Betori, l’ex contestatore che sarà cardinale

da Roma

Nel novembre 1966 con i compagni del seminario precipitatisi nella notte da Roma, a scavare tra il fango di Firenze alluvionata c’era anche Giuseppe Betori. Il seminarista divenuto prete di frontiera tra i giovani, quindi stimato biblista, infine primo collaboratore del cardinale Ruini come Segretario generale della Cei. Ieri Benedetto XVI ha nominato Betori nuovo arcivescovo di Firenze (sede cardinalizia che lo porterà presto alla porpora), al posto del cardinale Ennio Antonelli, chiamato a presiedere il Pontificio consiglio della famiglia. Il nuovo arcivescovo è una figura di primo livello: un biblista, un esperto di catechesi, un uomo di governo che negli ultimi anni ha reso operative le direttive di due Papi e di due presidenti della Cei nel coordinamento dell’episcopato italiano.
Sessantun anni, dopo aver frequentato il seminario di Foligno è approdato a Roma, alunno del seminario Lombardo e poi del S. Apollinare. Ha studiato teologia alla Gregoriana e Sacra scrittura al Biblico, dove nel 1980 ha ottenuto il dottorato avendo come correlatore Carlo Maria Martini. Prete dal 1970, parroco in una piccola frazione della periferia di Foligno, assistente dell’Azione cattolica, per quindici anni si è dedicato all’animazione dei gruppi giovanili. Sono gli anni turbolenti del post-concilio, anni che lo vedono immerso nel clima di rinnovamento, sposare con molto entusiasmo le novità del Vaticano II. Esperienze che certo ora lo aiuteranno a comprendere i fermenti della Chiesa fiorentina. Ma Betori, al contrario di alcuni coetanei, ha saputo prendere le distanze dagli eccessi di quegli anni dopo un’iniziale simpatia verso l’ala movimentista del clero dell’epoca. Insegna Sacra scrittura ad Assisi, pubblica libri sugli scritti di San Luca, si occupa in special modo del rapporto tra Bibbia e catechesi. Partecipa alla stesura dei catechismi dei giovani, dei ragazzi e degli adulti. Nel 1996 diventa sottosegretario della Cei e segue la preparazione della Giornata mondiale della gioventù di Roma 2000. Papa Wojtyla lo nomina vescovo e Segretario della Conferenza episcopale il 5 aprile 2001. Il cardinale Ruini, che l’ha voluto come vice, si trova in perfetta sintonia con lui. E Betori sa incarnare bene la peculiarità della Cei che, al contrario delle altre conferenze episcopali, non svolge una mera funzione di coordinamento tra i vescovi ma funge da raccordo tra questi e le indicazioni del primate d’Italia, cioè il Papa.
Lo attende un compito non facile, in una diocesi che ancora risente delle ferite aperte per le recenti inchieste su abusi sessuali che hanno coinvolto un sacerdote molto noto. Lui, il nuovo arcivescovo, ieri si è presentato ai fiorentini ricordando il fango spalato e la bellezza ferita della città alluvionata: «Furono momenti di paura e di fatica, ma anche di solidarietà e di speranza.

Quando mi è stata comunicata la decisione del Papa di inviarmi a Firenze, mi è sembrato per un attimo di risentire il frastuono e la convulsione di quei giorni. Questa volta erano le acque impetuose della mia trepidazione».

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