Berlusconi all’attacco: nessuno ci assicura il rispetto della legalità

Berlusconi all’attacco: nessuno ci assicura il rispetto della legalità

Roma - La rabbia per la rimozione forzata del generale Roberto Speciale è tutt’altro che svanita. E la profonda lacerazione nei rapporti tra governo e opposizione continua ad allargarsi. La conferma che la temperatura politica resta rovente arriva dalla parata del 2 giugno. Un’occasione di festa in cui gli strascichi delle tensioni accese dal caso-Visco continuano a farsi sentire e l’allarme democratico suscitato dallo scontro tra l’esecutivo e il vertice della Guardia di Finanza diventa il soggetto di ogni pensiero, il richiamo inevitabile di ogni commento e dichiarazione pubblica rilasciata dai leader del centrodestra.
Il più deciso nel dettare il tono del dibattito e lanciare l’offensiva è Silvio Berlusconi, fermo nel ribadire la volontà di rivolgersi direttamente al presidente Giorgio Napolitano. Per il presidente di Forza Italia è una giornata speciale vista l’ovazione che gli viene tributata per le strade di Roma. Uscito dalla residenza di Via del Plebiscito, nel breve tratto di strada che lo separa da Via dei Fori Imperiali dove si tiene la parata militare, applausi e grida di incitamento lo circondano. Attorno a lui si crea la consueta ressa degna di una rock-star, con richieste di foto, autografi, strette di mano. La passeggiata diventa così un bagno di folla itinerante, con il cordone di sicurezza che a stento trattiene la pressione dei simpatizzanti. Non mancano i cori da stadio con il tradizionale «c’è solo un presidente». E, al ritorno, davanti al portone di Palazzo Grazioli qualcuno si sbilancia: «Sei il padre di tutti noi». Lui incassa sorridendo. Ma non mostra alcuna sorpresa: «Da qualche tempo a questa parte ovunque io vada questo è l’atteggiamento. Evidentemente vedono in me la possibilità di cambiare questo governo».
L’iniezione di fiducia e di sostegno tributatagli dalle gente di Roma non stempera, però, la rabbia di Berlusconi. «Se fosse successo a noi, se uno del nostro governo avesse sostituito quattro alti ufficiali che indagavano su Fininvest, ci avrebbero cacciato a furor di popolo. Andremo certamente da Napolitano, dobbiamo concordarlo tra i leader del blocco liberale. Ma credo che andremo dal Capo dello Stato per fargli presente la situazione, confidando nella sua attenzione». Alla domanda se si fidi di Napolitano, Berlusconi risponde così: «Mi auguro, anzi sono convinto di si». Quanto alle parole del presidente della Repubblica, che ha invitato al dialogo in Parlamento, Berlusconi taglia corto: «Dialogo? Hanno risposto ieri con quello che hanno fatto». E sollecitato sull’esistenza di un’emergenza democratica, il numero uno azzurro risponde secco: «Sì, l’abbiamo affermato. Mi sembra che tutte le istituzioni siano occupate da loro. Noi non sappiamo a chi rivolgerci per ottenere il rispetto della legalità».
Alla domanda su quali possano essere le mosse del centrodestra, il Cavaliere prende tempo: «Ne stiamo parlando. Voglio che le decisioni siano prese in accordo tra tutti i partiti e i leader dell’opposizione. Permettetemi dunque di non anticiparle: ne stiamo parlando e le abbiamo chiarissime». Berlusconi rilancia anche un appello agli elettori in vista dei ballottaggi amministrativi: «I cittadini che andranno a votare - dice - hanno un’occasione per testimoniare la loro contrarietà a quello che è accaduto e che, ormai, avviene sin da quando è in carica questo governo». C’è spazio anche per una replica alle battute al vetriolo pronunciate dal presidente del Consiglio sull’allarme fatto scattare dal centrodestra, dopo la rimozione del generale Speciale. «Il signor Prodi fa finta di nulla, come sempre, e usa battute che hanno del comico su situazioni che sono invece molto gravi» attacca Berlusconi. Il caso, però, non è chiuso. In serata, infatti, sulle parole del Professore torna anche il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti.

«Il governo aumenta le tasse e la spesa pubblica dopo aver promesso solennemente che le avrebbe ridotte, destituisce il comandante generale della Guardia di Finanza per evitare un voto di sfiducia, cerca di cacciare un consigliere d’amministrazione Rai e viene bloccato dal Tar, perde le elezioni amministrative, perchè buona parte degli elettori di sinistra non vanno alle urne e dà la colpa all’antipolitica degli italiani: forse a lezione di democrazia dovrebbero andare Prodi e compagni, non certo l’opposizione».

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