Berlusconi: tagliare l’Ici si può, i soldi ci sono

Gian Maria De Francesco

da Roma

Dopo aver ritrovato a Vicenza la solidarietà della base di Confindustria, il presidente del Consiglio e candidato premier della Cdl, Silvio Berlusconi, ha consolidato il legame con l’universo dei commercianti italiani. Ieri il gremito auditorium di Confcommercio a Roma ha addirittura tributato una standing ovation al termine dell’intervento del leader del centrodestra che, confermato l’impegno all’abolizione dell’Ici sulla prima casa, ha rilanciato su un altro tema: raddoppiare la franchigia sull’Irap. Circa due ore per ribadire a commercianti e piccoli imprenditori che «in questi cinque anni non abbiamo mai fatto la cosiddetta stangata fiscale, né abbiamo mai messo le mani nelle tasche dei cittadini». Secondo Berlusconi, invece, «la sinistra si appresta a trasformare tutto in tasse o in attività della magistratura» e quello che Prodi ipotizza «è un governo che fa paura».
Taglio Ici sostenibile. «Si tratta di una cosa che vale tra i 2,3 e i 2,5 miliardi di euro, assolutamente sostenibile», ha spiegato il premier, rispedendo al mittente gli allarmismi dell’Unione sulla proposta di abolire l’Ici sulla prima casa. Le risorse, ha aggiunto Berlusconi, sono «facilmente reperibili» perché 2,5 miliardi equivalgono al taglio di un punto del cuneo fiscale. «Se pensate - ha sottolineato - che in cinque anni abbiamo tagliato un punto di Irpef che vale 15 miliardi, vi accorgerete che la cosa non è assolutamente preoccupante». I sindaci già iniziano a lamentarsi? «Non si possono arrabbiare perché recupereranno gli introiti con il 30% degli incrementi che verrà dall’accertamento delle imposte personali e avranno in più trasferimenti dallo Stato centrale. Queste dei sindaci sono tutte storie e se fanno finta di arrabbiarsi sono sindaci di sinistra». Nel corso della serata il premier è ritornato sull’argomento. «È una decisione giusta - ha detto - perché la casa è un bene primario ed è un provvedimento che avevamo pensato da tanto tempo. Adesso questa decisione deve essere vista come una grande possibilità per l’87% delle famiglie italiane».
No-Irap area. «Cercheremo di fare nei prossimi cinque anni una no-Irap area sulla falsariga della no-tax area per le famiglie. Vale solo un miliardo ma darà respiro a tre milioni di imprese». Il premier ha toccato il tasto del calo della pressione fiscale e ha riscosso un caloroso applauso dalla platea di commercianti. Ma la sintonia con Confcommercio è stata piena anche sul tema della riduzione delle aliquote Iva sul settore turistico e su quello della creazione di un ministero ad hoc. «Sto cominciando a pensare che avete ragione voi», ha detto ai commercianti favorevoli all’istituzione di un nuovo dicastero per il turismo. E poi ancora proposte per rendere il fisco più amico dell’impresa: detassazione degli straordinari («Costa solo 150 milioni di euro»), taglio del cuneo e basic tax sul 5% degli eventuali utili delle giovani imprese nei primi tre anni di vita. Infine, un impegno sulla riduzione del debito. «Con Tremonti - ha concluso - stiamo studiando un piano per vendere gli immobili che non servono e le concessioni, per ridurre il debito pubblico».
Sfida alle tasse. «L’obiettivo è ridurre la pressione fiscale al 40% per impegno, al 39% per traguardo e al 38% per sogno». Così il premier ha riconfermato il leit motiv della campagna elettorale del 2001 a fronte di uno schieramento avversario che ha «il vizio di aumentare le tasse» e che si appresta a colpire Bot, rendite finanziarie, lavoratori autonomi e persino coloro i quali hanno aderito allo scudo fiscale. Citando Luigi Einaudi, Berlusconi ha ricordato che «il capitale ha le gambe della lepre e la memoria dell’elefante» accennando alla ripresa della fuga dei capitali. Di qui l’affermazione che il liberismo è «l’unico sistema di cui disponiamo per eliminare la povertà».

Incassato anche l’apprezzamento del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli («C’è alta affinità con le proposte del presidente»), un’ultima battuta all’indirizzo di Viale dell’Astronomia. «Qui mi hanno applaudito anche le prime file. È una cosa che in Confindustria non mi succede mai».

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