Berlusconi raffredda il nucleare «La sicurezza conta più di tutto»

RomaSul nucleare l’Italia seguirà le scelte dell’Europa. É il premier Silvio Berlusconi a indicare il cambio di rotta sulle centrali che per il momento non si faranno. La tragedia del Giappone e soprattutto le conseguenti decisioni annunciate da molti paesi Ue, che hanno deciso di porre un freno allo sviluppo del nucleare, non potevano non influenzare il governo che sta per affrontare due snodi cruciali: le amministrative in maggio e il referendum sul nucleare in giugno. Anche il ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani, che nei giorni scorsi aveva detto che era impensabile fermarsi ora invece sottolinea la necessità di una pausa di riflessione. Non solo, aggiunge che le centrali verranno costruite soltanto «con il consenso delle comunità locali». Principio ribadito pure dal leader leghista, Umberto Bossi: «É il territorio che decide». Come a dire che le centrali non si faranno.
E se tutti parlano prudentemente di «pausa di riflessione» il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, invece mette da parte la diplomazia e si lascia andare ad uno sfogo proprio con Romani ed il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. «É finita - dice la ministra - Non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate».
Paradossalmente, come fa notare proprio lo scienziato Umberto Veronesi, presidente dell’Agenzia per il nucleare, l’Italia a questo punto ha un vantaggio rispetto a chi si trova di fronte alla necessità di dover smantellare centrali che funzionano da decenni. Come la Germania. Proprio ieri la Merkel si è detta favorevole ad una uscita «misurata» dall’energia nucleare perchè sarebbe «irrealistico» pensare di poter rinunciare alle centrali da un giorno all’altro.
Veronesi comunque resta «convinto che il mondo non possa fare a meno del nucleare per sopravvivere tenendo conto che petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati».

Ma, visto quanto sta accadendo in Giappone, Veronesi invita a riflettere su quanto sta accadendo a Fukushima per evitare di commettere gli stessi errori. «Forse è più sicuro avere pochi reattori di grande taglia - osserva - Piuttosto che dotarci di una rete di minireattori».

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