione dell’Udc, tanto che Berlusconi preferisce non sbilanciarsi: «Ho sentito continuamente gli alleati ed erano molto soddisfatti. Io so che il 50% dei partiti vuole andare al voto, comunque chiedete anche a Casini».
Che per il Cavaliere sia imminente il ritorno alle urne, però, lo dimostrano sì le sue parole ma pure il fatto che da 48 ore a questa parte a Palazzo Grazioli si è tornati a parlare di candidature e posti in lista. E sul risultato l’ex premier è più che ottimista, al punto da prevedere «più di 30 senatori di vantaggio sulla sinistra». Insomma, «una campagna elettorale in discesa» con il centrodestra che si presenterà «unito» perché «in passato ci sono stati personalismi» ma «il blocco liberale è lo stesso e uguali sono anche i valori».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.