Bersani scopre i wc del Pentagono

Il leader democratico per 7 giorni in trasferta negli Stati Uniti Il diario dello staff in rete: "Abbiamo fatto pipì al ministero"

Bersani scopre i wc del Pentagono

Roma - Dal 1492 in poi la scoperta dell’America riesce sempre a dare grandi emozioni. Soprattutto nella sinistra italiana, per la quale l’evento risale a tempi più recenti.

Qualche anno fa, D’Alema premier rimaneva stupefatto nello scoprire che Wall Street era piena di broker «ragazzini» che solo spingendo un bottone decidevano le sorti della Borsa. Luciano Violante si accorgeva che New York è piena di «manicure» e che si poteva girare con lo zainetto in spalla. Lapo Pistelli e Federica Mogherini, dalla Convention democratica del 2007, raccontavano entusiasti quanto erano grosse le porzioni americane e si esaltavano a vedere dal vivo Clinton.

Inevitabile, quindi, che anche i resoconti del primo viaggio in Usa da segretario di Pier Luigi Bersani si trasformassero in lettura di culto sul web. La responsabilità, va detto, non è del leader Pd (che si limita a concedere dichiarazioni ufficiali dalla East Coast) ma dei suoi accompagnatori, che non resistono al pericoloso fascino di Facebook. Due in particolare: il portavoce Stefano Di Traglia e la direttrice di YouDem, la tv Pd, Chiara Geloni. Grazie ai loro aggiornamenti da oltre oceano, il pubblico di Facebook può gettare uno sguardo indiscreto sui retroscena del viaggio. Che a volte sfiorano vertici da Totò, Peppino e la malafemmina, quando i due sbarcavano a Milano col colbacco.

Mercoledì la delegazione Pd è a Washington, e va in visita al ministero della Difesa, oltre il fiume Potomac. Racconta Geloni ai suoi 688 «amici» di Facebook: «Sono stata al Pentagono e ci ho fatto anche la pipì». Ah, beh. Obietta una delle sue interlocutrici dall’Italia: «Fare pipì al Pentagono non ha prezzo, ma così dai ragione a chi dice che le donne devono sempre fermarsi a far pipì!». Precisa subito Geloni: «Io ho fatto pipì perché il segretario faceva pipì. Altrimenti avrei resistito, chiaro». «Geloni è sempre in sintonia col segretario», commenta un utente. Lo scopo della visita, però, non era tutto nella toilette, spiega la Geloni: «Abbiamo incontrato il dirigente del dipartimento europeo e parlato della situazione in Afghanistan e di come Obama intende gestire l’exit strategy. Poi, uscendo, abbiamo fatto la pipì». Dopo aver parlato di exit strategy, meno male.
Di Traglia fornisce altri aneddoti. La prima sera della missione, il (comprensibile) obiettivo era quello di riuscire a trovare un televisore sintonizzato sulla finale dei Mondiali, possibilmente in italiano. Il secondo giorno è invece «dedicato ai think tank», e si incontrano esponenti dello staff dell’ex presidente Clinton, tra i quali John Podesta: «Inutile dirvi come sia stato interessante sia dal punto di vista degli scenari politici sia dal punto di vista della comunicazione». Chiosa Geloni dal suo account: «Diciamolo, a Washington non sei nessuno se non incontri John Podesta». «Chi, il fratello di Rossana?», chiede impertinente un utente.

Qualche ora dopo la direttrice di YouDem annuncia: «Va beh, ho capito un po’ di cose, domani ve le dico. Ora si va al Museo ebraico». Stavolta è lo stesso Di Traglia (dalla stanza accanto, si immagina) a commentare in romanesco: «Ma de che?».

Il giorno dopo, 13 luglio, arrivano puntuali le notazioni dagli Usa: «Ho capito che gli americani si stanno convincendo che se l'Europa non è forte sono guai anche per loro, e sono anche un po’ preoccupati». Perbacco. «Poi ho capito che alla Casa Bianca c'è veramente gente che ha intenzione di rendere il mondo un po’ meglio di com’è». Che bello. «E infine ho soprattutto capito che agli americani della questione Pse o non Pse non gliene importa un fico secco». Cosa di cui, in effetti, nessuno dubitava, anche senza varcare l’Oceano. Coi piedi più per terra, Di Traglia riferisce che prima di partire per New York la delegazione Pd ha mangiato hamburger e patatine.

Intanto Geloni posta foto in posa ai cancelli della Casa Bianca, e ammonisce: «A certi giornali italiani fa tantissimo ridere che Bersani sia venuto in Usa a discutere di politica e di economia. Non si immaginano quanto ridono gli americani quando glielo raccontiamo». Immaginiamo, immaginiamo.

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