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Berlusconi a sorpresa: «Il 25 Aprile ci sarò»

Roma«Ci sarò». Di dubbi, a dire il vero, ce n’erano pochi. Ma è lo stesso Silvio Berlusconi, intercettato dai cronisti a via dell’Umiltà al termine di una riunione sulle candidature per le Europee, a chiudere definitivamente la querelle delle ultime ore sul 25 Aprile. Il premier, dunque, sarà presente per la prima volta in veste ufficiale alle celebrazioni per la festa della Liberazione perché, spiega, «non se ne appropri solo una parte politica». Resta un’incognita, invece, il luogo dove il Cavaliere commemorerà la caduta del regime nazi-fascista, una decisione che Berlusconi prenderà solo all’ultimo momento.
Una scelta di prudenza, questa, dettata soprattutto dalla convinzione che il 25 Aprile - così scriveva il premier in occasione della ricorrenza dello scorso anno - debba «essere vissuto dal popolo italiano» come «giorno di pace e di libertà». Insomma, una celebrazione «popolare e nazionale». E il Cavaliere sa bene che annunciare con anticipo la sua partecipazione potrebbe catalizzare sull’appuntamento le già consuete e accese contestazioni che di anno in anno seguono il 25 Aprile: durissima quella del 2003 contro l’allora segretario Cisl Savino Pezzotta, violenta quella del 2005 contro il governo Berlusconi, a dir poco surreale quella del 2006 contro il sindaco di Milano Letizia Moratti. Berlusconi - che pure non ama tirarsi indietro davanti ai fischi come certifica la lunga passeggiata che fece nel 2007 per la via principale di Sestri Ponente, storico quartiere rosso di Genova - non ha dunque intenzione di trasformare la sua prima partecipazione ufficiale al 25 Aprile nel giorno in cui la sinistra radicale si può ricompattare nel nome dell’antiberlusconismo. Per usare le parole di Paolo Bonaiuti, «dobbiamo tenere in conto certi estremismi che a volte, a margine di queste manifestazioni, sporcano l’immagine». Agenda in progress, fanno dunque sapere da Palazzo Chigi. Anche se è molto probabile che Berlusconi sia presente all’appuntamento all’Altare della Patria per deporre una corona di fiori insieme con tutte le alte cariche dello Stato. Per il resto della giornata, invece, al vaglio diverse ipotesi: dall’omaggio ai martiri delle Fosse Ardeatine a una visita al cimitero americano di Nettuno che potrebbe essere quel segnale che Berlusconi vuol dare affinché la Liberazione non sia solo una festa «di parte». Una segnale - la partecipazione ufficiale del premier al 25 Aprile - anche in chiave Pdl, visto che da quest’anno il Cavaliere non è solo il leader di Forza Italia - una partito nato nel ’94 e che non ha mai avuto alcun legame con l’Msi - ma di tutto il Popolo della libertà, componente di An compresa.
A via dell’Umiltà il premier parla anche del referendum sulla legge elettorale. Che, dice, «credo si farà adesso». «Immagino il 21 giugno - aggiunge -, anche se non posso dirvi di più perché ancora non ho avuto il ritorno dal ministro Maroni che sta avendo colloqui con l’opposizione». Un’ipotesi che trova conferme nelle ore successive, con l’avallo della Lega («bene il 21», dice il ministro Roberto Calderoli) e il via libera del Pd che considera la scelta del 21 come «riduzione del danno». «Io - aggiunge poi Berlusconi - sono il più interessato a un referendum che darebbe al Pdl il 55%, ma non sarebbe esteticamente apprezzabile che me ne occupassi e per questo ho detto al ministro Maroni di farlo». E poi, la butta lì in risposta alle critiche arrivate dal centrosinistra, «se l’opposizione volesse davvero evitare la spesa per il referendum, fossero anche 50 milioni, basterebbe presentare in Parlamento una leggina con il testo del quesito». Insomma, «ne fanno occasione di critica» ma «in realtà non lo vogliono assolutamente».
Lasciando la riunione sulle candidature - dedicata ad illustrare a oltre venti potenziali giovani candidate alle Europee («voglio volti nuovi») il funzionamento delle istituzioni Ue - Berlusconi torna anche sul terremoto. «Ci inorgoglisce - dice - il fatto che stiamo gestendo 66mila persone a cui abbiamo fornito l’assistenza globale attraverso pasti caldi, posti letto e assistenza sanitaria». Mentre, fa notare, in nazioni anche «più importanti» in situazioni analoghe si è stati costretti a ospitare i terremotati «negli stadi». Insomma, «siamo stati previdenti» comprando «in tempo le tende». L’ultima, sottolinea, «è stata acquistata da me nel 2006».

Non si pronuncia, invece, sulla possibilità che il governo decida l’esenzione dell’Iva per le opere di ristrutturazione nelle zone colpite dal sisma. Una questione di cui «stiamo discutendo» e che sta seguendo da vicino Giulio Tremonti.

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