Roma - Nasce ufficialmente al congresso della Fiera di Roma il Popolo della Libertà. I 6mila delegati hanno eletto per alzata di delega Silvio Berlusconi presidente del nuovo partito all’unanimità. Poi il premier ha preso la parola. "Non esagerate perché la commozione ad una certa età può far male, grazie per la vostra fiducia", ha detto dopo essere salito sul palco caricato di "una grande responsabilità": guidare il Pdl. "Mi auguro di essere all’altezza, cercherò di non deludervi mai - ha detto - Gianfranco mi ha riconosciuto una lucida follia, senza questa follia non sarebbe nato il Pdl. Un pò matto lo sono stato davvero...". Il neo-presidente del Pdl rilegge ai delegati del congresso del suo partito il testo del suo primo appello, quello della "discesa in campo" del 1994 sorridendo sul finale mentre scandisce le parole-manifesto: "Dobbiamo costruire insieme un nuovo miracolo italiano".
Grande rivoluzione liberale "I nostri valori ci obbligano a compiere in Italia una grande rivoluzione liberale per
mettere la persona prima dello Stato". "La carta
del partito dei popoli europei contiene i nostri valori: libertà, democrazia, parità uomo-donna. difesa della famiglia.
Questo è quello che gli altri chiamano 'berlusconismo', con buona pace di coloro che ci denigrano".
"Portare l'Italia fuori dalla crisi economica" Il premier, dopo aver sottolineato che la "sinistra faziosa fa opposizione al Pese", è entrato subito nel merito dell'azione del governo spaziando dai giovani alla scuola, dalle donne all'economia fino alle riforme istituzionali. Sono le grandi missioni del governo. A cominciare dagli intervento contro la crisi economica. "La nostra missione - dice - è portare l'Italia fuori dalla crisi". Crisi causata da "un virus" proveniente dagli Stati Uniti e per questo "ho parlato di influenza americana", spiega. Il superamento dell’attuale crisi, spiega, "dipenderà molto anche dal comportamento dei cittadini", in particolare anche dai dipendenti pubblici che hanno un posto più sicuro degli altri. Il premier ha colto l’occasione per un nuovo affondo nei confronti dell’opposizione: "Noi abbiamo lavorato per favorire" le fasce più deboli, cosa che la sinistra non ha fatto fino ad ora. "Dobbiamo continuare su questa strada e continueremo a farlo. La crisi non ci fermera".
"Sosterremo i precari che rischiano il posto" Il premier annuncia misure anti-crisi a sostegno dei giovani. Innanzitutto col piano casa "che il governo sta per presentare: rappresenterà una opportunità per i giovani". Poi con il sostegno "a sostenere attraverso investimenti straordinari tutti i giovani precari che rischiano di perdere il lavoro a causa della crisi". E ancora "ci concentreremo sui prestiti d’onore per tutti i giovani volenterosi che si metteranno in gioco promuovendo una nuova impresa". Il Cavaliere promette anche la creazione di "luoghi organizzati dai giovani dove poter fare musica e cultura da costruire nei luoghi difficili per rispondere al degrado".
"Non sussidi, ma meritocrazia" "Questa crisi non ci impedirà di portare avanti ciò che dobbiamo fare per le donne, i giovani, la scuola, l’università, l’ambiente". Il premier ha dedicato un ulteriore passaggio ai giovani. "Per loro noi non pensiamo ad aiuti di Stato o a corsie preferenziali, ma la possibilità di fare un percorso basato sulla meritocrazia, perché possano andare avanti per quello che sono non per quello che hanno". Da qui il varo di strumenti per un "ingresso sicuro nel mondo del lavoro" ma anche per mettere in piedi an famiglia, scelta che adesso è spesso "coraggiosa".
Scuola: prof reclutati per capacità Giovani e lavoro, giovani e scuola. Un passaggio importante del premier è dedicato proprio alla riforma. Con la riforma delle superiori che il governo ha allo studio, "le famiglie potranno scegliere le scuole migliori, con i professori reclutati in base alle loro capacità, come nei Paesi più avanzati". "La scuola non può più essere solo un ammortizzatore sociale - afferma - ma un luogo di studio e formazione più vicino alla realtà. Con la riforma, licei e i istituti tecnici avranno gli indirizzi richiesti dal mondo del lavoro: il diploma non sarà solo un pezzo di carta, ma garantirà l’accesso a un posto di lavoro". "No alla moltiplicazione dei corsi di laurea e alle sedi distaccate e inutili, in qualche caso con meno di 20 iscritti; no ai corsi di lauree con un solo studente; no alla gestione 'privata' a vantaggio di parenti e amici degli incarichi dei docenti e ricercatori. Sì, invece, a premiare solo le università con l’offerta formativa migliore e a garantire la terzietà della gestione affidandola a manager che abbiano la responsabilità economica". Berlusconi parla anche delle borse di studio, "135mila studenti meritevoli di fasce sociali più deboli - dice - avranno vere borse di studio per andare avanti".
Sette leggi per donne Poi parla di quella che definisce "l’altra metà del cielo", le donne. E sottolinea come ci sia una disparità salariale ed occupazionale per le lavoratrici e inoltre evidenzia come il governo di centrodesta si sia adoperato con leggi a favore delle donne, a partire da quella sullo stalking. "Noi abbiamo fatto sette leggi. I governi della sinistra non ne hanno fatta nemmeno una", sottolinea.
