Berthod da 27° a primo beffa tutti i campioni

Giorgio Rocca non ha vinto e non è nemmeno salito sul podio, ma lo slalom che ieri ha chiuso lo spettacolare fine settimana di Adelboden è stato divertente e appassionante come pochi, grazie alla vittoria dello svizzero Marc Berthod, pettorale numero 60 e 27° al termine della prima manche. La regola dell’inversione dei trenta, in vigore dalla metà degli anni Ottanta, ha fatto sempre discutere e molto arrabbiare i primi della classe, che mai hanno gradito di dover partire nella seconda manche con la pista rovinata. Spesso, anzi quasi sempre, i migliori hanno vinto, ma è capitato anche di assistere a gare in cui giovani coraggiosi, al via nella prima manche con numeri altissimi, riuscivano a qualificarsi per poi partire fra i primi e risalire la classifica. Farlo non è facile come dirlo, perché chi non è abituato a finire nei trenta tende di solito a sciare la seconda manche in difesa, per conservare la posizione. Questa non è la mentalità dei grandi campioni, gente che punta solo e sempre a dare il massimo e che per questo non fa calcoli ma si butta, anche a costo di sprecare grandi occasioni. A Marc Berthod, ventitreenne di St. Moritz figlio di Martin, buon discesista della nazionale svizzera negli anni Settanta, finora era sempre andata male. Dopo l’esordio nello sci che conta ai Mondiali di casa del 2003, il suo talento era spesso finito nelle reti e in tre stagioni aveva visto l’arrivo solo in due slalom di coppa del mondo, conclusi lontano dai primi. La pista di Adelboden lo ha sempre affascinato, proprio qui aveva ottenuto i suoi migliori risultati della carriera, un 7° posto in gigante nel 2005 e un 16° in slalom nel 2006. Quest’inverno, dopo il secondo posto nella supercombinata di Beaver Creek alle spalle di Svindal, Marc aveva realizzato che salire in alto era possibile anche per lui, bastava crederci e provarci ancora. Ieri, quarto al via nella prova finale dello slalom sul tortuoso pendio della Kuonisbaergli, ha infilato la manche perfetta, di quelle che spesso riescono in allenamento e solo in rarissimi casi in gara. Con il tempo parziale di 52’’28 e totale di 107’’42 si è piazzato nell’angolo del leader, felice di potersi godere qualche minuto di notorietà davanti al pubblico che lo osannava. Il suo sorriso si è allargato a mano a mano che i rivali finivano inesorabilmente dietro, dapprima con distacchi abissali e poi, quando è arrivato il turno dei più forti, con pochi ma decisivi decimi. Per dare un’idea della bravura di Marc nella seconda manche, basti dire che dopo il suo, il tempo migliore è stato il 53’’81 dell’azzurro Manfred Moelgg, eroe di giornata numero 2, al via col numero 58 e settimo alla fine. Markus Larsson, che guidava a metà gara con 2’’76 di vantaggio su Berthod, ha chiuso quinto a 55/100, come dire che nella seconda ha preso la bellezza di 3’’31. Raich, tornato in sé al 100%, dava a Berthod 2’’71 e ne ha presi 2’’97, per un bilancio negativo di meno 26/100 e il secondo posto davanti a Mario Matt e a Kalle Palander, assieme a Rocca il più furioso per le condizioni della pista. Giorgio ha chiuso al sesto posto dopo il quinto a metà gara, nella seconda ha sciato molto bene ma come tutti i migliori è affondato nelle buche senza scampo.
Lo sci svizzero aspettava una vittoria maschile dal gennaio 2004.

Ha detto Berthod: «È pazzesco, il mio obiettivo era di qualificarmi per la seconda e di sfruttare il buon numero per fare punti, lo svantaggio era troppo alto per sognare la vittoria». Ma i sogni sono fatti per avverarsi, basta crederci!

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