Roma - Lo scivolone di ieri al Senato, con l'Unione che ha bocciato il proprio ministro della Difesa, ha lasciato pesanti strascichi nella maggioranza. Oggi Silvio Berlusconi chiede a Prodi di dimettersi, perché non ha una maggioranza in parlamento. E ciò che è accaduto ieri è lì a dimostrarlo. Il leader di Forza Italia attacca il governo "privo di una maggioranza in politica estera" e chiede a Romano Prodi di rassegnare le dimissioni. "Sono sinceramente dispiaciuto - scrive l'ex premier in una nota - per il comportamento della maggioranza ieri in Senato su una decisione strategica di politica estera. Ma credo, in tutta sincerità e onestà, che, dopo il risultato di questo voto, non ci sia altra possibilità che quella che il Presidente del Consiglio rassegni le dimissioni. Sono costretto a richiederlo nel mio ruolo di leader dell`opposizione". Secondo Berlusconi "un Governo che non ha una maggioranza in politica estera non è un governo politicamente legittimato a governare".
Prodi si appella al "senso di responsabilità" Il premier in evidente difficoltà chiede ai ministri e alla coalizione di far prevalere il "senso di responsabilità" sulle decisioni, anzichè la voglia di mettere solo le bandierine. Un ragionamento che il presidente del Consiglio ha fatto, secondo quanto riferito da Vannino Chiti, in un breve discorso, in apertura del consiglio dei ministri, incentrato sulla politica estera e su quanto accaduto ieri al Senato. Il premier ha confermato la posizione filo atlantica del nostro paese e il ruolo del governo nel rafforzare la politica multilaterale e di pace. Da Prodi è quindi venuto un richiamo "forte e autorevole all'unità della politica estera". Chirimento rimandato al vertice di maggioranza in cui, ha sottolineato il ministro Chiti: "Si discuterà in primis della base di Vicenza ma anche delle prossime scadenze previste in Parlamento", avvertendo: "Chi vuole altre verifiche può utlizzare altri strumenti, visto che le maggioranze esistenti le determina il governo quando chiede la fiducia o le opposizioni che chiedono uno specifico intervento per misurarle". Ma Prodi è andato oltre, e in serata, da Bolzano ha criticato Berlusconi e ha sostenuto che al Senato non è successo nulla di grave, che è solo "mancato il gioco di squadra... Non c'è alcuna crisi grave e quindi non ci sono dimissioni". Il premier insomma è costretto al catenaccio per evitare non solo una grave crisi politica ma una ancora più grave crisi istituzionale, come ha evedenziato l'intervento di ieri del presidente Napolitano.
Berlusconi: Prodi è solo una parentesi Il leader della Cdl, dopo aver chiesto le dimissioni del premier, in serata è intervenuto di nuovo affermando che questo governo è «soltanto una parentesi perché torneremo presto al governo per completare il cambiamento dell'Italia». Lo ha affermato il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, in collegamento telefonico con il convegno sul Mezzogiorno organizzato a Napoli dalla fondazione Magna Carta.
Rutelli: misura superata Anche il vicepremier Francesco Rutelli commenta in modo duro ciò che è avvenuto ieri, e se la prende soprattutto con i riottosi alleati della sinistra radicale. "La misura è stata superata. Se è stato un campanello d'allarme, è chiaro che deve essere l'ultimo. Una linea unilateralista e minoritaria non appartiene al governo della Repubblica. Sulla politica estera, sul multilateralismo, sui rapporti atlantici non si arretra di un millimetro. Dopo che il premier ha sciolto il nodo della base di Vicenza ed ha confermato la linea coerente e innovativa dell'Italia sull'Afghanistan, la maggioranza deve solo sostenere il premier", ha spiegato ai suoi interlocutori il vicepremier. Secondo Rutelli, infatti, "la linea internazionale del paese è il cuore dell'intesa di governo. Così è per le missioni all'estero - anche quando le si chiude, come in Iraq - per le alleanze militari e le loro implicazioni operative, per il profilo di crescente impegno ed autorevolezza nazionale, che deve avere ed avrà il sostegno di tutta la maggioranza".
