Berlusconi: «La cordata? Esiste, ma chi fa i nomi vuole soltanto bloccarla»

«Sulla lista solo supposizioni». Intanto alla compagnia guardano con interesse anche alcuni «fondi sovrani» del Golfo Persico

da Roma

Confida un banchiere non certo di simpatie berlusconiane: «Ma le pare che, viste come si sono messe le cose per Alitalia, qualcuno ha voglia di entrare nel ventilatore elettorale?». Ne consegue che una nuova cordata per la compagnia di bandiera è probabile che non si manifesti prima di una quarantina di giorni.
Le Camere sono convocate per il 29 aprile. Il nuovo governo, quindi, dovrebbe essere in carica intorno al 10-15 maggio. Fino a quel giorno è assai difficile che qualche esponente della business community confermi un proprio interessamento. Anche se Berlusconi è convinto che la nuova cordata si presenti «fra 3-4 settimane».
Visto il tempo a disposizione, nessuno vuole uscire allo scoperto. Da qui la pioggia di precisazioni, nonostante - come dice il Cavaliere - «i molti messaggi positivi di imprenditori entusiasti del mio appello e pronti a puntare una loro fiche» su Alitalia. «E chi mi ha telefonato non può smentire un eventuale interesse futuro».
Lo stesso Berlusconi riconosce: «C’è tutto il tempo per condurre in porto le esplorazioni e i contatti già avviati dai consulenti. Nessuno è autorizzato - precisa - a scambiare questi contatti come decisioni già assunte o peggio manifestate». E sottolinea: «Tutto questo non potrà mai avvenire finquando è in corso la trattativa in esclusiva con Air France». E ribadisce: o rapporto paritario Alitalia-Air France, «oppure si chiuda la trattativa». Bruno Ermolli, superconsulente del Cavaliere, conferma: Berlusconi mi ha dato mandato di individuare imprenditori per un positivo salvataggio e rilancio di Alitalia. Ma prima - ricorda - si «dovrà esaurire la trattativa con Air France». Oggi, però, il cda di Alitalia farà cadere la data del 31 marzo, come termine ultimo per il negoziato con i francesi. Un segnale di come i francesi non intendano abbandonare il tavolo.
I «contatti», come li chiama Berlusconi, li tengono tutti con tutti. Li tengono le banche d’affari, li tengono i banchieri, li tengono le stesse compagnie aeree; e li tengono anche imprenditori che potrebbero entrare nell’operazione.
Infine il Cavaliere ha smentito con decisione la «lista» degli imprenditori pubblicata da La Stampa: «I nomi che sono apparsi sui giornali - ha aggiunto - sono indiscrezioni o supposizioni giornalistiche, non certo mie, ma di chi ha interesse a far fallire un’ipotesi alternativa». E, ovviamente, si riferiva a Mediobanca, Eni, Ligresti, Benetton e altri ancora.
Un riflettore su Alitalia, però, lo avrebbe acceso anche qualche «fondo sovrano» del Golfo Persico. Attenti a ciò che avviene su Alitalia, anche i tedeschi di Lufthansa. Mentre restano «coperti» sia Air One sia Intesa Sanpaolo che, prima della scelta del governo di trattare in esclusiva con Air France, avevano presentato una propria offerta.
Una mano della partita Alitalia, poi, si giocherà a Bruxelles. Il nuovo governo dovrà rinegoziare con la Ue l’andamento dei conti pubblici, peggiorato rispetto alle previsioni iniziali. La Francia, finora, ha fatto capire di essere disposta a sostenere le posizioni italiane. Ma le condizioni della sua finanza pubblica - pur se non ai livelli italiani - non sono tali da poter alzar troppo la voce. La Germania, invece, ha i conti in ordine. E potrebbe rappresentare un alleato più credibile.


Da registrare, infine, la puntuale irruzione di Antonio Di Pietro, che questa volta è una minaccia: una denuncia alla Procura «perché accerti se vi siano gli estremi di reato nelle dichiarazioni di Silvio Berlusconi sul caso Alitalia». Ipotizzando già i delitti: aggiotaggio e insider trading. Lui sì che non si smentisce mai.

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