Roma Ad Arcore il primo dell’anno scorre tutto sommato tranquillo. Guastato solo da un qualche fastidio per le accelerazioni che arrivano a notte fonda da Ponte di Legno (con Umberto Bossi a ripetere che «così non si va avanti» e si finirà col «tornare alle urne») e da una discussione piuttosto accesa con Giulio Tremonti. Un diverbio che è proprio Silvio Berlusconi a raccontare durante alcune delle tante telefonate per i consueti auguri di fine anno. Un scontro acceso, durante il quale il ministro dell’Economia sarebbe arrivato a minacciare di lasciare il Pdl per dare vita a uno suo movimento e con il Cavaliere che non si sarebbe risparmiato una replica piuttosto colorita. Questo, almeno, il resoconto del faccia a faccia che il premier fornisce ad alcuni suoi interlocutori.
E chissà che il motivo del contendere non sia ancora una volta la querelle in corso sul voto anticipato. Che Tremonti sia fermamente convinto della necessità di tornare alle urne al più presto non è infatti una novità e su questo fronte Bossi non perde occasione per tiragli la volata. Ancora ieri notte, infatti, chiacchierando con i giornalisti a Ponte di Legno non ha mancato di sottolineare che «così un altro anno non si regge». Con tanto di digressione sul «povero Giulio». In queste condizioni, si chiede il leader della Lega, «come fa Tremonti a fare la riforma del fisco?». L’asse tra i due, insomma, resta saldo. Ancora di più da quando Aldo Brancher, da sempre cinghia di trasmissione tra il Cavaliere e il Senatùr - e di provata fede berlusconiana - è stato costretto a fare un passo indietro dopo le dimissioni lampo da ministro per l’Attuazione del federalismo.
E infatti il premier un certo fastidio l’avrebbe manifestato nelle sue conversazioni private anche rispetto agli affondi di Bossi. Ma se con il leader del Carroccio il rapporto è più che mai saldo - e qualunque distinguo, spiega ai suoi il Cavaliere, è comunque destinato a ricomporsi - decisamente più delicato è l’equilibrio con Tremonti. Tra i due, infatti, le incomprensioni vanno avanti da tempo e nel Pdl sono in molti a giurare che il ministro dell’Economia vorrebbe le elezioni subito solo per potersi giocare la chanche di andare a Palazzo Chigi con il sostegno della Lega nel caso in cui dalle urne esca un sostanziale stallo.
Di certo c’è che Berlusconi al voto anticipato non ci pensa proprio. Perché, spiega ai suoi, «la gente non lo capirebbe». Ma anche perché sa bene che la situazione non solo politica ma anche economica rende difficile fare delle previsioni affidabili sul risultato di un eventuale voto anticipato. Il premier ha già da qualche giorno mobilitato EuroMedia Research di Alessandra Ghisleri chiedendogli di verificare gli umori del Paese sia sul primo che sul secondo fronte. Ma a prescindere dal risultato il Cavaliere sembra non avere dubbi sia nelle dichiarazioni pubbliche che nelle conversazioni private: bisogna fare di tutto per portare la legislatura al termine.
È per questo che il premier ancora durante le vacanze natalizie ha continuato a tessere la sua tela per rinfoltire le fila della maggioranza. Guardando in particolare a un gruppo di sette-otto finiani che si sentono a disagio nel Terzo polo e che chiedono solo pari dignità nel centrodestra. Parlamentari, spiega in privato Berlusconi, che tutto vogliono fare fuorché opposizione a questo governo. L’obiettivo, dunque, sarebbe da una parte offrire agli «indecisi» di Fli il ruolo di «terza gamba» e dall’altra poter contare sul sostegno parlamentare di alcuni centristi e di esponenti dell’Mpa. Da verificare di volta in volta portando - questa è l’intenzione del premier - singoli provvedimenti in aula affinché vengano condivisi e votati.
D’altra parte, il fronte del Terzo polo non sembra propriamente compatto. A parte l’insofferenza di alcuni esponenti del Fli, infatti, un certo attivismo di Pier Ferdinando Casini sembra che inizi a provocare qualche dissapore. E proprio il leader dell’Udc pare abbia avuto un lungo incontro con Carlo De Benedetti, editore del gruppo Espresso-Repubblica.
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