La legge elettorale non è tra le preoccupazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Prima di tutto bisogna, infatti, lavorare alle misure necessarie a rilanciare l'economia del Paese. "Non mi sto interessando della legge elettorale - ha spiegato il Cavaliere - quello che mi sta a cuore in questo momento è continuare a lavorare per portare l’Italia al riparo dall’attacco al nostro debito pubblico e fuori dalla crisi finanziaria globale".
Dopo aver rinviato l'intervista a Porta a Porta, che si sarebbe dovuta tenere mercoledì sera, per "impegni di governo", Berlusconi fa sapere che è al lavoro per mettere a punto il decreto per rilanciare lo sviluppo. "La riforma del sistema elettorale non è materia sulla quale mi sto esercitando", ha scritto Berlusconi in una nota spiegando che vuole lavorare sulle riforme del fisco, della architettura istituzionale e della giustizia che sono "il completamento delle riforme attuate in questi tre anni". "Su questi temi, pur con il limite degli inesistenti poteri attribuiti dalla Costituzione al premier - ha proseguito il premier - sto spronando la maggioranza a lavorare presto e bene in Parlamento". Secondo Berlusconi, queste riforme sono decisive per il presente e per il futuro del Paese: "Sarebbe auspicabile un contributo fattivo dalle opposizioni, se pensassero davvero al bene comune e non solo alla mia poltrona di premier".
Il governo è, dunque, al lavoro. Berlusconi fa sapere che sta lavorando a un nuovo decreto legge, "con misure concrete ed efficaci che ridiano fiducia ai cittadini, alle famiglie e alle imprese". "Lo presenteremo entro la metà di questo mese - ha spiegato il Cavaliere - come ci siamo impegnati a fare". Insomma, il premier non vuole polemiche ma fatti: "Tutto il resto sono le solite chiacchiere del teatrino quotidiano della politica che, purtroppo, va in scena tutti i giorni sui quotidiani, nelle televisioni e on line e che produce solamente confusione e demoralizzazione nella gente". Quello che, appunto, Berlusconi ha in mente è di lavorare su riforme "decisive per il presente e per il futuro del Paese". E, per questo, "sarebbe auspicabile un contributo fattivo dalle opposizioni, se pensassero davvero al bene comune e non solo alla mia poltrona di premier".
Anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha respinto le dietrologie che negli ultimi giorni sono state fatte sulle sue dichiarazioni: "Sono tutti retroscena infondati, le interpretazioni sono frutto di libera fantasia: ho detto un’altra cosa, ho parlato solo di referendum".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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