Bernanke: «Il piano Obama? Forse non basterà»

I circa 800 miliardi di dollari che il presidente eletto Barack Obama intende mettere al servizio di un’America soffocata dalla crisi potrebbero dare una «spinta significativa» all’economia, ma rischiano di non essere sufficienti se altre «misure forti» non saranno implementate per stabilizzare, in particolare, il sistema finanziario e se non ci sarà una cooperazione internazionale. La Federal Reserve, pur avendo ormai esaurito le munizioni di politica monetaria dopo la decisione di azzerare i tassi, non resterà comunque ai margini del terreno su cui si gioca il rilancio statunitense, ma utilizzerà i «potenti strumenti» ancora a sua disposizione.
Dosando cautela sui tempi della recovery e dispensando rassicurazioni ai mercati, il presidente della Fed, Ben Bernanke, ha ieri fatto il punto sulla situazione economica in un discorso tenuto alla London School of Economics. Sono tempi bui per l’America, uscita a pezzi dal 2008 alle prese con le incerte prospettive per l’anno appena cominciato e gravata da un deficit federale che nel primo trimestre fiscale 2009 ha superato quota 485 miliardi, una cifra monstre se si considerano i 454 miliardi di disavanzo dell’intero 2008. Bernanke ha definito il 2008 «un anno molto negativo» per il mercato del lavoro, con 2,8 milioni di posti bruciati e il tasso di disoccupazione balzato al 7,2%, ma si aspetta un miglioramento dopo il primo trimestre 2009. La crisi si tocca con mano anche in un dato solo in apparenza positivo come quello del forte calo del deficit commerciale in novembre, sceso a 40,4 miliardi di dollari dai 56,7 del mese precedente. È il valore più basso dal novembre 2003, ma in realtà riflette il drastico taglio subìto dalle importazioni (-12%) per effetto dei ridotti consumi. Critica dunque la situazione delle spese private, ben lontano dall’aver ritrovato un punto di equilibrio il sistema finanziario, dove migliaia di banche premono per accedere al piano Paulson da 700 miliardi.
«La prossima amministrazione e il Congresso - ha detto Bernanke - stanno discutendo di un consistente pacchetto fiscale che, se messo in atto, potrebbe dare una spinta significativa all’attività economica. Dal mio punto di vista - ha aggiunto - azioni fiscali non dovrebbero tuttavia alimentare una ripresa duratura a meno che non siano accompagnate da ulteriori e decise misure per stabilizzare e rafforzare il sistema finanziario». Di qui l’invito rivolto al governo a rimuovere in prima battuta gli asset tossici delle banche, anche perché «è probabile che i bilanci delle istituzioni finanziarie rimangano sotto pressione ancora per diverso tempo». Come intervenire? Utilizzando la formula già adottata per salvare Citigroup (copertura in caso di perdite, più investimenti diretti nella banca), oppure creando una bad bank che il Tesoro potrebbe usare come strumento per rilevare appunto le attività tossiche in cambio di contanti o azioni.
Il successore di Alan Greenspan ha comunque assicurato che la Fed non farà mancare il proprio apporto, nonostante i tassi d’interesse siano ormai a livello zero.

Bernanke ha riconfermato l’ipotesi di acquistare i titoli di Stato a lunga scadenza con lo scopo di stabilizzare i tassi, non ha escluso la possibilità di proseguire a comprare i titoli di debito emessi da Fannie Mae e Freddie Mac e potrebbe allargare le classi di securities acquistabili per sostenere i mercati.

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