Fabrizio De Feo
da Roma
Silvio Berlusconi vuole sciogliere gli ultimi nodi e preparare il terreno per lo sprint di fine legislatura. E così, disdetta a sorpresa «per motivi istituzionali» la visita a Bolzano, il premier sale al Quirinale e si ritira in colloquio con Carlo Azeglio Ciampi con il quale, poco prima, aveva presenziato alla cerimonia del 4 novembre allAltare della patria.
Il presidente del Consiglio, accompagnato dal sottosegretario Gianni Letta, si trattiene per circa due ore con il Capo dello Stato. Un colloquio fitto in cui vengono toccati i temi caldi del programma di governo, quelli su cui da tempo aleggiano le perplessità - vere, presunte o agitate strumentalmente che siano - del Quirinale: la legge elettorale, la par condicio e la ex Cirielli. Una panoramica ad ampio raggio che produce un primo risultato concreto: il via libera di Ciampi al ritorno al proporzionale. «No, non mi sembra», risponde infatti il premier a chi gli chiede se ci siano distanze con il Colle.
Una «convergenza» che nasce da lontano, ovvero dai tre rilievi avanzati dal Quirinale in occasione della prima lettura alla Camera e accolti in toto dalla maggioranza. La conseguenza è semplice. La Casa delle Libertà al Senato riproporrà lo stesso testo approvato a Montecitorio, senza alcuna modifica, come conferma anche Pier Ferdinando Casini che in serata afferma di «non vedere motivi per cambiare il testo. La maggioranza confermerà la scelta della Camera». Una decisione che fa sfumare leventualità di uno slittamento della data delle elezioni politiche previste per il 9 aprile.
Se Ciampi e Berlusconi entrano nel merito della legge elettorale, alla par condicio i due presidenti dedicano soltanto alcune battute del colloquio. Il premier espone la possibilità di rilanciare gli spot televisivi attraverso un «sistema misto», ovvero spazi di propaganda a pagamento assegnati in proporzione alla forza elettorale di ciascun partito «temperati» da una quota del 20-25% di spot gratuiti e uguali per tutti. Un sistema, ricorda Berlusconi, adottato già in altri Paesi europei e simile a quello voluto da Massimo DAlema in occasione della prima versione della par condicio. Il presidente della Repubblica ascolta ma non si esprime.
Il disco rosso del Quirinale scatta, invece, sulla ex Cirielli, ovvero sulla legge che modifica i tempi di prescrizione dei processi. Al centro del mirino cè il rischio di incostituzionalità della norma transitoria che prevede il prolungamento di un anno del termine di prescrizione solo per i processi attualmente in Cassazione. Ciampi fa sapere che il provvedimento non sarà firmato se la Cdl voterà questa versione. Un rilievo che fa scattare una reazione «soft» da parte della maggioranza che vuole evitare ogni accenno di scontro con il Colle.
Il premier, alluscita dal Quirinale, evita dichiarazioni sul contenuto dellincontro. Raggiunge, invece, Pier Ferdinando Casini a Montecitorio a cui riferisce i termini del faccia a faccia con il Capo dello Stato. In serata, però, il premier prende la parola per smentire i presunti dissapori sulla legge elettorale. Con il capo dello Stato, spiega Berlusconi, «abbiamo parlato di legge elettorale, di Finanziaria e del presunto gelo con gli Stati Uniti, una circostanza del tutto falsa». Nessuna decisione circa un cambio della data delle elezioni: «No - risponde -. Comunque stiamo lavorando, è un work in progress». Maggiori dettagli Berlusconi li concede sulla ex Cirielli, con una dichirazione che fa capire che possibili modifiche al testo sono tuttaltro che escluse.
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