Berlusconi: «Questo è un governo da record»

«E sulle grandi opere possiamo superare gli obbiettivi»

Massimiliano Scafi

da Roma

E ora, mentre la Lega ancora fa festa, sotto con il proporzionale. Subito dopo, nell’agenda del governo, c’è il riordino del risparmio: questione delicata, spiega Silvio Berlusconi, che richiederà un vertice di maggioranza per «trovare una posizione comune». La par condicio invece, vista l’aria che tira, quella può attendere.
Ma il Cavaliere si dice comunque «tranquillo» e sicuro di vincere in primavera. Le carte, assicura, sono a posto. Seicento provvedimenti, cinquecento leggi, una ventina di riforme, quattro mesi o poco più al voto. «E noi siamo sereni - dice Silvio Berlusconi - perché abbiamo rispettato il nostro programma». Proprio tutto? «Quasi. Abbiamo lavorato benissimo, basta guardare i numeri. Questo è un governo da record, che ha un primato mai eguagliato in tutta la storia della Repubblica, quello del varo del maggior numero dei provvedimenti da parte del Consiglio dei ministri, esattamente 617 fino alla riunione della settimana scorsa. Il Parlamento ha approvato 179 leggi e altre 43 hanno avuto il via libera da uno dei due rami. E con la devolution, sono 22 le riforme attuate sulle 24 previste».
Ne mancano solo due, afferma il premier: «Quella sul diritto societario, che è a buon punto, e quella del Tfr, sulla quale non vedo difficoltà. Arriverà al preconsiglio di martedì. Ci sarà qualche aggiunta, ma non credo delle modifiche sostanziali». Qualche problema in più è previsto per il decreto sul risparmio: «Dobbiamo mettere in calendario una riunione di maggioranza per trovare una posizione comune. Bisogna fare una verifica su alcuni punti che sono stati messi in evidenza dai lavori in commissione, però non sarà una cosa difficile». Insomma, «possiamo essere soddisfatti di quanto abbiamo fatto finora, la credibilità internazionale dell’Italia non è mai stata così alta in passato: ora dobbiamo continuare a darci da fare fino all’ultimo giorno utile, chiamando a lavorare pure i nostri parlamentari, grazie al minor impegno nei collegi con la nuova sistema elettorale». L’obbiettivo «è di arrivare all’attuazione del cento per cento del programma presentato nel 2001». Anche di più: «Sulla realizzazione della grandi opere possiamo addirittura superare quanto abbiamo promesso».
Intanto ecco la devolution. La polemica continua e Berlusconi teme che non tutti gli italiani «abbiano l’esatta consapevolezza del vero significato della riforma federale». Il referendum confermativo spaccherà il Paese? «Avremo tutto il tempo - risponde - per illustrare la legge e per convincere i cittadini che si tratta di un ammodernamento del nostro ordinamento e delle nostre istituzioni. La consultazione popolare potrà essere affrontata serenamente».
C’è tempo, perché adesso in cima all’agenda del governo ci sono la Finanziaria e il proporzionale. E la par condicio? Forse, semmai, dopo. «Ho visto il titolo della prima pagina dell’Unità - si lamenta il Cavaliere - in cui si dice che io ero in Turchia e pensavo alla par condicio. Non è vero, non pensavo assolutamente a questo, ho solo risposto a una domanda e ho detto esattamente le cose come stanno. E cioè che ora dobbiamo occuparci della legge elettorale, poi vedremo».
Nel frattempo c’è l’attività quotidiana di governo da proseguire. Le quote rosa, le norme sull’ambiente, quelle sui Beni culturali, che a Palazzo Chigi il premier presenta insieme a Rocco Buttiglione. Il microfono fa le bizze. «Mi sentite?» chiede il ministro.

«Non siamo ai Beni culturali, qui funziona tutto», scherza Berlusconi. «Se vieni a trovarci vedrai che è perfetto come un orologio svizzero», replica il professore. E il Cavaliere: «Ma se avete degli altoparlanti archeologici...».

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