Berlusconi invita Casini a tornare a casa

«IL GIORNALE» Il Cavaliere: «Mi ha solo causato danni». Feltri: «Se non vado bene...»

RomaL’Udc non è più un tabù. «È caduto il veto e abbiamo dato mandato al presidente di trattare» con gli ex alleati centristi. Il centrodestra prende tempo, nel tentativo di trovare una «quadra» più ampia. In vista delle Regionali, ma non solo. La linea, comunicata da Denis Verdini, uno dei tre coordinatori del Pdl, al termine dell’Ufficio di presidenza, parla chiaro. E volge lo sguardo sull’incontro di oggi pomeriggio con Pier Ferdinando Casini (che ieri ha incontrato Gianfranco Fini), in cui il Cavaliere dovrà andare «a vedere le carte», sintetizza un ministro.
Insomma, bocce ferme, anche se Gianfranco Rotondi prova ad animare un po’ la riunione di Palazzo Grazioli, presentandosi con bottiglie di vino personalizzate, con tanto di scritta “Popolo della libertà”. Ma al di là dell’intermezzo più o meno alcolico, il vertice ufficializza l’investitura del premier per la trattativa con l’Udc. Disco verde unanime e non serve porre la questione ai voti, come aveva proposto il padrone di casa. E allora, «spetterà» pure «ai coordinamenti regionali decidere le alleanze elettorali», spiega il ministro per l’Attuazione del programma, che assicura: «Non si è parlato della riforma della giustizia». Un punto che figurava all’ordine del giorno, forse affrontato a margine, per la chiusura anticipata della riunione, per l’impegno serale del premier a Villa Madama (colloquio con il presidente della Repubblica del Kazakhstan, Nursultan Nazarbaev, con cui firma accordi per le imprese per «molti miliardi di dollari»).
Nessuna novità particolare, invece, sulle vicende nostrane. E se Giancarlo Galan, il governatore azzurro del Veneto, una delle Regioni contese da Pdl e Carroccio, afferma che sull’argomento «non si è detto nulla», Ignazio La Russa, altro coordinatore pdl, nota che occorre ancora «definire con gli amici della Lega la risposta a una richiesta legittima». Ma non solo, dato che il ministro della Difesa aggiunge: «Vogliamo che sia chiaro il rapporto con coloro che non fanno parte della coalizione di governo per una migliore forma di intesa. Per esempio, domenica vado a un convegno della Destra di Francesco Storace».
Si tenta di allargare i confini, mentre Roberto Formigoni sprizza serenità: «Non ci sono novità sulle candidature, ma non c’è nessun problema sulla mia, non c’è mai stato». Ci vorrà tempo, però. Nell’attesa, bocche cucite sul colloquio a Montecitorio tra Fini e Casini. «Top secret» i temi trattati. Unica concessione: «È andata bene, i loro rapporti sono ottimi, hanno affrontato pure questioni del passato e del futuro». Un punto delicato, quest’ultimo, visto che nel Pdl riparte l’allarme «inciucio» per il post Cavaliere. Si vedrà. Per il momento, Osvaldo Napoli, vice capogruppo alla Camera, chiede a Berlusconi di «non attardarsi in negoziati estenuanti, con alleati e avversari: farà bene invece a prendere la via maestra delle riforme, e a farlo nel più breve tempo possibile».
Così, dopo la relazione di Franco Frattini sulla politica estera (ribadisce il sostegno dell’Italia all’eventuale candidatura di Massimo D’Alema a ministro degli Esteri Ue), è il turno di Giulio Tremonti. Rapido sguardo alla situazione economica («stiamo valutando il taglio Irap per le aziende in perdita»), poi tocca di nuovo al premier, che si dice «amareggiato» per il caso Boffo aperto dal Giornale. «Negli ultimi tempi sono stato solo danneggiato - continua - al punto che ho chiesto a mio fratello di vendere il quotidiano e gli ho messo a disposizione una cordata guidata da Ermolli per l’operazione».

«Se non vado bene, l’editore ha a sua disposizione armi formidabili in mano», replica il direttore Vittorio Feltri, che prosegue: «Può dire, è stato bello, breve, intenso, ma deve finire». Intanto, Fini chiede al Cavaliere di confrontarsi in Parlamento senza forzature né strappi. Per evitare, è pure la risposta di Farefuturo al Giornale (vedi editoriale di ieri di Feltri) di fare autogol.

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