Berlusconi aspetta Casini al varco Tre dell’Mpa verso il centrodestra

RomaPer un giorno parole affilate e toni di sfida lasciano spazio alla voce della prudenza. Sarà che stiamo ormai entrando nelle due settimane decisive per le sorti dell’esecutivo e della legislatura. Sarà che lo spettro delle elezioni agita i sogni di molti. Fatto sta che il «patto di pacificazione» proposto da Pier Ferdinando Casini raccoglie consensi e invita i protagonisti del centrodestra a verificare fino in fondo se si tratti di un bluff o di una offerta credibile. Tanto più che il leader Udc ci tiene a insistere nella sua missione di ricucitura e a lanciare un nuovo messaggio ai suoi interlocutori. «Tante volte non la penso come Berlusconi ma sulle elezioni anticipate sono d’accordo con lui: sarebbero una follia» dice Casini. «Io rimando a quello che ha detto Berlusconi. C’è una maggioranza che ha avuto la fiducia e una opposizione responsabile. Se il governo proporrà provvedimenti responsabili noi li voteremo così come se noi faremo proposte positive ci aspettiamo che vengano accolte. Se sarà così si creerà un clima migliore». Una posizione che allarga il fossato con il Pd, archivia l’ipotesi di un fronte unico delle opposizioni e provoca più di un mal di pancia a Pierluigi Bersani.
Sul fronte opposto, l’indicazione che arriva da Silvio Berlusconi è chiara: verifichiamo se le parole del leader Udc possono tradursi in fatti concreti. Certo la diffidenza è ancora l’inevitabile corollario che fa da sfondo alla trattativa. Ma la volontà di capire se sui decreti attuativi del federalismo, sul biotestamento e sulla mozione di sfiducia al ministro Bondi - calendarizzata nell’ultima settimana di gennaio - si possa arrivare a una posizione comune c’è tutta. Se Pdl e Udc spingono assieme per affrontare la questione del biotestamento, diversità sembrano registrarsi sulla mozione di sfiducia al ministro della Cultura e sulla mozione sulla Rai presentata da Futuro e libertà. Sul caso Bondi, Francesco Rutelli chiede al terzo polo di predisporre «un’autonoma e motivata mozione di sfiducia, una misura pienamente giustificata dal bilancio disastroso di questi due anni e mezzo di governo della cultura». Una posizione netta che non convince fino in fondo Fli e lo stesso Udc.
La giornata è costellata di incontri tra i vari leader impegnati in questa difficile partita tattica. Raffaele Lombardo fa visita a Silvio Berlusconi e condivide la necessità di evitare le urne. Il leader dell’ Mpa promette un’opposizione «senza sorprese», ma ribadisce la scelta di restare nel terzo polo. Successivamente il governatore siciliano incontra Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. «Abbiamo convenuto di consolidare l’alleanza tra Mpa, Fli e Udc, anche per quel che riguarda il nostro rapporto col governo», spiega Lombardo. «La linea è quella di un’opposizione responsabile. È la linea anticipata da Casini. Noi vogliamo assicurare la governabilità e la tenuta della legislatura. Certo non possiamo inghiottire rospi ma ci teniamo a che non si vada a votare». Posizione che, chiarisce Lombardo, «è di tutto il Terzo polo».
Sullo sfondo, come in una partita a scacchi che prevede mosse e contromosse, prendono forma le nuove formazioni parlamentari pronte a fronteggiarsi su terreni confinanti. Da una parte il terzo polo lancia all’esterno un segnale di unità e fissa per il 28 e il 29 gennaio, a Todi, l’assemblea dei 100 parlamentari di Fli, Udc, Api, Mpa e Liberaldemocratici. Dall’altra Silvano Moffa al termine di una riunione con Francesco Pionati, Saverio Romano, Luciano Sardelli e Domenico Scilipoti, annuncia che in settimana nascerà ufficialmente il gruppo dei responsabili, la cosiddetta terza gamba del centrodestra. Moffa evita di snocciolare numeri o nomi («perché non siamo al supermarket della politica») ma fa capire che i venti deputati necessari a formare il gruppo ci saranno. Un drappello di cui potrebbero far parte alcuni parlamentari dell’Mpa come Aurelio Misiti, Ferdinando Latteri o Roberto Commercio che, al momento, al massimo di autodefiniscono «dialoganti».

Un tema, quello del consolidamento dell’appoggio parlamentare all’esecutivo, che viene anche affrontato in un vertice serale a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl. Un confronto segnato dalla convinzione che la maggioranza stia rafforzando i propri numeri e il traguardo della sopravvivenza non sia più così lontano.

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