Berlusconi: "Diagnosi utile, riconosco molte mie idee"

Il presidente del Consiglio plaude alle dichiarazioni del numero uno di Via Nazionale: "Ha ragionequando evoca l'eccessiva pressione fiscale sulle famiglie italiane"

Berlusconi: "Diagnosi utile, riconosco molte mie idee"

da Roma

Forse è stato il ricordo della frase di Einaudi («solo abbassando le aliquote vigenti e diminuendo la spinta alla frode, si potrà ottenere un gettito migliore per lo Stato»). O forse è stato quell’appello a favore di un progetto condiviso.
Ma raramente un presidente del Consiglio commenta, con una nota, le Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia. Silvio Berlusconi, invece, ha preso carta e penna e «a caldo» ha ufficializzato un giudizio positivo espresso a voce alta ai più stretti collaboratori, mentre leggeva la relazione del governatore (ricevuta in mattinata).
«Penso che in questo momento siano veramente utili al Paese le considerazioni finali del governatore Draghi», rileva il premier. Un testo «di cui ho apprezzato la diagnosi severa, ma al tempo stesso fiduciosa nel futuro dell’Italia; riconoscendo in quelle parole molte delle opinioni mie personali e del mio governo».
In particolare, Berlusconi riconosce a Draghi tre «ragioni». La prima: «Ha ragione il governatore quando addita il rischio di una tassazione troppo elevata su famiglie ed imprese rispetto alla media dei nostri concorrenti». Nella Considerazioni finali viene messo in luce come «la riduzione del disavanzo negli ultimi due anni è dovuta soprattutto al forte aumento della pressione fiscale: 2,8 punti percentuali fra il 2005 ed il 2007». E viene ricordato come «aliquote elevate penalizzano le imprese, riducono la propensione a investire, tagliano le retribuzioni del lavoro».
La seconda «ragione» che Berlusconi riconosce a Draghi riguarda la messa «in guardia contro il persistente ritardo del Meridione e contro la pericolosa stagnazione della produttività, degli investimenti e dei consumi; soprattutto tenendo conto delle recenti turbolenze finanziarie». E a favore dei consumi e della produttività è rivolto il decreto fiscale approvato a Napoli. Decreto che il governatore sembra condividere, soprattutto nella parte legata alla detassazione degli straordinari. Tant’è che rileva come «l’alleggerimento del prelievo sulle parti della retribuzione più connesse con la produttività, può avere su questa riflessi positivi».
Quando Berlusconi poi dice di riscontrare nelle parole di Draghi «opinioni mie personali e del mio governo» si riferisce anche all’apprezzamento del governatore nei confronti del Piano triennale di rientro dal deficit, che Giulio Tremonti conta di anticipare prima dell’estate, insieme alla presentazione del Dpef. «Può facilitare il raggiungimento del pareggio nel 2011», commenta.
La terza «ragione» che il premier riconosce alle Considerazioni finali è quel forte passaggio «quando sottolinea come i giovani siano ancora mortificati da un sistema produttivo portato purtroppo a non premiare abbastanza il merito e a non valorizzare le capacità».
Ma soprattutto Berlusconi condivide «l’appello del governatore per uno sforzo, per un progetto condiviso: è vero - ricorda nella nota - che soltanto dall’impegno di tutte le forze del Paese, dalla stabilità della Politica e delle istituzioni, può partire la ripresa duratura della nostra economia». Un progetto in cui Berlusconi crede e che è alla base delle prime azioni del governo. E che parte da un principio chiaro al presidente del Consiglio. Solo attraverso uno sforzo comune di tutte le istituzioni, pur nel rispetto delle reciproche autonomie, il Paese può riprendere il cammino della crescita: come gli hanno sentito ripetere più volte i più stretti collaboratori.

Ed ora a far parte di quel «progetto condiviso» aderisce anche una delle maggiori istituzioni italiane (tra le più apprezzate a livello internazionale), la Banca d’Italia.
Al punto che anche Fassino, Bersani e perfino Epifani hanno finito per apprezzare gli appelli di Draghi. «Ora vediamo come il governo ne terrà conto», osserva l’ex segretario Ds.

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