Best seller con il gladio: l'Impero romano di carta

Centurioni, proconsoli, senatori, schiavi e liberti. Si moltiplicano i libri ambientati nell'Urbe. Il legionario che combatte ai confini per respingere i barbari è il nuovo modello di eroe. Tanta azione e la riscoperta d'un mondo mitico

Best seller con il gladio: l'Impero romano di carta

Quanti gladiatori ci sono sotto l’ombrellone? Tanti. E anche i legionari non scherzano. Scorrazzano per le spiagge con la loro lorica segmentata, tirando pila di qua e di là.

Abbiamo preso un colpo di sole? No, semplicemente registriamo un fenomeno. Non sfonderanno in classifica quanto i libri sui vampiri o i gialloni pieni di uomini che odiano le donne, ma i polpettoni con indosso il laticlavio senatoriale o il cassis (elmo) dei centurioni si difendono bene. I titoli si moltiplicano, al punto che diventa quasi faticoso tenerne il conto. Solo per citare, lacunosamente, quelli arrivati sugli scaffali nei primi otto mesi del 2009: La legione dimenticata di Ben Kane (Piemme); L’aquila sul Nilo e Le mura di Adrianopoli di Guido Cervo (Piemme); Un eroe per l’Impero romano di Andrea Frediani (Newton Compton); Il centurione di Cesare di Haesf Gisbert (Marco Tropea); Gli ultimi giorni di Cartagine di Juan C. Martin Leroy (Newton Compton); Cesare. Padrone di Roma e La caduta dell’aquila di Conn Iggulden; Il centurione di Simon Scarrow (Newton Compton); Il guerriero di Roma. Fuoco a oriente di Harry Sidebottom (Newton Compton); Imperator. L’ultimo eroe di Roma antica di Giulio Castelli (Newton Compton)...

E quelli elencati sin qui sono ovviamente soltanto la punta dell’iceberg, perché le caratteristiche principali del «toga seller» sono serialità, un gran numero di spadate e il fascino dell’intrigo che, se ha per sfondo i fasti dell’Impero o la caducità della Repubblica dei tempi di Catilina, funziona di più. Una delle madrine di questa rinascita in forma letteraria del Peplum (così, oppure «sword and sandal» venivano chiamati al cinema i film alla Ben Hur) è Danila Comastri Montanari che ha spopolato con la serie giallistica che ha al centro il detective Publio Aurelio Stazio. La serie partì nel ’90 con Mors tua ed è poi proseguita con un crescendo di successi. Anche perché i detective rétro, formato senatorio, possono permettersi indagini vecchio stile senza medici legali e tamponi del Dna che costringano il lettore a inutili bagni di realismo scientista. E anche Valerio Massimo Manfredi si è esibito in cose romane: L’ultima legione (che ha venduto nel mondo sei milioni di copie) e il recente Idi di marzo. Due libri di grande successo, ma che hanno ancora il passo del romanzo storico vecchio stile. Nel senso che Manfredi gigioneggia quel che serve, per far esclamare «ooh!» al lettore, ma il suo passo resta quello del professore di Storia antica che ha insegnato alla Sorbona.
Il vero fenomeno pop, la novità, è data da romanzi che presentano un piglio più gladiatorio. E non solo in senso stretto, cioè riferendosi ai libri di Gordon Russell (La notte del gladiatore, Il grande gladiatore, I giorni del Colosseo e La congiura di Pompei) che fanno direttamente il verso al film di Ridley Scott con Russell Crowe (anche nel nome Russell che è lo pseudonimo collettivo di un gruppo di autori).

Il modello cinematografico ha partorito un nuovo tipo di eroe che poi i lettori hanno voluto riproposto nei libri. Anzi, un tipo di eroe che per certi versi si è rivelato molto più longevo nelle sue varie versioni cartacee. E in Italia ormai questo modello ha attecchito benissimo. Magari solo un po’ in ritardo rispetto all’estero. Attira lettori giovani, quegli stessi lettori che di fronte a una lezione di storia del liceo sulle guerre puniche si rifugiano nel telefonino o ascoltano di nascosto l’i-Pod.

Certo non si può pretendere che i professori si mettano a rincorrere i documentari di History Chanell, dove Annibale diventa un bestione forzuto che sgozza i romani (sono realizzati dagli stessi autori che hanno ideato il film Trecento) o i romanzoni in cui i legionari al servizio di Crasso compiono lunghissime peripezie per tornare in patria dopo la sconfitta di Carre (è la trama de La legione dimenticata di Ben Kane). Però è interessante vedere come un pezzo di storia che dovrebbe essere alla base dell’orgoglio nazionale, dopo esser stato a lungo snobbato ricomincia a essere fonte di materiale «mitico». Anzi, il fenomeno è iniziato prima all’estero ed è arrivato da noi come una sorta di riflusso. In Italia la storia romana è a lungo rimasta nel dimenticatoio, lontano dal romanzo, a esclusione delle visioni un po’ intellettualoidi e decadenti (seppur superbamente scritte) come Le memorie di Adriano.

Qualsiasi esaltazione romana, con un po’ di belle legnate date e prese, rischiava subito di far risuonare echi antipatici con le millanterie di chi voleva riportare l’Impero sui colli fatali di Roma.

Meno male che all’estero si fanno meno menate e così anche da noi è arrivata un’ondata di letteratura pop. Che a volte diverte e a volte meno. Che a volte è ben fatta e a volte meno. Ma che, sicuramente, ha sdoganato un repertorio mitico che ha ben poco di ideologico.

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