Berlusconi: il Professore scappa dai non violenti

«Sono sereno, attorno a me c’è un entusiasmo che non avevo mai riscontrato: molto più che nel 2001»

Sabrina Cottone

da Milano

I palazzi sono ancora anneriti e danneggiati dalle fiamme che hanno messo a ferro e fuoco Milano nel sabato di guerriglia urbana. E Silvio Berlusconi, avvolto da un serpentone di folla appassionata ma questa volta pacifica, non trattiene lo sdegno: «Prodi è scappato un’altra volta. Dobbiamo dire no alla doppiezza di chi si dichiara contro la violenza e poi lascia che venga regolarmente praticata nel proprio ambito». Il presidente del Consiglio è a Milano per la manifestazione voluta dai commercianti per protestare contro la barbarie che ha devastato corso Buenos Aires, e cammina lungo tutto il percorso del corteo, sorride e stringe mani, chiede agli uomini della sicurezza di lasciar passare i milanesi (e sono tanti) che si accalcano per parlargli.
Si mescola con la folla, che lo trascina di qua e di là e poi ancora di qua, una fisarmonica in movimento continuo. Il premier commenta l’assenza dei leader del centrosinistra senza stupore: «Prodi e Fassino non sono venuti perché sarebbero stati accolti da una bordata di fischi. È evidente il loro timore di venire contestati, non soltanto dai commercianti ma dai cittadini milanesi che non ne possono più di questi fatti che attentano alla vita civile in una città calma e tranquilla come Milano». E i milanesi, spiega, avrebbero accolto a fischi Prodi perché «non sopportano chi applica la violenza nelle manifestazioni quando si tratta di dire no a un traforo, a un’opera di protezione ambientale e a tutto ciò che significa modernizzazione del Paese». Lui non crede ai distinguo di chi separa la sinistra barricadiera e violenta da quella moderata: «Non è accettabile la decisione di chi porta in Parlamento rappresentanti e leader di questi gruppi».
I cittadini che riempiono corso Buenos Aires gli fanno eco con ritornelli, striscioni, coretti. «Fuori la sinistra dalla manifestazione», e ancora: «Forza Milano pensaci tu, di Prodi non ne possiamo più». Quando il corteo raggiunge corso Venezia, la gente chiama «Sil-vio», «Sil-vio» ma Berlusconi preferisce non salire sul palco dal quale invece solo parla il presidente dell’Unione del commercio, Carlo Sangalli. «Non sono intervenuto perché sono qui per esprimere solidarietà e non per motivi politici» spiega alla fine della manifestazione parlando proprio con Sangalli, con la candidata sindaco Letizia Moratti e con il primo cittadino Gabriele Albertini, che hanno seguito passo per passo il corteo e tentano di glissare sulle polemiche. Dice Moratti: «Vorrei lasciare la politica fuori da questa serata, una serata dedicata ai cittadini». E Albertini: «Sono qui per solidarietà alla città».
Il leader dei commercianti non nasconde la sorpresa per l’assenza del candidato premier dell’Unione, che ha disertato la manifestazione all’ultimo momento. Sangalli è stupito: «Mi spiace che Prodi non abbia partecipato alla fiaccolata. Secondo me poteva partecipare benissimo. Mi ha telefonato per esprimere piena e convinta solidarietà, cosa che io ho il dovere e il piacere di riportare. Mi pare di poter dire che forse il motivo per cui Prodi non è venuto era quello di non dare disturbo, di non creare problemi ad una manifestazione che doveva scorrere in maniera corretta senza nessuna smagliatura».
Sfilano i leader del centrodestra, a partire da Gianfranco Fini, che per qualche minuto cammina fianco a fianco al premier e chiacchiera con lui. Fini non risparmia l’ironia su Fassino e Prodi: «Se hanno preso a pretesto per non venire un manifesto di Alleanza Nazionale in cui c'è scritto: “no ai prodi autonomi”, va ricordato che Prodi è un aggettivo plurale fino a prova contraria e non il nome di un professore». E ancora: «Credo che fosse doveroso partecipare, soprattutto dopo aver stigmatizzato con le parole questi incidenti. Questo dimostra che hanno la coda di paglia». Ancora più esplicito il capogruppo di An alla Camera, Ignazio La Russa: «Prodi ha fatto bene a non venire, forse pensava che la piazza fosse come uno studio televisivo dove si parla due minuti alla volta e nessuno può fischiare. Forse faceva meglio a andare a manifestare per quelli che hanno fatto gli scontri come hanno fatto altri della sua coalizione.

Non si può avere tutto, candidare gli estremisti della coalizione e poi scaricarli alla prima occasione». Non è da meno il leghista Roberto Calderoli: «Credo sia imbarazzante per chi è candidato e sostenuto da esponenti di frange estreme. Dopo ciò che è accaduto resta solo il terrorismo».

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