da Milano
Armato di megafono e con parecchie cose da dirci dentro. Enrico Bertolino si ripresenta su un palcoscenico ma non per fare il guru con la verità in tasca. Quel ruolo lo lascia ad altri colleghi, più rabbiosi, meno pettinati e altrettanto meno coerenti. Lui, faccia aziendale e modi di fare british, non alza la voce ma poi, come fa nel suo ultimo spettacolo, ti consegna Lampi accecanti di ovvietà. Ecco perché, seppur gratificato dalla tv (la sit-com Piloti è una scommessa vinta: la Rai continua a mandare repliche; la nuova edizione di Glob parte ad aprile) Enrico Bertolino in teatro ci torna sempre: per dire la sua guardando in faccia la gente. Da domani a domenica lo fa al Teatro Ciak di Milano, casa sua.
Bertolino, nel nuovo spettacolo Lampi accecanti di ovvietà ce l'ha in particolare con qualcuno?
«No, piuttosto con qualcosa. Un virus che in Italia attecchisce facilmente: quello della sopportazione. Ormai non si discute più: si accetta come normale un ritardo di due ore all'aeroporto, così come lassenza di stimoli nella coppia».
Non è diventato nervosetto?
«Ma no. Io le cose le racconto sempre con ironia. Ma lo scopo è quello di far ridere per far riflettere».
Riflettere sui massimi sistemi? Sicuro di trovare un pubblico disposto?
«I massimi sistemi li lascio ad altri. Io racconto di quest'Italia contemporanea, anzi faccio cronaca. Lo show è un work in progress: di giorno guardo le agenzie e decido cosa dire la sera. La prima parte dello spettacolo è tutta così: rassegna stampa, con titoli e foto dai giornali. A Cesano Maderno ho dato in diretta la notizia della caduta del governo».
E nella seconda parte?
«Vado sui grandi temi: come il teatrino pre-elettorale, in cui i politici afferrano poltrone prima di sapere come voteremo noi italiani. E poi questi due presidenti cuccatori, Sarkozy e Chavez, che fanno sbellicare: al posto delle banlieue il neo-Cyrano de Bergerac pensa alla Bruni, mentre Chavez, quando non flirta con Naomi, racconta di come mastica coca. Qualsiasi altro leader del genere a casa nostra sarebbe massacrato».
Guardi che se tocca Chavez poi le dicono che è vero, allora, che è un comico di destra...
«Sì, ci hanno provato. Ma io ho sempre distribuito satira a destra e a manca. E se poi mi danno del cerchiobottista, pazienza. Ho sempre un secondo lavoro nella formazione aziendale».
A quando il ritorno in tv?
«Il 3 aprile riparte Glob su Raitre, dieci puntate al venerdì, come al solito a mezzanotte. Poi vedremo».
Un pensierino al cinema?
«Figuriamoci, io faccio fatica a fare i filmini delle cresime. Ma se mi cercassero Avati o D'Alatri...».
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