Berlusconi: "Saremo severi con chi ha sbagliato"

Il premier nel libro di Vespa: "Scajola e Verdini casi isolati". Poi la precisazione: "Mai fatti nomi". Preoccupazione per "l’accerchiamento mediatico e giudiziario" sul caso appalti: "Vogliono buttare giù il governo, ma non ci riusciranno". Tensione per l’asse Lega-Di Pietro: "Il Pdl non ha mai preso soldi illeciti. Semmai sono intervenuto io con mezzi personali"

Berlusconi: "Saremo severi con chi ha sbagliato"

Roma - «Vogliono buttare giù il governo, ma non ci riusciranno». Nelle conversazioni private degli ultimi giorni, Silvio Berlusconi torna in più d’una occasione sulle inchieste in corso, legate a doppio filo - è la sua convinzione - agli scoop di «alcuni giornali» che fanno da cassa di risonanza alle procure (qualche giorno fa Il Mattinale di Palazzo Grazioli puntava il dito contro «l’attacco concentrico» guidato dal Corriere della Sera che sta conducendo «una battaglia spietata»). Un «accerchiamento mediatico-giudiziario» che, dicono i rumors di Palazzo Chigi, porterà a breve «nuove sorprese».

Di nomi ne girano alcuni, ma il tam tam più insistente è a carico di Denis Verdini. Così, quando dopo pranzo esce l’ormai consueta anticipazione del prossimo libro di Bruno Vespa in cui il premier prende le distanze sia da Claudio Scajola che dal coordinatore del Pdl, sono in molti a pensare che Berlusconi non sia più intenzionato a coprire nessuno dei due. D’altra parte, è ormai da giorni che i retroscena dei quotidiani raccontano della sua delusione nei confronti dell’ex ministro dello Sviluppo economico e delle sue «leggerezze».
Passate tre ore, invece, arriva la rettifica di Palazzo Chigi («mai fatti i nomi di Scajola e Verdini») e pure la conferma della fiducia al coordinatore del Pdl. Precisazioni a parte, però, resta la sensazione che il Cavaliere qualche perplessità la nutra. Un po’ perché se pure i nomi non li ha fatti, la domanda di Vespa faceva espressamente riferimento alle inchieste su Scajola e Verdini. E la risposta è piuttosto eloquente: «Si tratta di casi personali e isolati che nulla hanno a che vedere con l’attività del governo e del partito». Un po’ perché Berlusconi sa bene che sia la sua credibilità sia quella delle procure che hanno preso di mira Palazzo Chigi dipendono anche da come vengono presentate all’opinione pubblica certe vicende. E da tempo non fa mistero in privato che la posizione di Scajola è «indifendibile».

Così, mettendo in fila i rumors su Verdini e l’anticipazione del libro di Vespa, in molti restano con il dubbio che il Cavaliere nutra qualche perplessità anche sul coordinatore del Pdl. C’è chi fa notare le tre ore e passa che sono trascorse prima della smentita e chi invece punta il dito sul fatto che sarebbe stato proprio Verdini a chiedere al premier una rettifica arrivando a minacciare le dimissioni (il che spiegherebbe anche la successiva nota in cui Berlusconi gli conferma la fiducia). E pure chi ricorda - lo fa un ministro molto vicino al Cavaliere - che anche la presa di distanza da Scajola (mai smentita) è stata lenta e graduale ma si è conclusa con le dimissioni. Insomma, c’è chi ipotizza che si tratti dello «stesso film».

D’altra parte, Berlusconi è deciso a seguire la linea della fermezza perché - è il ragionamento che fa in privato - è vero che c’è un «accerchiamento» nei nostri confronti che ha il solo obiettivo di «buttare giù il governo» ma «questo non può giustificare chi ha sbagliato». Si tratta, dice a Vespa, di «casi personali e isolati». «E - aggiunge - una cosa è certa: il Pdl non ha mai ricevuto finanziamenti illeciti da nessuno e semmai è stato il presidente del Consiglio ad intervenire sulle finanze interne con mezzi propri». Insomma, «non si tratta di una nuova Tangentopoli» e «per chi ha sbagliato» non ci sarà «nessuna indulgenza e impunità». Una strategia chiara, dunque. Che ha l’obiettivo di distinguere le sorti dei singoli - soprattutto di ha commesso «leggerezze» - da quelle della maggioranza. Che, al di là del fronte giudiziario, è alle prese in queste ore con il caso Lega.

Non sono passate inosservate, infatti, né la conferenza stampa congiunta Calderoli-Di Pietro sul federalismo demaniale né il fatto che il Carroccio si intesti ogni merito del provvedimento. Così, sarà una coincidenza, durante il Consiglio dei ministri Gianni Letta rimette mano al testo sul permesso a punti per gli immigrati (voluto dai ministri Roberto Maroni e Maurizio Sacconi). E lo fa ammorbidendolo di molto e accogliendo le modifiche proposte da Mara Carfagna e Giorgia Meloni, iniziativa che pare il Carroccio non abbia particolarmente gradito.

Come Berlusconi non ha mandato giù l’asse con l’Italia dei valori e il gioco di sponda con il Pd che la Lega sta facendo in Conferenza Stato-Regioni. Dove Calderoli sta spingendo per la riconferma di Vasco Errani come presidente ai danni di Roberto Formigoni.

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