Berlusconi: «Dimettermi? Siete matti L’inchiesta sarà un boomerang per i pm»

RomaL’ipotesi delle dimissioni non l’ha presa in considerazione neanche un istante, tanto che ai cronisti che a sera lo intercettano alla Camera risponde con un eloquente «ma che siete matti» seguito da un piuttosto sentito «non faccio gestacci in pubblico». Passi indietro, insomma, neanche a parlarne. Perché - spiegava in privato nel primo pomeriggio - siamo allo scontro finale e aspettano solo che lasci Palazzo Chigi per potermi dare il colpo di grazia. Nonostante l’ottimismo mostrato in pubblico - «mi sto divertendo, alla fine sarà un boomerang» - il Cavaliere sa però molto bene che le prossime settimane saranno di fuoco. Ed è anche consapevole che difficilmente riuscirà a sottrarsi alla gogna mediatica.
Ed è questa la ragione del perché la strategia difensiva del premier non ha ancora preso un indirizzo chiaro. Perché il rischio concreto è che sia di fatto impossibile impedire alla magistratura milanese di andare avanti con il processo, peraltro con rito immediato. E se pure Berlusconi decidesse di non presentarsi in tribunale a fornire benzina per lo sputtanamento ci sarebbe comunque la sfilata dei tanti testimoni che la procura è pronta a convocare. Il punto - e gli avvocato hanno paventato l’eventualità al Cavaliere - è che anche un voto della giunta per le autorizzazioni o della Camera che sollevi conflitto di competenza davanti alla Consulta chiedendo di «girare» gli atti al Tribunale dei ministri potrebbe non essere sufficiente a fermare i magistrati. Che di aspettare la decisione della Corte Costituzionale non sembra abbiano affatto voglia. Il processo, insomma, filerebbe comunque dritto come un treno. A parlare è il precedente Mastella. Che - indagato proprio per concussione dalla procura di Santa Maria Capua Vetere - a novembre scorso ha visto il Senato (con voto quasi unanime) sollevare conflitto di competenza davanti alla Consulta. Risultato: da novembre ad oggi il procedimento è continuato con acquisizione di prove e audizione di testimoni. Insomma, nessun obbligo di sospensione.
Ed è questo il timore del premier, convinto come non mai di essere davanti a un processo che non ha nulla a che vedere con i codici ma che è stato costruito ad arte per i media. Non è un’inchiesta - s’è sfogato con i suoi - ma solo una gigantesca gogna mediatica con fini evidentemente eversivi. Che lo preoccupano, se il Cavaliere ha confidato ad alcuni interlocutori di «non dormire da tre giorni» e di «temere» per la sua vita. Arrivando a parlare, riporta l’agenzia Dire, di «uno Stato parallelo» che sta portando un poderoso «attacco al Paese e alle istituzioni». E - durante la riunione a Montecitorio con Ghedini, i componenti della Giunta per le autorizzazioni del Pdl, alcuni deputati avvocati e Cicchitto - Berlusconi punta il dito contro le «gravissime violazioni di legge e dei principi costituzionali» poste in essere dai pm. Il reato di concussione, aggiunge, «non esiste perché non c’è un concusso». Eppoi, dice lasciando la Camera, «quella eventuale e non esistente concussione è iniziata a Sesto San Giovanni con una telefonata per cui la competenza non è della procura di Milano».
Ecco perché non ha affatto intenzione di presentarsi dai pm. Nonostante l’invito - per quanto garbato - gli sia arrivato anche dallo stesso Napolitano. Durante il faccia a faccia al Quirinale, infatti, il Cavaliere ribadisce la sua posizione e assicura la sua completa estraneità ai fatti. E il capo dello Stato, che stigmatizza la fuga di notizie di questi giorni, gli risponde invitandolo a dire queste cose nelle sedi opportune. Cioè in procura. Il premier si congeda da Napolitano con un «ci penserò». Ma la riunione alla Camera pare gli abbia tolto ogni dubbio, nonostante alcuni dei partecipanti consiglino di presentarsi in procura.
Insomma, avanti tutta.

Nonostante il rischio concreto che di qui a poche settimane il processo a suo carico inizi comunque. E rispondendo colpo su colpo. Per questo già domani ha in programma una conferenza stampa per prendere di petto il caso Ruby.

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