RomaDopo tre giorni passati pericolosamente nel bunker, Silvio Berlusconi inizia a intravedere in qualche modo la fine del tunnel. Certo, come si concluderà davvero quello che in privato il Cavaliere non esita a definire «lo scontro finale con la magistratura» nessuno può dirlo. Soprattutto - si fa presente durante i gabinetti di guerra che si tengono a Palazzo Grazioli per studiare nel dettaglio le intercettazioni - perché non c’è alcuna certezza su cosa ci sia nelle oltre mille pagine ancora chiuse nella cassaforte della procura di Milano. Il timore, insomma, è che i pm abbiano ancora altre cartucce da sparare. Di certo, c’è che ieri Berlusconi ha messo a segno un discreto uno-due. Non solo sul fronte mediatico ma anche su quello più strettamente istituzionale.
Ed è questa la ragione di un umore che sembra decisamente migliorato nelle ultime ore. Nonostante la strada sia ancora lunga e la consapevolezza che la procura potrebbe comunque decidere di andare a processo anche nel caso in cui la Camera voti per la competenza del Tribunale dei ministri (il caso di Mastella, che risale al novembre scorso, docet). Già, perché se da una parte - ormai dopo quattro giorni di graticola - i sondaggi registrano una tenuta dell’immagine del Cavaliere dall’altra il premier porta a casa il doppio voto del Parlamento su un tema caldissimo come la relazione sulla Giustizia del ministro Alfano. Esito scontato al Senato ma non alla Camera, dove è noto che i numeri sono piuttosto ballerini e dove Casini e Fini hanno cercato in ogni modo di mandare sotto la maggioranza.
Invece finisce 305 a 285 e anche se il Pd ci mette del suo con le assenze il voto non può non avere un forte significato politico. Enfatizzato, non a caso, da tutti i ministri del centrodestra. D’altra parte, è la riflessione che rimbalza tra le quattro mura di Palazzo Grazioli, Napolitano nel faccia a faccia con Berlusconi era stato chiaro: se pensa di avere i numeri allora vada avanti. E ieri, su un tema caldo come la giustizia, il Cavaliere ha dimostrato che i numeri per il momento ci sono. E che nonostante il momento difficile la maggioranza è rimasta compatta (oggi la costituzione del gruppo di responsabilità) mentre a sfilacciarsi sono le opposizioni che presentano tre mozioni diverse e che raccontano un Pd non proprio convinto di arrivare allo show down (altrimenti non si spiegano tante assenze). Insomma, una risposta netta al Colle. E anche di questo si parla a sera nella cena tra Berlusconi e Bossi, presenti anche Letta, Calderoli, Reguzzoni e Rosi Mauro. Con il Senatùr che commenta: «L’hanno massacrato, non si è mai sentito di un premier massacrato in quel modo».
Incassata la tenuta mediatica e quella istituzionale, dunque, Berlusconi va al contrattacco sul fronte magistratura. Con parole durissime soprattutto in considerazione del fatto che l’intervento è stato di molto ritoccato nelle varie stesure. Tanto che, fa notare l’agenzia TMNews, mentre nel testo che accompagna il videomessaggio si parla di «adeguata reazione» contro «le violazioni» dei magistrati, nell’audio finale Berlusconi sceglie di usare il termine «punizione».
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