Roma - «La situazione è drammatica. Dobbiamo essere uniti altrimenti rischiamo che salta tutto davvero». È da poco passata l’ora di cena quando a Palazzo Grazioli si fa il punto sulle misure anti crisi. Con Silvio Berlusconi che non nasconde la sua preoccupazione.
Non solo per il crollo poderoso di Piazza Affari che chiude a -6,6, ma perché a perdere sono tutte le Borse europee trascinate a fondo dal mercoledì nero di Wall Street. Il rischio - è il senso dei ragionamenti del premier - è che la crisi si vada incartando, che si entri in una spirale senza via d’uscita. Ecco perché «non è questo il momento dei veti e delle rigidità». Un concetto che il Cavaliere ripete più volte durante il gabinetto di guerra serale a cui partecipano Umberto Bossi, Giulio Tremonti, Angelino Alfano e tutto lo stato maggiore della Lega (da Roberto Calderoli ai capigruppo Marco Reguzzoni e Federico Bricolo). Una riunione il cui obiettivo è cercare di indicare una via maestra da seguire nei prossimi giorni, quando si apriranno i tre tavoli di lavoro tematici su lavoro, infrastrutture, liberalizzazioni e privatizzazioni. E risolvere il muro contro muro interno alla maggioranza sulla riforma delle pensioni. Che a questo punto Berlusconi considera non più prorogabile perché gli impegni presi con la Bce sono stringenti ed è necessario trovare almeno 20 miliardi di euro per quella che Tremonti definisce una «ristrutturazione» della manovra. Una posizione, è noto, che Bossi non condivide affatto visto che il Senatùr e tutti i vertici del Carroccio vanno ripetendo da giorni che le pensioni non si toccano. È soprattutto questo, dunque, il terreno che si cerca di sminare nella riunione a via del Plebiscito. Altro fronte che resta aperto nonostante la ritrosia di Berlusconi è quello della patrimoniale. Perché a questo punto l’ipotesi di un prelievo una tantum non è più da considerarsi un tabù. Altrimenti non si spiegherebbe la levata di scudi di Roberto Formigoni, Guido Crosetto e Osvaldo Napoli che accusano non meglio identificati «socialisti» della maggioranza di spingere per una misura che ammazzerebbe la crescita.
Berlusconi, insomma, è ben consapevole che la situazione è critica e che è necessario dare risposte a breve, anche perché la Bce potrebbe anche decidere di sospendere l’acquisto dei titoli di Stato italiani. Ecco perché non il Cavaliere non esita a interrompere la sua breve vacanza in Sardegna per prendere parte a Palazzo Chigi al tavolo con le parti sociali. Ed ecco perché durante la riunione con sindacati, industriali e banche non solo conferma l’impegno a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 ma annuncia anche un Consiglio dei ministri per dopo Ferragosto. Il 18 agosto, dice Berlusconi, o anche prima per mettere nero su bianco le misure anti-crisi. Su cui - almeno a ieri sera - non è ancora stata trovata la quadra se uno solitamente prudente come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta non esita a dire che si valutano «tutte le ipotesi».
E che la situazione sia seria lo conferma anche la riunione dei vertici del Pdl che a via dell’Umiltà precede il faccia a faccia tra Berlusconi e Bossi. Ci sono anche Alfano e Tremonti a fare il punto con il partito prima di spostarsi a via del Plebiscito. Ed è chiaro che le visioni e le ricette divergono, come certificano le uscite anti patrimoniale. Senza considerare che non è certo una novità che il ministro Renato Brunetta, di fatto ascoltato consigliere economico del premier, abbia un approccio decisamente diverso da quello di Tremonti. Insomma, servono a poco le rassicurazioni di Maurizio Lupi. Che lasciando via dell’Umiltà fa solo il suo lavoro cercando di gettare acqua sul fuoco.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.