Bertinotti: il governo durerà Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti è convinto che il governo debba durare e abbia tutte le condizioni per farlo. Al suo secondo giorno di visita in Uruguay, a chi gli domanda se al rientro in Italia tema di non trovare più l'esecutivo, risponde: "Sono convinto che lo troviamo, ma non solo al nostro ritorno, anche al prossimo viaggio. Rimango dell'opinione - osserva Bertinotti - che c'è un'esigenza di durata e ci sono tutte le condizioni per poter guadagnare questo percorso. Non ho altro e non voglio dire altro". Il presidente della Camera si chiama fuori dal nuovo scontro nell'Unione sulla politica estera fra sinistra radicale e moderati, alla luce del voto di ieri in Senato sulla base Usa di Vicenza. "Non ho titolo per intervenire, la sinistra radicale - sottolinea Bertinotti - è adulta e in grado di replicare da sola senza aiuti, peraltro non richiesti".
Fassino: necessario un chiarimento Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ritiene "necessario un chiarimento politico" perché "è evidente che abbiamo bisogno di garantire una solidarietà, una lealtà e una coesione della maggioranza nei passaggi cruciali e certamente le decisioni di politica estera lo sono. Credo che questa maggioranza c'è, lo ha dimostrato in questi sei mesi. Quello di ieri è stato un episodio che certamente deve far riflettere".
Fini: discredito sull'Italia "Se il presidente del Consiglio e il governo avessero un minimo di dignità politica,
prenderebbero atto del fatto che non esiste una maggioranza a sostegno della politica estera,
cosa gravissima che getta discredito sull'Italia davanti alla pubblica opinione internazionale.
Non a caso il capo dello Stato, e gliene va dato atto, ha reputato dovere costituzionale
chiedere al presidente del Consiglio di dar corso ad un urgente e indispensabile chiarimento".
Bondi: disposti a lavorare insieme per il bene del paese "Il Paese è allo sbando, la maggioranza prenda atto della crisi dignitosamente e realisticamente: noi siamo disposti ad aprire un tavolo per trovare soluzioni politiche e istituzionali assieme. Siamo di fronte ad una maggioranza che si rifiuta di prendere atto della crisi e che vuole andare avanti costi quel che costi". Più tardi il coordinatore azzurro replica alle parole di Prodi invocando D'Alema: "Il ministro torni dal suo tour all'estero prima di trovare le
macerie del suo governo perché questo è un Paese che non ha guida, è allo sbando, con
un Governo arrogante e fallimentare al di là di ogni
immaginazione».
Enrico Letta: richiesta dimissioni è irriverente Non ci sono motivi perché il governo si dimetta dopo l'esito delle votazioni di ieri al Senato sugli ordini del giorno riguardanti l'allargamento della base Usa di Vicenza. La richiesta di dimissioni avanzata dal leader delle opposizioni Silvio Berlusconi è inoltre "del tutto irrituale". Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri di oggi. "Non ci sono i motivi per le dimissioni del governo, nei prossimi giorni veranno definite le mmodalità per affrontare la questione della base di Vicenza", ha detto Letta.
Pera: la maggioranza al Senato non esiste "Sin dall'inizio della legislatura, la maggioranza al Senato non esiste se non occasionalmente grazie al contributo determinante dei senatori a vita", dichiara l'ex presidente di palazzo Madama, Marcello Pera. Sulla base di Vicenza: "E' un dato numerico oltre che politico, una situazione non più sostenibile. Il capo del governo si presenti al presidente della Repubblica per rassicurarlo e per evitare che fatti come quelli di ieri capitino di nuovo".
Maroni d'accordo con Rutelli Il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Roberto Maroni, sottoscrive la dichiarazione di Rutelli: "Concordo con Francesco Rutelli che la misura è colma. Quello che si è consumato ieri al Senato è un fatto così grave sul piano politico che un governo serio non può ignorare. Per questo condivido la richiesta di dimissioni del presidente del Consiglio, Romano Prodi, avanzata da Silvio Berlusconi".
Caruso: Rutelli, il diavolo e l'acqua santa "La reprimenda di Rutelli alla sinistra radicale mi preoccupa: c'è bisogno di chiarezza perchè non si può tenere assieme il diavolo e l'acqua santa". A parlare è Francesco Caruso il no global e parlamentare di Rifondazione comunista, per il quale "le contraddizioni della maggioranza sono esplose ieri e di certo non per responsabilità della 'attiva sinistra radicale, ma potrebbero riesplodere in un prossimo futuro sull'Afghanistan.
Rutelli non può pensare di tener assieme il diavolo e l'acqua santa: ossia da un lato la sudditanza agli Usa e dall'altro le istanze del popolo della pace". Caruso aggiunge: per fortuna, il popolo della pace si è rimesso in moto e non solo, il 17 febbraio, a Vicenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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