Roma - È il dicembre del 2003 e l’Italia è agli sgoccioli della sua presidenza di turno europea. Sul filo di lana, e dopo un aspro confronto diplomatico con la Francia (per la quale un mese prima era stata bloccata la proceduta di deficit eccessivo), Roma ottiene di poter ospitare l’Agenzia per la sicurezza alimentare europea. La sede scelta è Parma.
Passano 4 anni e la maggioranza ritiene che forse ospitare una sola Agenzia per la sicurezza alimentare non basti. Così, la commissione Bilancio di Montecitorio approva un emendamento alla Finanziaria per istituire un’altra Agenzia per la sicurezza alimentare. Questa volta «nazionale». E questa volta ospitata non più a Parma; bensì a Foggia. Con tanto di 2,5 milioni di stanziamento per il 2008 e 2009, che scende ad un milione e mezzo nel 2010.
Ma perché a Foggia? Innanzitutto perché chi ha proposto l’emendamento è Lello Di Gioia, deputato foggiano della Rosa nel Pugno. Eppoi, guarda caso, anche il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, è eletto nello stesso collegio di Di Gioia.
Tutto fila per il meglio, quando il governo presenta in aula i tre maxi-emendamenti che avrebbero dovuto assorbire il testo approvato dalla Commissione Bilancio. Invece, non è così. Ed a Montecitorio scoppia il caos. L’Agenzia alimentare non c’è più, sostituita da un’Autorità per la sicurezza alimentare. Scompaiono anche i cassintegrati di Padre Pio: la proroga della cassa integrazione per 400 ex lavoratori di San Giovanni Rotondo. Quanto basta per la Rosa nel Pugno per protestare con il governo. A Bertinotti per sospendere la seduta. In precedenza il presidente della Camera aveva fatto uno «sgarbo» alla maggioranza: dai tre maxi emendamenti sui quali oggi verranno votate altrettante fiduce aveva stralciato una norma «cara» al Partito democratico su Sviluppo Italia; un’altra che stanziava 13 milioni per interventi decisi nel vertice italo-russo; ed un aumento dell’organico della Presidenza del Consiglio. Emendamenti su tutto, ma non per rinnovare i contratti pubblici: protestano i sindacati.
Ma è sull’Agenzia-Autorità che si rischia lo scontro più duro. In fin dei conti, crearsi una struttura pubblica a due passi da casa sembra quasi una prassi consolidata nel governo. Clemente Mastella ha spostato da Catanzaro a Benevento la Scuola di formazione dei magistrati. Non solo. Ha anche previsto che a Ceppaloni (paese beneventano che ha dato i natali a Mastella) possa sorgere un college per i magistrati.
Il «localismo», poi, sembra una costante negli emendamenti a questa legge finanziaria.
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