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Bersani e la congiura di Veltroni Il Pd alla guerra del referendum

RomaDue idee opposte e una confusione completa. Così il Pd si presenta sulla riforma elettorale: con un ambo di proposte referendarie lontane come il bianco e il nero. Già il Pd non ha fama di tenere una rotta diritta. Ma stavolta il timone impazzito è sotto gli occhi di tutti, tanto che il segretario Pier Luigi Bersani è stato costretto a uno stop ufficiale: «Le leggi elettorali si fanno in Parlamento e la nostra proposta è buona e giusta. Chiedo a tutto il gruppo dirigente del Pd di stare su questa posizione». La via parlamentare è l’unica, basta con la moda plebiscitaria. Ma la guerra dei referendum non sarà facile da domare nel Pd.
L’accenno di Bersani alla dirigenza non è un particolare da trascurare. Nella battaglia è entrato infatti nientemeno che Walter Veltroni. Un pezzo da novanta del partito, che con Arturo Parisi e Pier Luigi Castagnetti ha depositato un referendum pro-Mattarellum. Peccato che una consultazione plebiscitaria del tutto differente sia stata avanzata da un’altra anima del Pd, capitanata dall’ex senatore Stefano Passigli e che secondo qualcuno vedrebbe le simpatie dei dalemiani. Circostanza smentita dal lìder Maximo: «È una calunnia», ha risposto D’Alema ai giornalisti. Questa proposta prevede sempre l’abolizione dell’attuale legge Porcellum, ma è pro-proporzionale e avrebbe anche l’appoggio dell’Udc. I veltroniani con Castagnetti e Parisi si sono incontrati già ieri a piazza Santi Apostoli e il costituzionalista Salvatore Vassallo ha spiegato: «Abbiamo deciso di depositare lunedì in Cassazione i nostri quesiti (sono due ndr) per il ritorno al Mattarellum. È il modo più lineare per abolire la legge di Calderoli». Contro Passigli si è levata anche la voce di Rosi Bindi, mentre il professore ieri ha provato a spiegare ai colleghi: «La proporzionale corretta o dalla dimensione dei collegi o con soglie di sbarramento elevate può produrre bipolarismo e alternanza di governo».
Certo è che non fa bene al Pd questo guazzabuglio. Tanto più che si tratta della materia regina: la legge su cui gli ottimisti a sinistra vorrebbero imbastire il prossimo quinquennio di governo. Bersani ha tuonato, Enrico Letta pare che in Transatlantico, incrociando Passigli, abbia esclamato esasperato: «Ma che state combinando?». E non è mancata una battuta infastidita di Veltroni al tacito indirizzo di Bersani: «In presenza del referendum Passigli è interesse comune che ci sia una forma di difesa. Se il Pd facesse capire chiaramente che quell’approdo non va bene, potrebbe aiutare a riflettere». «Se Bersani presenta il menù per intero - media Parisi - sottoponendolo ad un dibattito e a un voto di un organo statutario, e lo fa in tempo, siamo disposti a sospendere». Naturalmente il dissidio va dibattuto, il Pd è un partito democratico.

Ma la chiarezze di idee sembra ancora lontana.

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