Berlusconi: «Siamo già in campagna elettorale ma l’esecutivo durerà»

RomaIl messaggio del Cavaliere è chiaro. Nessun passo indietro, nessuna uscita di scena né tantomeno la voglia di fare il padre nobile del centrodestra. Certo, è lui stesso ad ammettere che non si ricandiderà per Palazzo Chigi, ma la frequenza con cui l'ex premier esterna ed è presente nel dibattito politico è un segnale eloquente di quali siano le sue intenzioni: continuare a giocare un ruolo chiave, nel Pdl e nella coalizione. E farlo cercando di tenere insieme il partito in uno dei passaggi più delicati, visto che da una parte c'è da sostenere le misure del governo Monti e dall'altra c'è una base che definire scontenta della manovra sarebbe solo un eufemismo.
Ed è questo il perché di un Berlusconi che deve necessariamente «modulare» le sue uscite a seconda del momento e della platea. Affonda il colpo nel corso di un intervento telefonico alla manifestazione del Pdl di Bolzano organizzata lunedì sera da Michaela Biancofiore. E dice senza mezzi termini che «se una manovra come quella proposta da Monti l'avessi fatta io m'avrebbero come minimo linciato». Misure che convincono il Cavaliere fino a un certo punto, tanto da dirsi «dispiaciuto» per «l'aumento spropositato delle tasse che graverà sulle famiglie e soprattutto sui cittadini più deboli, anziani e pensionati».
Detto questo, spiega durante l'intervento telefonico e lo ribadisce in un'intervista al settimanale Chi, il sostegno al governo non è in discussione. Arriverà a fine legislatura, spiega un Berlusconi convinto che l'appuntamento con le elezioni del 2013 il centrodestra lo possa vincere, tanto da dire che «siamo già in campagna elettorale». «Mario Monti - aggiunge - ha dimostrato di essere una persona concreta e di buon senso. A lui ho fatto una promessa di leale collaborazione, anche se comunque dovrà avere il consenso del Parlamento, nel quale la mia parte politica ha sempre la maggioranza». Giusto per mettere le cose in chiaro. E oggi, quando incontrerà Monti per pranzo, gli chiederà di alzare la soglia di tracciabilità ora prevista per i pagamenti a mille euro. «Ho avuto proteste vibranti - scherza con i cronisti durante lo scambio degli auguri di Natale al Quirinale - da parte di tutti coloro che vendono il lusso, dagli antiquari ai gioiellieri, perché ci sono molte volte in cui fai degli acquisti e non vuoi che gli altri sappiano, come i colleghi o la moglie».
E la cerimonia al Colle con il presidente della Repubblica e tutto il governo è l'occasione per usare toni più soft. Critici verso la manovra, certo, ma di grande apprezzamento nei confronti di Giorgio Napolitano e del nuovo esecutivo. Al Quirinale Berlusconi parla con tutti e di tutto. Con Monti, con il ministro del Welfare Elsa Fornero, con il senatore Beppe Pisanu che in tempi non sospetti chiese pubblicamente al Cavaliere un passo indietro. Eppure, nonostante la distanza siderale, l'ex presidente del Consiglio si lascia scappare un ecumenico «ti voglio bene». Parla anche con Pier Ferdinando Casini, per quasi dieci minuti. Chissà, magari come già capitato in passato invitandolo a «tornare» nel centrodestra in nome dei comuni valori del Ppe. Parla di tutto, tranne che di Umberto Bossi. Berlusconi non nega né conferma l'incontro avuto con l'ex alleato. Si limita a mettere un indice sulle labbra. La consegna è quella del silenzio. Mentre Napolitano officia l'incontro con le alte cariche dello Stato Berlusconi è seduto in prima fila accanto al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. Ma, assicura, di frequenze tv non s'è parlato. Poi l'incontro con Monti e l'invito per il pranzo oggi a Palazzo Chigi. Il Cavaliere spiega poi di essere molto «preoccupato» per la situazione dell'Italia. Quanto a lui, nessun rimpianto né sofferenza, per aver lasciato la presidenza del Consiglio. D'altra parte, dice, «io non ho mai avuto la passione della politica» e ora «ho aerei più belli di quelli che mi davano» prima.
Solo battute. Mentre forse non lo è quella sulla legge elettorale che «va cambiata». Certo, c'è la questione preferenze, ma soprattutto il premio di maggioranza al Senato che - così come funziona oggi - spariglia il sistema.

Infine una postilla: «Le mie dimissioni da premier sono state un'assunzione di responsabilità, pur senza essere mai stato sfiduciato in Parlamento o battuto elettoralmente, davanti all'escalation di attacchi provenienti da un'opposizione irresponsabile, unica in Europa che in un momento di crisi attacca il suo governo, e da categorie e parti sociali interessate, che oggi a fronte della manovra e delle iniziative annunciate del governo Monti, forse si sono accorte dell'errore di aver indotto alle dimissioni un governo politico e legittimo».

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