Se gli ucraini si ritireranno dal Donbass, la zona resterà neutrale, smilitarizzata e controllata da "una forza di monitoraggio internazionale". Putin non ha vinto, ma bisogna arrivare a una pace duratura. "Siamo molto vicini alla fine" della guerra, grazie al piano Trump che ha costretto ucraini e russi "a porre le loro condizioni e prendere decisioni su dove possono cedere un po' e ottenere un po'". Keith Kellogg, inviato speciale della Casa Bianca per l'Ucraina, risponde a tutte le domande sul piano di pace, che punta a chiudere il devastante conflitto nel cuore dell'Europa. Un'intervista esclusiva del Giornale, dal numero di uomini dell'esercito ucraino, all'utilizzo degli asset russi congelati fino alle garanzie di sicurezza per Kiev.
Generale in congedo, classe 1944, si è fatto le ossa in Vietnam conquistando sul campo medaglie al valore come la Silver Star. Ufficiale dei corpi speciali e delle truppe aviotrasportate ha servito nella prima guerra del Golfo ed era al Pentagono durante l'attacco dell'11 settembre. Nel novembre dello scorso anno il presidente Donald Trump lo ha nominato inviato speciale per l'Ucraina. I russi lo vedono come fumo negli occhi e Kellogg, secondo indiscrezioni dei media Usa, annuncerà le sue dimissioni in gennaio. Nell'intervista non lascia spazio a polemiche e spiega come si sta arrivando alla fine della guerra.
Il piano Trump non è la pace giusta, ma neppure la capitolazione. Adesso si tratta su una sintesi aggiornata di 19 punti. Cosa ne pensa?
"Il piano di pace in 28 punti è un quadro grazie al quale i team negoziali possono iniziare le discussioni. Ci sono già state varianti ucraine e una versione europea, che le squadre delle trattative possono valutare per poi presentarle ai rispettivi presidenti".
Quindi il piano iniziale non era un "prendere o lasciare", ma lascia spazio a miglioramenti?
"Come ho detto è una posizione di partenza per avviare i negoziati".
La scadenza di domani sul piano di pace, imposta inizialmente dalla Casa Bianca, sembra slittare, ma non suona come un ultimatum?
"Stiamo discutendo e negoziando di questioni molto complesse da 10 mesi. Adesso siamo molto vicini alla fine e fissare una scadenza costringe le parti a porre le loro condizioni e prendere decisioni su dove possono cedere un po' e ottenere un po'".
Uno dei nodi ancora da scogliere riguarda i territori contesi. Chi amministrerebbe la zona demilitarizzata e neutrale del Donbass da dove gli ucraini dovrebbero ritirarsi?
"Questo punto, in particolare, deve essere ancora definito per quanto riguarda il ritiro dall'area. Sono in preparazione piani e in corso trattative, ma verrà costituita una forza di monitoraggio internazionale per garantire che la zona demilitarizzata sia rispettata da ambo le parti".
Cosa prevedono le garanzie di sicurezza per Kiev e sono sufficienti?
"Fondamentalmente le garanzie di sicurezza sono simili a quelle previste dall'articolo 5 della Nato (intervento armato in caso di attacco a un singolo Paese alleato come difesa collettiva, nda) senza diventare membro dell'Alleanza atlantica. Se sono sufficienti e verranno accettate è una decisione che spetta all'Ucraina".
Cosa pensa della proposta di dimezzare le Forze armate di Kiev a 600mila uomini?
"Per quanto a mia conoscenza la nuova proposta è di aumentare a 800mila effettivi".
Non pensa che il riconoscimento dell'annessione della Crimea e il congelamento della linea del fronte nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia sia un riconoscimento "de facto" dell'aggressione russa?
"La Crimea è stata perduta nel 2014 e l'attuale linea di contatto riconosce de facto solo il territorio occupato dalla Russia al momento della firma dell'accordo. Questi territori non saranno riconquistati con la forza, ma piuttosto negoziati nel tempo attraverso misure diplomatiche".
Cento miliardi di beni russi congelati verranno investiti per la ricostruzione dell'Ucraina. Però l'Europa dovrebbe versarne altri 100, secondo la bozza iniziale del piano Trump. Solo gli Stati Uniti ci guadagnano?
"Prima di tutto è l'Ue che dovrà autorizzare l'utilizzo dei beni sovrani russi. Sia negli Stati Uniti sia in Europa sono in corso molte discussioni su come questi fondi andranno distribuiti e utilizzati nella ricostruzione o nella Difesa per rimettere in piedi e riarmare l'Ucraina".
Il presidente russo, Vladimir Putin, è pronto ad annunciare vittoria, ma si tratta di vera vittoria?
"Risposta in breve: no. La Federazione russa ha guadagnato solo l'1% aggiuntivo dall'inizio dell'invasione su larga scala con perdite di uomini astronomiche (oltre un milione fra morti e feriti). In sostanza le sue forze non stanno vincendo, ma nonostante ciò Putin sostiene il contrario e che l'esercito ucraino è pronto a capitolare".
Se il piano di pace vedrà la luce, lo scontro con la Russia continuerà a livello globale?
"Lo scopo del piano è stabilire dei termini che sia russi
sia ucraini possano accettare per creare una pace giusta e duratura. Non si tratta di una pausa nei combattimenti o di un cessate il fuoco temporaneo, ma di portare stabilità e sovranità all'Ucraina e pace nella regione".