Berlusconi: "L’Italia non è un paese in declino Il governo fa la sua parte, ora le riforme"

Il premier a Confindustria: "Dal Pil all’export, andiamo meglio degli altri. Il merito è vostro. Il governo fa la sua parte, non ha sforato i conti pubblici. Avanti con le riforme: ascolteremo tutti". La Marcegaglia: "Servono 2,5 miliardi. Entro un mese". Il Cav critica "Annozero", esplode l'applauso

Berlusconi: "L’Italia non è un paese in declino 
Il governo fa la sua parte, ora le riforme"

nostro inviato a Parma

«Non siamo un Paese in declino». Silvio Berlusconi lo dice davanti a una platea di seimila imprenditori, la categoria degli ottimisti: «Mai visto un pessimista arrivare da nessuna parte». Il premier invita Confindustria a lavorare assieme perché «siamo dalla stessa parte e vogliamo le stesse riforme». Fiducia, coraggio, ambizione, capacità di sacrificio, nessuna concessione «a pessimismo, disfattismo, contestazione alimentati da varie parti». Berlusconi è a casa in Confindustria, «la nostra associazione». E la presidente Emma Marcegaglia lo ripete più volte: «Siamo con te».
All’appuntamento di Parma su «Libertà e benessere» il capo del governo si presenta con un dossier che completa l’opuscolo azzurro sul «governo del fare» sventolato come una bandiera. Un dossier di cifre anticatastrofismi. Il deficit pubblico italiano, spiega Berlusconi, al netto degli interessi sul debito è il più basso d’Europa. La riduzione del Pil è contenuta rispetto ad altri Paesi. Dal 1999 la produzione manifatturiera è cresciuta più che in Germania, Francia e Gran Bretagna. L’export va meglio che in Usa e Giappone. Dal 1980 al 2005 siamo quelli che hanno aumentato di più le esportazioni manifatturiere. Il premier non rivendica benemerenze: «Il merito è soltanto di voi imprenditori e dovete esserne orgogliosi», esclama tra gli applausi.
Non ci sono soltanto i successi dell’industria. «La famiglia è stata un formidabile ammortizzatore sociale avendo fatto la scelta economicamente e moralmente valida di non indebitarsi. La ricchezza patrimoniale e finanziaria è seconda soltanto ai Paesi del Benelux». Il governo «fa la sua parte»: ha garantito la coesione sociale, i 12 provvedimenti anticrisi (cassa integrazione e incentivi vari) hanno sostenuto l’economia, gli aiuti alle banche hanno garantito una moratoria sui debiti a oltre 140mila imprese e altre 26mila hanno avuto accesso ai fondi di garanzia. «Siamo al lavoro per sburocratizzare la pubblica amministrazione, in un anno e mezzo sarà tutta su internet e si ridurrà la spesa. Abbiamo favorito l’accordo sulla riduzione delle armi nucleari puntando a un mondo senza l’incubo dell’atomica. Stiamo combattendo una lotta spietata alla criminalità organizzata e daremo ragione a Giovanni Falcone sconfiggendo la mafia. La situazione generale sta cambiando: l’altro giorno da mio figlio ho saputo che la pubblicità, un indicatore fondamentale del rilancio, sta risalendo in modo verticale».
«Naturalmente - riconosce il premier - non basta. Siamo coscienti di tutti i gravi problemi che ci affliggono. Ma rassicuriamo voi imprenditori che libereremo i cittadini e le imprese dall’oppressione burocratica, fiscale e giudiziaria». Ecco le riforme che Berlusconi realizzerà nei prossimi tre anni «perché abbiamo una maggioranza coesa». La prima, «anche se forse non in ordine di tempo, è quella delle istituzioni. Il ministro piè veloce Calderoli ha già portato la prima bozza al presidente Napolitano, ma discuteremo di tutto in tante sedi, ascolteremo ogni parere e alla fine il governo presenterà il suo disegno di legge al Parlamento. L’obiettivo è dare al premier i poteri dei colleghi europei: la nostra Costituzione, scritta nel timore di tornare sotto un nuovo regime, ha dato tutti i poteri alle Camere e nessuno al governo. Un esempio? Dopo un anno, la mia geniale idea del piano casa non è applicata neppure nelle regioni amministrate dal centrodestra».
Capitolo due: fisco. «Materia urgente, difficile, complessa. Disboscheremo la selva di leggi fiscali e arriveremo a un codice certo di tutta la normativa. Spero basteranno meno di tre anni. Avete la garanzia dell’ottimo ministro Tremonti, un uomo geniale, dalla forza d’animo rilevantissima, che quasi da solo ha respinto fulmini e saette che piovevano da tutte le parti: potevamo finire come la Grecia, invece grazie a lui abbiamo tenuto i conti in ordine. Il rigore della nostra politica fiscale ed economica è imprescindibile. A Tremonti, chapeau».
Terza riforma sul tappeto, quella della giustizia. «Quella civile è già modificata ma ci vuole tempo per l’applicazione. L’obiettivo è dimezzare i tempi. Sul versante penale, vi parla il più grande imputato di tutti i tempi e dell’universo. Sto governando da più di 2500 giorni, più del grande De Gasperi, e ho collezionato 2550 udienze. C’è una patologia in atto: le leggi che non piacciono a Magistratura democratica finiscono alla Corte costituzionale che le abroga, essendo un organo politico con 11 membri su 15 nominati da presidenti della Repubblica vicini alla sinistra». Ultimo tema toccato da Berlusconi, la legge sulle intercettazioni: «Ci riprenderemo il diritto alla libertà di telefonare nella riservatezza.

Io sono stato intercettato 18 volte da una magistratura periferica e per aver respinto inaccettabili processi televisivi a cittadini che non possono difendersi, cosa ancor più grave se fatti alla tv pubblica pagata con i soldi di tutti i cittadini».

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