RomaEvoca la «straordinaria campagna elettorale che stiamo preparando» e pur senza dirlo esplicitamente non esclude l’eventualità delle elezioni anticipate visto che si voterà quando «si verificherà un evento che porterà allo scioglimento delle Camere». Quello che - insieme a Maroni - partecipa alla presentazione del libro di Alfano La mafia uccide d’estate non è certo un Berlusconi che affonda i colpi. Anzi, l’ex premier - pronto a tornare alla presidenza del Milan ora che non è più a Palazzo Chigi - ribadisce che il sostegno a Monti è stata «una scelta saggia e necessaria» e si guarda bene dall’attaccare il governo. Con l’accortezza, però, di lasciare sullo sfondo uno scenario nel quale il voto potrebbe arrivare prima del previsto e spiegando ancora una volta quali sono i «paletti» che il Pdl ha indicato al presidente del Consiglio: «Con Monti siamo stati chiari. Non voteremo la patrimoniale né una legge elettorale perché un governo tecnico non può intervenire su questo».
Un Berlusconi che sembra in qualche modo voler fare la sintesi di quelle che sono le diverse anime di un partito che sulla scelta di sostenere il nuovo esecutivo è stato diviso fino alla fine e, per molti versi, lo è tutt’ora. E così l’ex premier lascia Alfano («Sarà lui il nuovo leader del centrodestra», dice) a «coprire» l’area più moderata - tanto che l’ex Guardasigilli si guarda bene dal parlare di campagna elettorale o elezioni anticipate - e fa in qualche modo sua la speranza di chi nel Pdl sarebbe pronto alla guerriglia parlamentare anche oggi. Gli ex An in primo luogo, tanto che non sembra casuale la stoccata che il Cavaliere riserva a Fini («Lui e i suoi hanno occupato la commissione Giustizia e ci hanno impedito di fare la riforma»).
Il tutto con l’obiettivo di creare un ponte con la Lega che, come è noto, la fiducia al governo Monti non l’ha votata. Già, perché Berlusconi è ben consapevole che se si dovesse arrivare a fine legislatura la tenuta dell’asse del Nord è fortemente a rischio visto che per un anno e mezzo i voti in Parlamento sui diversi provvedimenti sono destinati a fotografare una distanza difficilmente conciliabile con un’alleanza. E forse è anche per esorcizzare l’eventualità che l’ex premier definisce «insensata» una rottura con la Lega. «L’alleanza - dice - non è finita». Maroni, però, non la vede così e proprio mentre il Cavaliere parla allunga la mano e gesticola come a dire «se non è finita, ci siamo quasi» beccandosi uno schiaffetto scherzoso da Berlusconi. Un gesto che vale più delle parole. Che sono comunque nette. «La distinzione tra maggioranza e opposizione - spiega l’ex ministro - non è filosofica ma dipende dal fatto di aver votato o meno la fiducia al governo».
Insomma, la distanza tra le due posizioni resta evidente. Al punto che Maroni - sollecitato da Vespa che fa da moderatore - preferisce non affrontare la questione alleanze neanche rispetto alle amministrative di primavera: parlarne ora è «fuori tempo e fuori luogo». Anche se, replica l’ex premier, andare separati significa correre il rischio di perdere tutte le amministrazioni adesso governate dal centrodestra. E forse anche per questo che alla fine da Maroni un’apertura arriva. Secondo il colonnello del Carroccio, infatti, si può lavorare per «ricostruire» l’alleanza. Perché, spiega, tra il Pdl e la Lega «è finita» a Roma ma «non è finita sul territorio, dove continuiamo a governare insieme perché noi siamo persone serie».
Forse è da qui che ripartiranno Berlusconi e Bossi quando si incontreranno venerdì.
E l’argomento - compresa l’apertura all’Udc, visto che l’ex premier dice di augurarsi un «ravvedimento operoso» di Casini - sarà sul tavolo anche stasera. Quando a Palazzo Grazioli il Cavaliere cenerà con tutti gli ex ministri del Pdl.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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