Bettini: Franceschini? ci serve un Marchionne Dario: la mia squadra prima del congresso

L'esponente del Pd: "Il rinnovamento non è balzare furbescamente su una nuova storia, negando il passato. Ma fare i conti con la propria storia per fare spazio con drastiche scelte ad un futuro diverso. Altrimenti si finisce per volare, come un pallone gonfiato". La Serracchiani: non serve un messia

Bettini: Franceschini? ci serve un Marchionne 
Dario: la mia squadra prima del congresso

Roma - «Il rinnovamento va fatto nel rispetto di tutti, senza salire su pulpiti immeritati. Il rinnovamento non è balzare furbescamente su una nuova storia, negando il passato. Ma fare i conti con la propria storia per fare spazio con drastiche scelte ad un futuro diverso. Altrimenti si finisce per volare, non si sa dove, come un pallone gonfiato». Lo scrive oggi Goffredo Bettini in un suo articolo su Riformista.

«Ci sono personalità nel Pd - continua Bettini - che possono interpretare bene queste esigenze. La crisi in Italia pare abbia risvegliato esigenze di misura, di sostanza, di concretezza. Forse è finita a destra come a sinistra l’era delle panna montata. Ecco: come nel campo del capitalismo hanno preso un colpo i giocolieri dell’ economia di carta ed emergono figure più solide, così nel nostro campo dovremmo cercare in quella direzione. Una sorta di Marchionne del PD, con pochi vessilli del potere e molta voglia di fare». «Oggi - conclude Bettini - serve un leader che riconosca che il progetto del Pd si è rotto. Che abbiamo evitato la catastrofe, ma perso in tutte le direzioni; che si deve, con le dovute correzioni, tornare all’ ambizione iniziale. Che per fare questo occorre serietà, credibilità, sobrietà, battaglia culturale e di valori. Sostanza e non improvvisazione. Sapere e non immagine. Non è Franceschini, che mi pare troppo il frutto di questo ultimo anno di deriva, piuttosto che una vera carta per il futuro».

Franceschini: la mia squadra prima del congresso «Farò la mia squadra prima del congresso, scegliendo tra chi ha voglia di cominciare la battaglia del cambiamento». Così il segretario del Pd, Dario Franceschini, nel suo intervento all’incontro promosso, a Torino, a due anni dal discorso di Veltroni, dal gruppo dei "piombini", spiega le sue mosse dopo la candidatura a segretario. «Della squadra - ha detto Franceschini - faranno parte sindaci, amministratori locali, presidenti di provincia, parlamentari radicati nel territorio, coordinatori dei circoli e non ci sarà alcun riferimento a nomi dati da qualcuno che conta». Nel Pd «non siamo alla resa dei conti, o alla guerra tra bande, come ho letto sui giornali, ma è solo una questione di democrazia». Franceschini giudica così le varie opzioni che si stanno profilando per la candidatura alla segreteria del partito, in vista del congresso di ottobre. Nella rosa dei nomi ci potrebbe essere la proposta del gruppo dei quarantenni, al cui incontro pubblico ha partecipato oggi Franceschini, anche se dalle assise di oggi potrebbe anche non uscire alcun documento. «Ho visto che molti, anche tra i dirigenti del Pd, sono impauriti, dalla prospettiva di dovere scegliere da che parte stare, non capisco questo paura perchè il confronto che si sta animando è questione di democrazia, non certo di resa dei conti. Per stabilizzare il nostro progetto abbiamo bisogno di una segreteria che vinca la battaglia congressuale».

Bersani: pensiamo all'Italia Il congresso del Pd "deve essere incentrato sull'Italia, sul rapporto tra noi e l'Italia. Se perdiamo quest'occasione, la questione si farà molto seria per quanto riguarda i nostri valori, i nostri ideali e per i ceti popolari e produttivi da cui ci stiamo distaccando". Così Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd. "Quello che è in gioco non è il confronto tra Franceschini o Bersani, o tra i Ds e la Margherita, ma 150 di storia popolare italiana". Sul rinnovamento nel partito chiesto dai giovani, Bersani è stato lapidario: "La nuova generazione è già in campo non è da inventare, ma da riconoscere, facendo in modo che sia pienamente protagonista".

La Serracchiani: Al Pd non serve un capo salvifico Serve invece un patto generazionale che aiuti a traghettare una nuova classe dirigente verso le leve del comando in vista del governo del paese. "Non abbiamo bisogno - dice la Serracchiani - di un capo, di una figura salvifica, del messia. Queste figure lasciamole agli altri. Noi abbiamo bisogno di una squadra, di una classe dirigente che non si accontenti di vincere il congresso ma pensi di governare le regioni nel 2010 e vincendo le politiche nel 2013.

Abbiamo bisogno - ha spiegato - che qualcuno dei dirigenti attuali non si faccia da parte ma accetti e si assuma la responsabilità di un patto generazionale: che di dica 'vi aiuto a essere la classe dirigente che governera' questo paesé".

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