da Roma
«Una lezione per la sinistra e un aiuto per il Paese», questo è quello che chiede Silvio Berlusconi dal referendum del 25. «I contenuti della riforma costituzionale - spiega il leader della Cdl - sono tutti positivi perché si rimedia al caos provocato dallUlivo con la riforma del Titolo V della Carta. LUnione, che ha come unico programma distruggere il lavoro che abbiamo fatto noi in cinque anni, non sta affatto governando, sta solo esercitando il potere spartendosi i ministeri. Ma dopo il sì, gli italiani potranno guardarsi allo specchio ed essere orgogogliosi di vivere in questo Paese».
Romano Prodi invece chiede «un ultimo sforzo prima dellestate», per impedire che «il pastrocchio tirato fuori da una baita senza alcuna corenza giuridica» diventi legge. Il Professore si impegna comunque, per il dopo, a riallacciare il dialogo: «Dobbiamo lavorare per fare una riforma condivisa ampia e meditata».
Tocca a Piero Fassino indicare dove cercare unintesa: «Questa legge non ci piace non perché lha fatta Berlusconi, ma perché è solo un guazzabuglio senza senso. Però si dovrà aprire una discussione sul federalismo fiscale e sui poteri delle Regioni». E Vannino Chiti, ministro delle Riforme, propone «una Camera eletta, con 500 deputati, e una Camera delle autonomie, un Bundesrat italiano, con 120-130 membri».
Ma per uno dei «saggi» della baita di Lorenzago, il leghista Roberto Calderoli, «se Prodi si fosse preso la briga, invece di andarsene in giro per lEuropa, di leggerselo questo testo avrebbe scoperto che la riforma contiene, soprattutto nella parte che entrerà in vigore il giorno successivo al referendum, risposte concrete ai problemi attuali del Paese che faranno stare meglio tutti sia al Nord che al Sud». Gianfranco Fini invita a votare sì «per unItalia più solidale e vicina ai cittadini, unItalia che vuole cambiare».
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