Le indagini sul nucleo terrorista di Milano e di Padova indicano che, nonostante la sua vicinanza a Seconda Posizione, cioè all'area terrorista che cerca di crearsi attorno uno spazio ideologico, i nuovi terroristi sembrano invece chiusi nella loro organizzazione segreta, come se non si preoccupassero di organizzare un consenso, di creare una cultura. Non hanno prodotto materiale ideologico come le Br tradizionali, non hanno creato una loro bibbia. Ciò significa che esse contano su un sentimento primario di odio diffuso che non richiede altra motivazione che se stesso.
Quale è l'acqua in cui questi pesci nuotano senza darsi una struttura culturale propria, una lettura del marxismo leninismo? E poi perché il nuovo terrorismo è un fenomeno soltanto italiano mentre c'è una certa rispondenza europea al terrorismo degli anni '70? Ciò significa che vi è una ragione soltanto italiana a creare una situazione diffusa di odio, che non è diretto contro una classe ma contro il berlusconismo, non a caso presentato dall'Unione, in particolare da Rifondazione, come fenomeno sociale di sfruttamento del lavoro con una politica di bassi salari e con il precariato come la forma di lavoro di una generazione. Non c'è più bisogno di un complesso armadio di libri per motivare un sentimento di lotta totale contro un simbolo indicato come causa di un disagio sociale che va ben oltre i confini della classe operaia.
Con la lotta contro il precariato, il nuovo terrorismo imposta un appello ad una generazione. Con la lotta delle comunità locali contro le opere pubbliche imposta il tema di comunità in lotta contro lo Stato. Si crea così una ondata di motivazioni che sono ben lontane dal tema dell'imperialismo e della classe operaia. Mentre in un caso estremo soltanto, quello di Aldo Moro, i brigatisti degli anni '70 scelsero come obbiettivi i leader politici, oggi invece sembrano guardare come obbiettivo il leader dell'opposizione e i mezzi di comunicazione sociali a lui connessi. Il nuovo terrorismo è dunque il frutto di una tensione sociale trasformata in tensione politica e con motivi assoluti. Avere l'odio di classe non significava avere un nemico personalizzato, l'avversario della classe operaia è il capitale come tale e le sue forme politiche. Quando Diliberto indica Berlusconi come il nemico che fa ribrezzo compie in modo pieno la sintesi creata con il parlare di berlusconismo, cioè quello di dipingere in una persona un disagio sociale. Diviene perciò pensabile che decapitare il re significa distruggere il berlusconismo, cioè la forma attuale del sistema sociale spostando così la sinistra sul terreno dell'opposizione al capitalismo nella sua forma italiana.
Il nuovo terrorismo conosce il peso dell'opinione e sa che gli strumenti di opinione sono la più importante struttura, la differenza tra struttura e sovrastruttura culturale è da tempo andata in disuso. Un altro motivo per combattere Berlusconi come persona simbolo dell'opinione.
L'antagonismo di Rifondazione ha dato il linguaggio a coloro che non vedono perché l'antagonismo al sistema sociale, da essi accettato come principio, debba diventare non violento perché lo dice Bertinotti. Come se la sua evoluzione personale determinasse una situazione collettiva. Per questo i nuovi terroristi agiscono anche su altre generazioni, venute alla coscienza politica dopo la fine del comunismo e dentro la trasformazione del lavoro mediante i servizi e la globalizzazione. L'antagonismo non è connesso per principio con la non violenza, anzi è in principio connesso con la violenza. Nella sinistra antagonista la violenza fa parte dell'identità che è essenzialmente una identità contro. Il linguaggio antagonista crea una nuova situazione capace di eccitare sentimenti primari, legati all'antico tema del tirannicidio. È questa coalizione di potere che, fondandosi per principio sulla lotta al berlusconismo come sistema, crea le condizioni di un nuovo terrorismo; non in nome della classe operaia ma in nome della comunità locale e del precariato. Sono i termini, quelli di generazione e di comunità, che compaiono con maggior forza nel tempo della globalizzazione.
È da notare che l'antiberlusconismo diviene linguaggio di tutta l'Unione, anche di quella non culturalmente antagonista. Si crea così un collante generale in cui il linguaggio antagonista di Rifondazione, dei Comunisti italiani, di tanti circoli di sinistra uniti mediante internet, diviene legittimo come linguaggio violento e quindi come prassi violenta. La sinistra ha proiettato su Berlusconi l'immagine del capitalismo, dell'imperialismo americano, del fascismo e dello sfruttamento. È stata una precisa operazione politica quella di fare del berlusconismo un sistema e nel legargli contro le antitesi al sistema. I nuovi terroristi non hanno avuto bisogno di crearsi una ideologia per darsi un linguaggio, gli è bastato adottare quello di tutta la coalizione.
Non si può nemmeno trascurare le affinità e possibili contatti tra il terrorismo italiano e quello islamico che hanno nemici in comune e condividono sull'Occidente i medesimi giudizi. Solo l'Italia è un punto di incrocio dei due terrorismi che hanno in comune il nemico.
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