Roma - Avesse potuto, Silvio Berlusconi sarebbe rimasto nel silenzio più assoluto. Almeno fino a questa mattina, quando la notte avrà portato consiglio a Palazzo Chigi e fatto chiarezza sulle prossime mosse di Romano Prodi. Perché, sono i ragionamenti che il Cavaliere va facendo in privato in queste ore, «alzare i toni adesso non conviene a nessuno». È chiaro, ripete ai suoi l’ex premier, che siamo ormai «arrivati al de profundis», ma prima di cantare vittoria «aspettiamo di vederlo salire al Quirinale... ». La decisione di Clemente Mastella di lasciare ufficialmente la maggioranza e aprire di fatto la crisi, però, non poteva non meritare un commento, per quanto telegrafico. Per dovere di presenza sul fronte mediatico, certo, ma pure per mettere a tacere le «maldicenze» su una presunta volontà del Cavaliere di tenere in vita il governo. Ancora mentre le agenzie di stampa battevano a ripetizione i flash sull’ultimatum di Mastella, infatti, dal Pd si lasciava intendere che sulla mozione di sfiducia ad Alfonso Pecoraro Scanio presentata al Senato da Renato Schifani, domani Forza Italia non si sarebbe presentata a ranghi completi (eventualità che il capogruppo azzurro smentisce «categoricamente»). Così, Berlusconi mette nero su bianco una brevissima dichiarazione. Diciotto parole in tutto, per dire che la crisi «era già evidente nei fatti» e che ora «è indispensabile e urgente ridare la parola ai cittadini». Punto.
Una strategia, quella del Cavaliere, dettata anche dall’esigenza di non incrinare i rapporti con il Quirinale, che nelle prossime ore sarà il vero protagonista della partita. Così, pure Paolo Bonaiuti e Fabrizio Cicchitto si limitano a una domanda retorica (ma Prodi «non ha il dovere di recarsi al Quirinale per rassegnare le dimissioni?»), il minimo indispensabile per mettere in chiaro -ma senza forzature - la posizione di Forza Italia. Che l’azzurro Osvaldo Napoli spiega così: «È finito il tempo del governo Prodi. La parola passa ora a Napolitano che ha il potere di rinviare l’esecutivo alle Camere sapendo già in anticipo che in un ramo del Parlamento la maggioranza non c’è più». «Quando un pezzo di maggioranza se ne va - spiega il segretario del Pri Francesco Nucara - più di questo il Quirinale non può fare... ».
Come a dire che questa è la migliore soluzione cui Prodi può aspirare. Per Berlusconi, dunque, la strada maestra resta quella delle urne. Che secondo Schifani sono ormai «prossime», salvo magari il tempo necessario a ritoccare la legge elettorale e - spiega ancora Napoli - «abolire il premio di maggioranza regionale del Senato che volle l’allora presidente Ciampi trasferendolo su scala nazionale». Ritocchi che vede di buon grado anche il portavoce di An Andrea Ronchi. «Ma poi - spiega - bisogna andare a votare di corsa perché il Paese ha bisogno di far ripartire le riforme strutturali iniziate dal centrodestra».
E che le elezioni possano essere dietro l’angolo lo pensa anche Pier Ferdinando Casini che parla di «crisi di governo inevitabile» e invita Prodi a salire al Quirinale. Un segnale in questo senso arriva anche dalla quasi ritrovata sintonia tra il Cavaliere e il leader dell’Udc, con i rispettivi entourage che non lesinano parole di stima reciproca. Quasi a lasciare intendere che le frizioni degli ultimi mesi si siano di molto attenuate, in verità la certificazione che sia da una parte che dall’altra si cerca di serrare i ranghi nell’eventualità che di qui a qualche mese ci si ritrovi a fare campagna elettorale uno a fianco all’altro. E anche in questo senso molti leggono la decisa presa di posizione dell’ex premier a favore del governatore siciliano Salvatore Cuffaro, vera e propria cassaforte dei voti dell’Udc. Berlusconi, infatti, nonostante le perplessità manifestate da alcuni autorevoli esponenti di Forza Italia in Sicilia dopo la sentenza di condanna, non si limita a esprimere a Cuffaro la sua «vicinanza e amicizia» ma lo invita anche «ad andare avanti nella sua strada».
Cavalca convinta la via delle elezioni, ma non è affatto una novità, la Lega. Chesfrutta unapiù agile autonomia di movimento per dire a chiare lettere quello che nell’opposizione pensano in molti. «Napolitano - spiega Roberto Calderoli - dimostri che è davvero il presidente di tutti e restituisca il Paese alle urne prima che sia troppo tardi».
Perché, aggiunge il vicepresidente del Senato, ora «il governo non più neanche quella maggioranza artificiale che sino ad oggi aveva giustificato l’accanimento terapeutico». Netto anche il capogruppo alla Camera Roberto Maroni. «Chiediamo a Prodi che si dimetta subito - dice - e che non si facciano pasticci con governi tecnici o istituzionali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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