Berlusconi: "Uniti o salta tutto davvero"

Il premier: "Non è questo il momento dei veti e delle rigidità". Ma resta il nodo pensioni con la Lega. Il Cavaliere teme che la crisi possa entrare in una spirale senza uscita. Confermato un Consiglio dei ministri entro il 18 agosto per varare il piano

Berlusconi: "Uniti o salta tutto davvero"

Roma - «La situazione è drammatica. Dobbiamo essere uniti altrimenti rischiamo che salta tutto davvero». È da poco passata l’ora di cena quando a Palazzo Grazioli si fa il punto sulle misure anti crisi. Con Silvio Berlusconi che non nasconde la sua preoccupazione.
Non solo per il crollo poderoso di Piazza Affari che chiude a -6,6, ma perché a perdere sono tutte le Borse europee trascinate a fondo dal mercoledì nero di Wall Street. Il rischio - è il senso dei ragionamenti del premier - è che la crisi si vada incartando, che si entri in una spirale senza via d’uscita. Ecco perché «non è questo il momento dei veti e delle rigidità». Un concetto che il Cavaliere ripete più volte durante il gabinetto di guerra serale a cui partecipano Umberto Bossi, Giulio Tremonti, Angelino Alfano e tutto lo stato maggiore della Lega (da Roberto Calderoli ai capigruppo Marco Reguzzoni e Federico Bricolo). Una riunione il cui obiettivo è cercare di indicare una via maestra da seguire nei prossimi giorni, quando si apriranno i tre tavoli di lavoro tematici su lavoro, infrastrutture, liberalizzazioni e privatizzazioni. E risolvere il muro contro muro interno alla maggioranza sulla riforma delle pensioni. Che a questo punto Berlusconi considera non più prorogabile perché gli impegni presi con la Bce sono stringenti ed è necessario trovare almeno 20 miliardi di euro per quella che Tremonti definisce una «ristrutturazione» della manovra. Una posizione, è noto, che Bossi non condivide affatto visto che il Senatùr e tutti i vertici del Carroccio vanno ripetendo da giorni che le pensioni non si toccano. È soprattutto questo, dunque, il terreno che si cerca di sminare nella riunione a via del Plebiscito. Altro fronte che resta aperto nonostante la ritrosia di Berlusconi è quello della patrimoniale. Perché a questo punto l’ipotesi di un prelievo una tantum non è più da considerarsi un tabù. Altrimenti non si spiegherebbe la levata di scudi di Roberto Formigoni, Guido Crosetto e Osvaldo Napoli che accusano non meglio identificati «socialisti» della maggioranza di spingere per una misura che ammazzerebbe la crescita.
Berlusconi, insomma, è ben consapevole che la situazione è critica e che è necessario dare risposte a breve, anche perché la Bce potrebbe anche decidere di sospendere l’acquisto dei titoli di Stato italiani. Ecco perché non il Cavaliere non esita a interrompere la sua breve vacanza in Sardegna per prendere parte a Palazzo Chigi al tavolo con le parti sociali. Ed ecco perché durante la riunione con sindacati, industriali e banche non solo conferma l’impegno a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 ma annuncia anche un Consiglio dei ministri per dopo Ferragosto. Il 18 agosto, dice Berlusconi, o anche prima per mettere nero su bianco le misure anti-crisi. Su cui - almeno a ieri sera - non è ancora stata trovata la quadra se uno solitamente prudente come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta non esita a dire che si valutano «tutte le ipotesi».
E che la situazione sia seria lo conferma anche la riunione dei vertici del Pdl che a via dell’Umiltà precede il faccia a faccia tra Berlusconi e Bossi. Ci sono anche Alfano e Tremonti a fare il punto con il partito prima di spostarsi a via del Plebiscito. Ed è chiaro che le visioni e le ricette divergono, come certificano le uscite anti patrimoniale. Senza considerare che non è certo una novità che il ministro Renato Brunetta, di fatto ascoltato consigliere economico del premier, abbia un approccio decisamente diverso da quello di Tremonti. Insomma, servono a poco le rassicurazioni di Maurizio Lupi. Che lasciando via dell’Umiltà fa solo il suo lavoro cercando di gettare acqua sul fuoco.

«Con Tremonti c’è assoluta unità», spiega il vicepresidente della Camera. Come, aggiunge, «c’è un governo unito e coeso». Fino ad un certo punto, se il nodo pensioni e quello patrimoniale a ieri sera non sembravano ancora sciolti definitivamente.

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