Con Berlusconi sette italiani su dieci

RomaGossip sulla sua vita privata, «scosse» giudiziarie più o meno paventate, finto allarme per una libertà di stampa che non ci sarebbe più. E ancora: sentenza risarcitoria iper-pepata, diciamo così, per la vecchia querelle Mondadori, pronuncia delicatissima della Consulta sul Lodo Alfano. Ecco gli «attacchi concentrici» con cui - denuncia il centrodestra - si vorrebbe disarcionare o quantomeno azzoppare il Cavaliere. Ma quanto incide l’operazione anti premier sulla percezione reale dei cittadini? Poco o nulla. Semmai, rafforza il Cavaliere. Almeno secondo l’ultimo sondaggio di Euromedia research, finito lunedì scorso, come avviene di solito a ogni inizio settimana, sulla scrivania del diretto interessato. Ebbene, non è cambiato nulla: sono sempre quasi 7 italiani su dieci, il 68,7% per la precisione, ad avere piena fiducia nell’operato di Silvio Berlusconi. Cifra inferiore, ma stabile, per il gradimento sulla squadra di governo: 54% tondo.
Come si spiega dunque lo scollamento tra ciò che viene paventato su buona parte dei media e quanto emerge dalla rilevazione? «La questione è semplice - spiega Alessandra Ghisleri, a capo dell’istituto a cui il premier, per tastare l’umore degli elettori, si affida da anni -. L’opinione pubblica ha una concezione ben precisa della realtà, differente da quella che a volte viene rappresentata sui mezzi di comunicazione. Quindi, l’appeal tra i cittadini e il premier è molto forte, ed è legato alla sua capacità di affrontare le emergenze e di assicurare la progettualità per il futuro. E poi, la gente avverte l’impegno dell’esecutivo sul terreno dei diritti, grazie pure allo snellimento della macchina burocratica».
Significative anche le due tabelle relative alla libertà di stampa, soprattutto alla luce della manifestazione di sabato scorso. Tanto per cominciare, il 57,4% degli intervistati ritiene che non ci sia alcun pericolo: propende per il sì, invece, il 28,6 per cento. Se poi si va nello specifico, e si chiede con chi sia schierata «per la maggior parte» l’informazione nostrana, la risposta instilla parecchi dubbi sul bavaglio mediatico denunciato dalla Fnsi e dalla sinistra. Per il 51,5% degli italiani, difatti, l’informazione penderebbe a favore dell’opposizione. Solo per il 30,4%, invece, sarebbe pro-governo. «Neutrale», secondo il 9,2% del campione.
Ma, al di là del rapporto dell’inquilino di Palazzo Chigi con i suoi connazionali, a saltare agli occhi è pure un altro dato chiave. Ovvero, se si tornasse alle urne - al momento «fantapolitica» - la coalizione di centrodestra otterrebbe di nuovo un’ampia maggioranza. Pdl e Lega avrebbero insieme il 48% dei voti (oltre due punti in più delle ultime Politiche). Dall’altra parte, ammesso che il Pd (ancora in attesa di un leader riconosciuto) e l’Idv si presentassero un’altra volta a braccetto, il centrosinistra strapperebbe il 34,9% dei consensi: nell’aprile di un anno fa, Radicali compresi (oggi all’1,4%), la somma fu del 37,6%, quindi -2,7 per cento.
Si passa ai singoli partiti. E dal raffronto con i dati ufficiali, rispettivamente con Politiche 2008 ed Europee 2009, si evince che il Pdl si attesterebbe sul 38,1% (+0,7%, +2,8%), mentre il Carroccio sul 9,9% (+1,6%, -0,3%). Leggero segno positivo per i democratici, rispetto a giugno (+0,4%), ma ancora grosso distacco dalla performance di veltroniana memoria: -6,7%. Sempre più in alto, invece, l’Italia dei Valori, rilevata all’8,4%: quasi il doppio delle Politiche (stava al 4,4%) e con un lieve aumento dalle Europee (+0,4%). «Antonio Di Pietro - analizza la Ghisleri - fa passare meglio, rispetto al Pd, il messaggio della lotta per i diritti dei cittadini. E l’azione politica dei democratici, tra l’altro, viene percepita come una mera lotta di potere interna tra i vari candidati alla segreteria». Non muta il peso dell’Udc negli ultimi quattro mesi (stabile al 6,5%), che mantiene quasi un punto in più sulle Politiche (5,6%). Poco sotto il 3% sia la Lista anticapitalista (Prc e Pdci), che starebbe al 2,9% (in calo, -0,2% e -0,5%), sia Sinistra e Libertà (Verdi e Sd inclusi), oggi al 2,8% (+1,8, -0,3%).
Infine, un quesito specifico sul canone Rai, con un responso quasi plebiscitario. A favore della sua abolizione si schiera l’85% degli intervistati: contrari solo l’11,9 per cento.

«Si tratta di una tassa e gli italiani - spiega la direttrice di Euromedia - ne sono sempre stati allergici. È ovvio che siano a favore della sua abolizione, anche perché l’azienda pubblica incamera già la sua raccolta pubblicitaria».

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