Berlusconi: «La Cgil? Scelta irresponsabile, crea solo disoccupati»

da Roma

Il Cavaliere tornerà a sorridere. Di lì a poco Kakà e compagni gli regaleranno i primi tre punti in campionato. E l’allegria durerà magari un po’ più dei novanta minuti di Milan-Lazio. Ma prima del fischio d’inizio, è la partita Alitalia a fargli stringere di nuovo le spalle. Basta infatti nominargli la Cgil, anche se al Meazza è tutto pronto per il posticipo domenicale, per farlo sbottare: «Sono degli irresponsabili». Silvio Berlusconi risponde così al direttore di Affaritaliani.it, che lo stuzzica: è più facile battere i biancocelesti o Epifani? Il presidente del Consiglio non glissa, sceglie di fatto la prima opzione e attacca il fronte del «no»: «Non guardano al bene del Paese e ai guai sociali che potrebbero derivarne». Anzi, «stanno facendo di tutto per far saltare l’accordo» con la Cai. L’unico accordo possibile, l’unico sul tappeto, ripete da giorni. Di contro, Walter Veltroni intanto conferma l’asse Pd-Cgil, chiedendo a Colaninno e company di fare «un passo per venire incontro alle richieste ragionevoli dei sindacati».
Il premier non ci sta. Dentro di sé forse non riesce a credere che la trattativa sia davvero saltata, che l’incubo fallimento sia dietro la porta. E continua: «Hanno perfino definito gli imprenditori della cordata Cai dei “banditi”, con il risultato di scoraggiarli e demotivarli». Adesso, prosegue, «la loro ricetta produrrà disoccupazione e disastri». Ma nonostante questo, fa notare, «loro vanno avanti». «Che roba, incredibile», rimarca. Finisce la gara, si va a cena. Al termine, il Cavaliere sembra un po’ meno pessimista: «Penso che prima o poi la ragionevolezza tornerà in tutti».
Intanto, Berlusconi trascorre l’intera giornata di ieri ad Arcore. Sempre in contatto con Roma, con i suoi emissari di fiducia, Gianni Letta in primis. Ma preferisce non aggiungere altro. Oggi avrà modo di discuterne in Consiglio dei ministri. E d’altronde, lo scenario sembra evolversi di continuo, anche se il tempo stringe. Basti pensare che giovedì, l’Enac, in mancanza di un piano d’emergenza concreto, potrebbe addirittura sospendere la licenza di volo alla compagnia di bandiera, finora provvisoria. Nel frattempo, la Cai comunica in maniera formale al commissario straordinario la revoca dell’offerta. E mentre lo stesso Augusto Fantozzi invita a presentare manifestazioni di interesse entro fine settembre per l’acquisto di uno o più rami d’azienda, tocca al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, riassumere la linea di palazzo Chigi. «Io non so come va a finire perché non sono mago», attacca il portavoce del governo, ma «so che c’erano tutti i buoni presupposti perché finisse bene. Se a questo punto non sopravviene uno spirito di responsabilità, è difficile risolvere il problema dicendo che è stata aperta un’asta: io non credo ci siano le file di compratori fuori a comprare Alitalia in condizioni come queste».
A sperare dal canto suo che «nei prossimi giorni si ricostruisca il filo del dialogo, tra l’unica soluzione che conosciamo, la Cai, e tutte le organizzazioni sindacali» è il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che ribadisce: «Il governo non si oppone anche all’offerta di un vettore internazionale o di un altro operatore. Ma ha preferito, sollecitato, una soluzione di imprenditori italiani per una compagnia di bandiera radicata nel nostro Paese». In ogni caso, a spiegare a chiare lettere che «non è più pensabile che il governo possa fare un prestito ponte» per il salvataggio di Alitalia è invece Altero Matteoli, titolare alle Infrastrutture.

A chiedere che «i sindacati che hanno detto di no fino a ieri cambino posizione e si ravvedano» è pure Roberto Formigoni. Il presidente della Regione Lombardia, «con o senza Alitalia», si augura inoltre che da parte della Lufthansa ci sia «un impegno serio su Malpensa».

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