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Berlusconi: «Sì al confronto tv con Prodi»

Il premier: l’Italia accoglie i clandestini meglio di tutta Europa

Massimiliano Scafi

da Roma
Prodi sì. Tutti gli altri, «i leaderini della sinistra, i professionisti della cialtronaggine, della vergogna e delle offese», no, con loro niente faccia a faccia. Silvio Berlusconi è dunque «pronto» a un confronto tv con il Professore, purché avvenga, dice da Washington, «con regole certe e alla fine della campagna elettorale». Ma solo con Prodi, perché «io non ho offeso nessuno e sono indignato per quello che hanno detto in queste ore su di me i leaderini della sinistra».
Quanto alla Lega, sì, è vero, ammette, ogni tanto esagera. Succede, spiega, quando si parla del rapporto con l’Islam «e, a volte, qualche suo esponente eccede». Oppure, succede sull’immigrazione, quando il Carroccio sottolinea come «alcuni clandestini, non trovando lavoro, vengano cooptati in organizzazioni criminali» e chiede «di difendersi da questo fenomeno». Però, puntualizza il premier, «quello che conta è che la politica estera la conduco io» e che quindi la linea del governo è di «capire e dialogare con una grande apertura». Dunque, «nessuno scontro di civiltà», anzi: «Io riconosco l’influenza positiva della cultura araba sulla nostra». E sui boat-people, «in Italia l’accoglienza è la migliore di qualsiasi altro Paese europeo».
Insomma, «c’è grande rispetto per chi mette in gioco la sua vita per venire da noi a bordo di imbarcazioni insicure», assicura il Cavaliere, intervistato da La7. E non serve, dice, una legge di settore sull’immigrazione: «L’asilo politico è garantito in primo luogo dall’articolo 10 della Costituzione e poi ci sono provvedimenti e procedure molto precise per ottenere l’ospitalità e lo status di rifugiato. Uno di questi strumenti è la legge Bossi-Fini, che rispetta i diritti umani». Serve invece una legge sul culto. «Sarà approvata entro la fine della legislatura. E se pure a volte la Lega eccede, poi si approvano misure sempre di grande saggezza».
La prossima potrebbe essere quella sulla tutela del risparmio. «Dopo la riforma della Banca d’Italia, la migliore possibile - promette Berlusconi -, adesso entro le elezioni vogliamo fare in modo che non accada più quanto è avvenuto per Cirio e Parmalat». Se la legge s’è impantanata la colpa è delle lungaggini del bicameralismo perfetto, che verrà eliminato dalla riforma dello Stato, e anche del centrosinistra, «che si oppone sempre e comunque a tutte le iniziative della maggioranza». «Al contrario - incalza il presidente del Consiglio -, quando eravamo noi all’opposizione, tutte le volte che c’era un provvedimento di interesse generale, votavamo a favore. Basti pensare all’intervento nei Balcani. Per tre volte io sono stato accusato di inciucio».
Le quote rosa resteranno invece nel cassetto dei desideri. «Io non sono un maschilista - dice Berlusconi -, sono il primo a volere la presenza delle donne, carine e anche brave, in Parlamento». Forza Italia «rispetterà lo spazio di presenze femminili del provvedimento». Ma, aggiunge, «le donne alla Camera sono poche perché effettivamente c’è una scarsa offerta a livello nazionale, mentre diversa è la situazione a livello locale». Ci sono «difficoltà a trovare signore di una certa caratura».
E in attesa di trovare un Thatcher italiana, Berlusconi si candida pure a quel ruolo. «Adotto la sua linea, non leggo i giornali, tranne i titoli e gli articoli autorevoli all’una e mezzo di notte, e accendo la tv solo a Milano». Quindi non vede Rockpolitik e neanche vuole essere invitato: «Non ci andrò nella maniera più assoluta.

La lettera di Benigni? Dopo 1600 provvedimenti e 24 riforme, più di quelle messe insieme dai 50 governi che ci hanno preceduto, la gente è in grado di capire che è solo una boutade. Governare è un sacrificio grande. Torno il sabato sera, cerco di stare in famiglia la domenica. Quando arrivo però la mia presenza non passa inosservata. Entra un ciclone».

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