Lucca - «Lo sciopero fiscale? È la piazza a chiedermelo». Sono da poco passate le sette di sera e Silvio Berlusconi è appena rientrato all'Hotel Universo dopo una lunghissima passeggiata per i vicoli del centro di Lucca. Il solito bagno di folla, con foto, autografi, baci e abbracci. Al primo piano dell'albergo di piazza del Giglio, camicia abbondantemente sbottonata dopo il tour de force, conversando con due cronisti il Cavaliere torna sull'ipotesi di far ricorso alla piazza. E spiega che non è certo lui a volerlo ma «la gente a chiederlo». «Non mi dicono solo di mandare subito a casa Prodi - spiega - ma anche che vogliono tornare a manifestare la loro indignazione, che non hanno più intenzione di pagare il canone della Rai e che sono pronti allo sciopero fiscale». Secondo l'ex premier, però, è forse più percorribile un'altra strada, «in accordo con gli alleati». Quale? «Il blocco dei lavori parlamentari». «Un'ipotesi - aggiunge mentre Paolo Bonaiuti lo sollecita a un rapido congedo - su cui sto ragionando». «Io sono un democratico vero ma - conclude imboccando la porta della sua stanza - se tirano ancora la corda dovremmo arrivare anche a questo».
Concetto ribadito a sera in collegamento telefonico con Ballarò: «Non sono io, ma la gente che chiede la piazza, lo sciopero fiscale e il blocco del Parlamento». Insomma, «il Paese non ne può più» e «bisogna andare al più presto a nuove elezioni», a fine giornata il Cavaliere pensa alle prossime mosse nel caso in cui - come lui stesso teme - dal voto del Senato di questa sera sul caso Visco-Speciale non arrivi alcuna novità («vedremo se i senatori a vita avranno il coraggio di salvare ancora il governo»).
E proprio sulla vicenda che coinvolge il viceministro dell'Economia torna in più d'una occasione, ribadendo che «se fosse accaduto al mio governo di fare pressioni sui finanzieri che indagavano su Mediaset ci sarebbe stata la rivoluzione». Ma il leader di Forza Italia fa un passo in più e chiama direttamente in causa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che «io stimo» ma «deve intervenire» perché «c'è una situazione di emergenza democratica» ed «è lui il capo delle Forze armate». E dunque è a lui che risponde anche la Guardia di finanza.
L'ex premier torna anche sull'ipotesi di un governo di transizione che porti il Paese alle urne. «Non vogliono le elezioni?», chiede. «Bene, allora facciano un governo, sempre della sinistra, che si dia come fine quello di fare una legge elettorale, anche se - dice - quella attuale andrebbe benissimo visto che noi avremmo una maggioranza piena sia alla Camera che al Senato». E ancora: «Oppure si diano qualche mese di vita per fare questa legge elettorale e poi ci dicano una data per tornare al voto. Tutto il resto è poesia».
D'altra parte - spiegherà più tardi durante il pranzo a porte chiuse con Marcello Pera, Denis Verdini, Bonaiuti, Valentino Valentini, Gianfranco Rotondi e un buon numero di imprenditori - «sono gli alleati che insistono a chiedermi un governo istituzionale d'intesa con la sinistra ma i miei elettori non lo capirebbero mai». Comunque, aggiunge, «più Prodi sta al suo posto, più è un suicidio per la sinistra». Poi, sempre a pranzo, punzecchia i presenti: «Voi che siete imprenditori dovete interessarvi di più alla politica e non restare chiusi nelle vostre aziende. Dovete contribuire a mandare al governo i veri liberali, per esempio favorendo i Circoli delle libertà affinché crescano e si sviluppino».
Poi, finito di mangiare e dopo un po' di riposo, due ore e passa di bagno di folla itinerante per i vicoli del centro di Lucca. Con la solita sequela interminabile di autografi e foto (gettonatissimo anche Bonaiuti). A lungo si ferma a chiacchierare con un'anziana signora che ha parole di stima per la moglie. «Veronica dimostra di avere carattere», dice. E lui: «Altro che carattere...». «È anche una bella donna», insiste ridendo la signora che lo riprende per le foto pubblicate su Oggi. Sorride anche il Cavaliere: «Ma lei crede ancora ai giornali? Lì c'erano venti persone e poi hanno ritagliato la parte che gli interessava». Siparietto anche sull'Udc. «L'Unione dei co...», grida un militante. L'ex premier sorride divertito e si rivolge a Rotondi: «Diglielo a lui, dì che cos'è l'Udc...». E il fan bissa.
Poi breve visita alla gioielleria Chiocchetti, una delle più antiche del Paese. E gag con il proprietario. «A Valencia ho incontrato D'Alema e gli ho detto che votavo per lei», gli dice lui. «E cosa ha risposto», chiede Berlusconi. «Che è più bello». «Il solito D'Alema, simpatico e arrogante», replica l'ex premier.
Che si lascia sfuggire una battuta anche sull'imminente visita di George Bush a Roma. «Gli parlerà della situazione italiana?», chiedono i cronisti. «Ancora non ci ho pensato, ma sono sicuro del fatto che si accorgerà da solo che il Paese è in crisi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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