Ammodernare istituzioni e Costituzione "Dobbiamo ammodernare le istituzioni dello Stato. Fini ha usato la metafora del calabrone e della farfalla e ha ragione: occorre passare dal calabrone alla farfalla della nuova Italia. È ora che la farfalla spicchi il volo".
"Le riforme si fanno insieme, dubbi sulla sinistra" "La sinistra deve fare due passi avanti e non indietro. Serve un paese moderno, in cui le istituzioni svolgano la propria parte", dice Berlusconi parlando delle riforme: "Dobbiamo rivitalizzarla, arricchire la Costituzione. Ci troviamo però in una contraddizione: noi la riforma istituzionale la avevamo già fatta nel 2005 e interveniva sulla devoluzione, la riduzione del numero dei deputati e dei senatori, la trasformazione del Senato in Senato federale, il rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio e l’introduzione della fiducia costruttiva". Proprio in quel momento "la sinistra che plaude alla richiesta di riforme si rifiutò di contribuire a questo lavoro e indisse addirittura un referendum con un comportamento irresponsabile". "Noi abbiamo avanzato l’offerta di una stagione costituente in parlamento - rammenta - ci venne risposto sì ma quel sì si trasformò in un no e ci fu una campagna di insulti". "È evidente che riforme di questa portata andrebbero fatte in due, ma dopo queste esperienze c’è molto da dubitare sulla serietà della contraparte...".
"Meno tasse con il federalismo" "Il nostro federalismo, quello vero non quello falso della sinistra, servirà, a regime, a ridurre gli sprechi, i costi della politica, a razionalizzare e a tagliare le spese inutili. Servirà ad abbassare le tasse ed è lì che metteremo le risorse del federalismo", poi ricorda che "il federalismo non è un tributo alla Lega nè una mera redistribuzione di risorse".
"I poteri del premier sono insesistenti" "Si è
molto ironizzato su di me e sul ruolo di presidente del Consiglio, ma la verità è che io posso solo redigere l’ordine
del giorno del Consiglio dei ministri ed esercitare la mia moral suasion", spiega Berlusconi che ricorda come "i poteri che la Costituzione assegna al presidente
del Consiglio sono praticamente inesistenti" e senza paragone rispetto "ai governi delle altre grandi
democrazie". Vanno quindi "rafforzati", perché la "governabilità" è ciò di cui il Paese ha bisogno.
E sui regolarmenti parlamentari ribadisce che la loro riforma "non è più rinviabile" perché sono "immutati dalla Prima Repubblica e non possono più essere pretesto e strumento di
ostruzionismo da parte dell’opposizione". La riforma che la maggioranza vuole portare a termine, rassicura, "non mortificherà il Parlamento ma anzi gli restituirà ruolo
legislativo e piena dignità", che consiste nel "valutare i progetti di legge non nei tempi imposti dal Governo ma in
quelli imposti dalle circostanze".
Avanti con o senza l'opposizione Se, sulle riforme, "ci sarà un atteggiamento di confronto, sarò il primo a rallegrarmene e a darne atto ai leader della minoranza, ma nel frattempo la nostra maggioranza e il Pdl non possono sottrarsi al dovere di fare la loro parte, sciogliere questo nodo e offrire agli italiani la soluzione per un governo che governi e un Parlamento che controlli". E avanti anche con la riforma della seconda parte della Cosituzione "senza stravolgerla".
"Mi candido alle europee, lo facci anche Franceschini" Berlusconi replica poi al leader del Pd Dario Franceschini: "Per le elezioni europee non ho esitazioni ad impegnarmi concretamente come un leader deve avere il coraggio di fare. Una candidatura di bandiera, una bandiera dietro la quale ogni vero leader chiama a raccolta il proprio popolo. Sarebbe bene che anche un leader dell’opposizione, se esistesse un leader, facesse altrettanto".
"Siamo al 44%, puntiamo al 51" E, a propristo di elezioni e di concenso, quello verso il Pdl sale ancora, stando ai "sondaggi ultimissimi, fatti ieri sera", che Silvio Berlusconi cita nel suo intervento: "Il Pdl ha superato dopo il primo giorno di congresso il consenso del 44% degli italiani e si candida a raggiungere il 51%", perché "un grande partito come il nostro non può accontentarsi mai". Berlusconi si rivolge a chi ancora non è convinto: "Sappiamo che ci sono ancora tanti italiani che possono unirsi a noi, e diventare protagonisti del sogno di costruire un paese davvero moderno, davvero libero, davvero europeo. A loro ci rivolgeremo da domani con la passione di sempre, non dobbiamo avere paura di pensare ancora più in grande".
"Il Pdl sopravviverà ai suoi fondatori" "Il Pdl è il partito che può guidare l’Italia nel nuovo secolo, e sopravviverà di certo ai suoi fondatori", il premier ne è convinto. Dopo la ricostruzione seguita al’unità d’Italia e a quella del secondo dopoguerra, "il Pdl guiderà la terza ricostruzione, di un Paese che supererà la crisi economica e ne uscirà più forte di prima".
In un altro passaggio dedicato al Pdl avverte poi che "questo nuovo partito ha un bisogno assoluto di confronto, dialogo, di pluralismo culturale, di dibattito politico. Se tutto questo non diviene corrente sarà un lievito della democrazia".
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