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Berlusconi continua a tessere: non sono esclusi nuovi ritocchi

Il premier: «Ora il provvedimento è più equo. La maggioranza è coesa: altro che crisi tra me e Tremonti». Allo studio c’è anche un piano per crescita e sviluppo

Berlusconi continua a tessere: 
non sono esclusi nuovi ritocchi

Roma Per Berlusconi è il giorno della vittoria anche se sulle pensioni si apre subito un altro fronte. Il compromesso raggiunto al vertice di Arcore di intervenire sul riscatto degli anni della laurea e del militare ha scatenato un putiferio. A parte i sindacati, subito sul piede di guerra, ora emergono dubbi sulla costituzionalità della manovra. In più, la Lega comincia a non digerire il «rospo previdenza». In ogni caso si cerca un compromesso. In mattinata, a meno di 24 ore dopo il vertice fiume di Arcore, il premier rompe un silenzio durato settimane.

In collegamento telefonico con Studio Aperto, il Cavaliere canta vittoria: «Sono molto soddisfatto perché la manovra è molto migliorata senza modificare i saldi - dice - e abbiamo reso la manovra più equa e sostenibile». Rivendica il successo di aver sbianchettato quell’odiosa «super Irpef» che aveva mandato su tutte le furie anche l’anima ultraliberale del partito: «Avevo detto che introducevo il contributo di solidarietà con il cuore che grondava sangue perché da sempre ho promesso che non volevamo mettere le mani nelle tasche degli italiani. Siamo riusciti a levarlo con altre fonti di risparmio».

Ricorda l’iter della manovra e la prima versione lacrime e sangue: «Abbiamo dovuto varare una manovra urgente in quattro giorni. Nessun governo europeo sarebbe riuscito a varare una manovra di così ampio livello - 45,5 miliardi - in così poco tempo». Allora c’era da ottenere l’aiuto della Banca centrale europea: «Abbiamo dovuto farlo per ottenere l’intervento della Bce, che aprisse una specie di ombrello fidejussorio sui mercati in relazione ai titoli del nostro debito pubblico, che erano sotto l’attacco della speculazione. Ma abbiamo detto subito che quella manovra sarebbe migliorata successivamente con più tempo». Ciò nonostante le ritrosie di Tremonti, gli screzi col quale vengono minimizzati: «Questo risultato conferma la coesione della maggioranza, anche su tutti i romanzi d’agosto che si sono scritti a proposito dei rapporti all’interno della maggioranza e tra me e Tremonti». Il premier s’intesta anche il successo dei tagli alla casta: «I costi della politica sono troppo forti. Abbiamo preso la decisione giusta e dobbiamo dire grazie al senso di responsabilità della Lega».

Chiaro riferimento alla futura scure nei confronti delle Province. Poi lancia un appello alle opposizioni: «Ora in Parlamento tocca all’opposizione e se ci sarà l’accordo con una maggioranza dei due terzi, potremo arrivare in poco tempo ad approvare l’abolizione delle Province e la riduzione del numero dei parlamentari». Su quest’ultimo punto il Cavaliere invoca la mannaia: «Io, poi, in realtà punto a 300 deputati per la Camera e 150 per il Senato».
Ma il lavoro non finisce qui. In queste ore stanno arrivando sul tavolo del premier proposte per migliorare la manovra, ancora deficitaria sul piano della crescita e dello sviluppo.

Se oggi Berlusconi può legittimamente cantare vittoria, anche l’intero Pdl - a trazione Alfano - applaude. In molti sostengono: «Siamo diventati un partito vero». Il segretario del Pdl, in effetti, ha brillato per capacità di ascolto e di mediazione. Sia all’interno, nei confronti dell’ala più liberalista che ha spinto fortissimo sul «no alle tasse» e ora spinge sul versante «più Pil»; sia all’esterno, nei confronti delle riluttanze della Lega sui temi caldi delle pensioni e delle Province. Per non parlare del rapporto con le opposizioni più dialoganti, Udc in testa. È sempre Alfano ad aver ricevuto il preciso mandato di tenere la porta aperta al contributo che può arrivare dal Terzo polo, sollecitato pure dal presidente del Senato Schifani che auspica che «vengano valutate con attenzione alcune delle proposte dell’opposizione». Auspico subito raccolto dal segretario Pdl: «Parole sagge. Non mancherà la nostra buona volontà».
Insomma, alla fine del primo tempo Berlusconi vince uno a zero perché è riuscito ad aggiustare una manovra stile-Visco. Ma la partita non è finita e nell’intervallo saranno determinanti i mercati e la speculazione finanziaria. Nel secondo tempo, però, non è detto che possa ritornare in auge l’ipotesi aumento dell’Iva, inserita in un riordino generale del sistema fiscale.

Come vorrebbe Tremonti.

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