Berlusconi all’Udc: «Soltanto io sono la vera discontinuità»

Ieri sera vertice di 4 ore ad Arcore con Bossi, Maroni e Calderoli. Cicchitto replica a Follini: sbagli analisi, il premier non è da archiviare, resterà lui il collante del centrodestra

Berlusconi all’Udc: «Soltanto io sono  la vera discontinuità»

Anna Maria Greco

da Roma

Silvio Berlusconi è «profondamente ferito e deluso» dalla bordata di Marco Follini. Dalla dacia di Vladimir Putin sul Mar Nero il premier ha «stanato» Follini, provocandolo con la sua dichiarazione sul «sacrificio» di candidarsi alla leadership della Cdl. Ma adesso che il segretario centrista è uscito allo scoperto il premier è ancor più convinto che la vera «discontinuità» nel centrodestra sia rappresentata dalla sua discesa in campo. Berlusconi vuole «chiarezza» capire «cos’è il grande cambiamento di cui parlano». Le stesse domande che ha posto il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi: «Se Follini spiegasse con chiarezza in che cosa consisterebbe questo grande, grande cambiamento da parte di chi ha governato il paese per quasi 5 anni, il confronto sarebbe meno logorante e paradossale». E il vicecoordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto aggiunge: «Follini sbaglia analisi e quindi le conseguenze politiche. Berlusconi non è una fase transitoria da archiviare, ma il leader che ha saputo mettere insieme tutte le forze moderate e liberali del Paese portandole due volte alla vittoria, e garantendo in una situazione economica e di sicurezza mai così difficili un governo stabile al Paese. Ciò è valso per il passato e vale anche per il futuro».
Un ping-pong per indurre i centristi ad addossarsi tutta la responsabilità della crisi interna al centrodestra e ricordare loro «quanto hanno ottenuto» - in seggi - dalla coalizione. Tanto che Bondi avverte che se il segretario Udc «non chiarirà in fretta il significato di questo cambio di passo da parte della maggioranza parlando finalmente di contenuto e di proposte concrete», lavorerà non per la vittoria della Cdl ma per il suo indebolimento. L’azzurro ha già lanciato un avvertimento agli Udc: se correrete da soli, alle politiche rischiate di non arrivare al 4 per cento, che dà diritto alla quota proporzionale. Chi ha avuto modo di parlare con Berlusconi ieri, ha trovato il premier profondamente ferito, ma pronto a dar battaglia: «Potrei abbandonare e godermi quello che ho ottenuto in tanti anni di lavoro, ma non posso farlo per senso di responsabilità. Ho lavorato tutta l’estate per il rilancio della coalizione nel 2006 e poi vengo trattato in questo modo». Berlusconi ritiene che la sua figura sia insostituibile nel ruolo di mediazione tra i partiti della Cdl e «non crede» alla teoria del complotto tra centristi, sinistra e poteri forti. Accordo che darebbe all’Udc alcune cariche istituzionali in un Parlamento a maggioranza del centrosinistra. Ma ormai la questione della leadership è ufficialmente aperta nella coalizione: non è più solo l’Udc Bruno Tabacci a dire al Cavaliere che «arroccarsi sarebbe un suicidio», con il rischio di una crisi in ottobre, nè si usano i sofismi di Pierferdinando Casini sulla «discontinuità». Follini vuole rompere il «tabù» del capo carismatico della maggioranza, anche se non dice che il suo partito altrimenti uscirà dalla coalizione. Anzi, il ministro centrista Carlo Giovanardi esclude che l’Udc voglia correre da solo nel 2006. Questo sì, dice, sarebbe «un suicidio», come quello di Martinazzoli con la Dc e poi di Andreotti e D’Antoni.
Dentro An e Lega cresce la preoccupazione: la prima cerca di mediare, la seconda si riaccredita come l’alleato più fedele di Fi. E insieme chiedono un urgente chiarimento.
Per la Lega l’unico candidato leader per il 2006 è Berlusconi. Lunedì lo sancirà «ufficialmente e formalmente» il Consiglio federale convocato da Bossi, assicura il ministro delle Riforme Roberto Calderoli, che in serata partecipa alla cena ad Arcore tra Berlusconi, Umberto Bossi, Roberto Maroni, Giulio Tremonti collegato via telefono e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Infatti, oltre che di Bankitalia per quattro ore si discute del «caso Cè», l'assessore leghista alla Sanità sollevato dall’incarico dal governatore. Per ora la sospensione rimane, anche se Bossi ha ribadito la sua fiducia a Formigoni.
Soprattutto, i vertici leghisti confermano la candidatura del Cavaliere, si confrontano sulle richieste dell’Udc e ribadiscono il no alla riforma proporzionale. A Follini Calderoli risponde che «la discontinuità nella Cdl deve venire dai contenuti e non dalla scelta del premier».


Un «basta» viene anche da Ignazio La Russa, presidente dei deputati di An, che invita a chiudere il tormentone estenuante sulla leadership. «Si fissi, entro metà settembre, il giorno e l'occasione per porre fine a questo confronto. All'assemblea costituente del partito unitario».

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