Berlusconi apre ai "frondisti" Possibili ritocchi alla manovra

Il Cavaliere vola in Sardegna, l’iter parlamentare del testo previsto a fine agosto. Cicchitto e Calderoli pronti a modifiche ma solo a costo zero. Il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto guida i malpancisti Pdl ed è pronto a presentare in Aula alcune modifiche al provvedimento anti-crisi

Berlusconi apre ai "frondisti" 
Possibili ritocchi alla manovra

Roma - Silvio Berlusconi è volato in Sardegna ieri, per qualche giorno di relax dopo la maratona sulle misure anti-crisi e il lungo braccio di ferro con Giulio Tremonti. Un po’ di riposo nel buen retiro di Porto Rotondo, in vista anche di quando il testo della manovra inizierà il suo iter in Parlamento, probabilmente nell’ultima settimana di agosto.
Già, perché sarà allora che i fioretti torneranno ad incrociarsi e che riprenderà il braccio di ferro con Tremonti da una parte e Umberto Bossi dall’altra. Dichiarazioni pubbliche a parte, infatti, il presidente del Consiglio resta molto freddo e piuttosto irritato nei confronti del ministro dell’Economia. Insomma, ben altro di quella «tregua» di cui ieri parlavano molti giornali. Non è un caso che il pacchetto di mischia dei cosiddetti «dissidenti» si vada di giorno in giorno allargando. Se tre giorni fa erano in quattro a prendere pubblicamente posizione contro la manovra, già sabato mattina arrivavano a nove (tra loro anche Antonio Martino) mentre ieri pare superassero la ventina. Tanto che Guido Crosetto annunciava per «la prossima settimana» una serie di interventi da proporre ad Angelino Alfano e - «tramite il Pdl» - da veicolare poi in Parlamento. Un’iniziativa che trova proseliti, se Gianni Alemanno non esita a schierarsi con i dissidenti. «La manovra firmata dal capo dello Stato può essere blindata nei saldi ma non nei contenuti», dice il sindaco di Roma e presidente del Consiglio nazionale dell’Anci. Insomma, «in Parlamento il dibattito deve essere ampio ed esauriente per giungere ad una modifica sostanziale della manovra».
Ritocchi che non vogliono solo le opposizioni ma soprattutto la maggioranza. In molti, infatti, hanno acconsentito a dare il via libera in Consiglio dei ministri senza troppe storie anche perché gli è stato assicurato che il testo sarebbe poi stato rivisto durante l’iter parlamentare. Altrimenti, difficilmente venerdì sera si sarebbero riusciti ad approvare all’unanimità dei provvedimenti anti-crisi che nel governo non piacevano di fatto a nessuno. Anche se Fabrizio Cicchitto ci tiene a frenare gli entusiasmi di chi adesso immagina di potersi buttare nell’assalto alla diligenza per riscrivere il provvedimento da zero. «Certamente - spiega il capogruppo del Pdl alla Camera - la manovra è aperta al confronto in Parlamento con le forze dell’opposizione ma non è allo sbando né tantomeno può essere rovesciata come un guanto». Insomma, Berlusconi «si è assunto di fronte al Paese la responsabilità di una manovra certamente assai incisiva e in alcuni punti anche dolorosa ma che è decisiva per difendere l’economia italiana». Una manovra i cui oneri «sono distribuiti in modo equo in tutte le direzioni, secondo un approccio realmente interclassista». Senza però alcuna chiusura al contributo delle opposizioni, tanto che Ignazio La Russa non esita a dare la disponibilità a trattare non solo con l’opposizione tout court ma pure «con i singoli parlamentari» anche se «le proposte migliorative» devono comunque essere «a saldi invariati». Che poi è la stessa posizione di Roberto Calderoli: possibili modifiche purché non si incida sui saldi altrimenti «si rischia il default del Paese». Insomma, nonostante le discussioni e le incomprensioni dell’ultima settimana, su una cosa sono tutti d’accordo: rimettere mano alla manovra durante l’iter parlamentare.
Nel frattempo, il Cavaliere incassa ancora elogi da Bruxelles.

Visto che ieri un portavoce della Commissione Ue ripeteva che la manovra è «stata accolta con favore» anche se adesso è necessaria una «rapida approvazione del Parlamento». Una posizione che non fa altro che ricalcare quella del presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy che sabato aveva accolto con favore le «rigorose misure» adottate dal governo italiano.

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