Bertone: "Io sarei uno yes man del Pontefice? Ne vado orgoglioso"

Ricostruzioni non realistiche e non reali, in alcuni casi persino interessate. Sono queste le voci che circolano in Vaticano dopo la rivelazione dei file di Wikileaks che coinvolgono la Santa Sede. Autorevoli fonti vaticane fanno notare come dai documenti pubblicati non escano fatti, ma solo impressioni, giudizi che a volte appaiono interessati a colpire un bersaglio forse sgradito e sottolineano come in alcuni casi la lettura in chiave personale di determinati messaggi potrebbe essere la più centrata. Non solo: chi scrive e riferisce nei cable resi noti da Wikileaks, spesso dimostra una conoscenza molto superficiale della Santa Sede, della sua storia, del suo funzionamento. Che questi documenti dovessero uscire, tra l’altro, si sapeva da giorni. Molte ore prima della diffusione dei documenti sulla Santa Sede, del caso Wikileaks si sarebbe parlato - da quanto si apprende - anche nel pranzo organizzato in Vaticano, alla Casina Pio IV, per salutare l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi, che sta per andare a Mosca. Ironico sarebbe stato oggi anche il commento dello stesso Bertone.

«Io uno yes man? Ne sono orgoglio, questo giudizio rispecchia in modo colorito la mia sintonia con l’azione del Papa», avrebbe detto a un suo stretto collaboratore. In ambienti vaticani si sottolinea anche che, di fondo, la diplomazia vaticana esce bene dalla vicenda, perché emerge il profilo di diplomatici riservati e rispettosi delle informazioni in loro possesso.

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