Bersani gongola perché non sa i veri voti del Pd

Il leader canta vittoria, ma i dati gli danno torto: 111mila consensi persi rispetto alle scorse Comunali. Percentuali in aumento solo a Milano: crollo dall'Emilia al Sud. Per l'Idv -40,7% dal 2010

Bersani gongola perché non sa i veri voti del Pd

Roma «Qui l’unico capace di far di conto e analizzare i dati elettorali è Denis Verdini, peccato che voi giornalisti foste tutti ubriachi per Milano e non ve ne siate accorti». A parlare è un dirigente di primo piano del Pd, che naturalmente chiede l’anonimato perché l’assunto da cui parte, corroborato dalle analisi dei flussi fatte dal coordinatore del Pdl ma anche da quelle dell’Istituto Cattaneo, è l’esatto opposto della linea del suo partito: «Certo, nessuno sottovaluta il significato simbolico epocale di una possibile vittoria a Milano. Ma il Pd in queste amministrative ha perso voti. È andato male».

Mordono il freno, gli oppositori interni di Pier Luigi Bersani: sanno che, se tra due domeniche il centrosinistra vincerà i ballottaggi di Milano e di Napoli, il segretario del Pd diventerà praticamente intoccabile (o almeno un osso durissimo pure per i provetti cannibali del centrosinistra), libero da fronde ed emancipato da tutele interne. E rafforzato per l’eventuale corsa alla premiership. Ma nel caso Pisapia e De Magistris venissero sconfitti, si preparano a rinfacciargli «i numeri veri, quelli di Verdini: complessivamente noi abbiamo preso il 21,8%, il Pdl il 26,4. Sarà mica un successo?».
Al Sud, per il Pd, a sentir loro è «un disastro». D’altronde anche la capogruppo Anna Finocchiaro ha spiegato a Ballarò che «stiamo diventando un partito del Nord».

«In Calabria non esistiamo più», lamenta l’ex sottosegretario nel governo Prodi Luigi Meduri. Qualche numero? A Cosenza il Pd perde il sindaco e elegge solo tre consiglieri comunali; a Reggio Calabria li dimezza (da 6 a 3) e perde la Provincia; a Crotone, nonostante la pessima performance della sfidante Udc Dorina Bianchi, il sindaco uscente del Pd è costretto al ballottaggio; a Catanzaro perde il sindaco ed elegge due consiglieri. Poi, naturalmente, c’è lo tsunami della Campania (il Pd, secondo i numeri verdiniani sta al 13,5%) e di Napoli, dove il Pd dimezza i suoi voti e i suoi consiglieri comunali vengono sterminati. Con un risvolto paradossale: se il centrosinistra vince il ballottaggio con Luigi De Magistris, il Pd (cui l’ex pm ha rifiutato l’apparentamento) sarà escluso dal premio di maggioranza ed eleggerà solo 4 consiglieri. Se invece vince Lettieri, il riparto dei resti, spalmato su tutte le liste, gli consentirà di eleggerne ben sette.

Ragion per cui, assicura ghignando un esponente campano del Pd, «i nostri tre consiglieri comunali in bilico, pur di salvare il sedere sulla poltrona, stanno già facendo campagna elettorale per Lettieri». Reggono meglio le roccaforti di Puglia e Basilicata, ma con molti alti e bassi. Complessivamente, secondo l’Istituto Cattaneo, il Pd nel Mezzogiorno ha perso 97mila voti, pari al 46% in meno (135mila l’intero centrosinistra, meno 30,9%). Al Centro scricchiola il Lazio (15% secondo Verdini): «Siamo andati male a Rieti, Latina, Frosinone; a Cassino, Ceprano, Alatri; ai Castelli», elenca un laziale Pd.

Ma è la (ex?) rossa Emilia Romagna il vero, inquietante buco nero: meno 25mila voti per il Pd (-16,9%). Regge molto bene, invece, la Toscana: «Grazie ad un bravissimo governatore come Rossi, grazie a Renzi e soprattutto grazie ad una convivenza veramente riuscita tra ex Pci ed ex Dc», spiega un entusiasta Peppe Fioroni, che racconta di essersi diviso i compiti toscani in campagna elettorale con Massimo D’Alema: «Lui batteva i centri “bianchi”, io quelli “rossi”, ed è andata alla grande». Nel Nord invece, soprattutto grazie a Milano e all’effetto Pisapia, il Pd avanza e si rafforza: più 11mila voti, più 3,5%. Complessivamente, il centrosinistra perde 175mila voti rispetto alle comunali 2006 (Istituto Cattaneo), pari al meno 14,4%.

L’effetto De Magistris copre la débàcle di Idv: meno 62mila voti, -40,7% rispetto alle Regionali 2010 (Cattaneo). Il partito di Di Pietro, nei calcoli di Verdini, sta sotto la soglia del quorum: 3,7%.

E pure Sel non se la passa benissimo: «E questo dal nostro punto di vista va bene - dice Paolo Gentiloni - perché vuol dire che la sinistra radicale avrà molto meno potere contrattuale e di condizionamento rispetto al Pd». E se per caso De Magistris vincesse a Napoli, aggiunge un altro dirigente Pd, «sarà un disastro per i napoletani, ma soprattutto sarà la fine dell’Idv, che esploderà in mano a Di Pietro. Parce sepulto».

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