Bianchi: "No al commissario per Alitalia"

Oggi l’audizione in Parlamento del ministro-azionista Tommaso Padoa-Schioppa: aggiornerà sui conti e farà il punto sulla gara. Il ministro dei Trasporti: "Inapplicabile la legge Marzano". La soluzione allo studio resta quella di un aumento di capitale

Milano - La partita Alitalia è più che mai in mano alla politica. Ieri un’indicazione è venuta dal ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi: «Mi pare che non esistano i presupposti per il ricorso alla legge Marzano» ha detto, cancellando di fatto una delle principali opzioni sul tappeto. Non tanto perché manchi - ha precisato - il requisito della dichiarazione d’insolvenza, quanto perché «non abbiamo rinunciato alla vendita - ha ribadito -. Non è andato in porto un percorso, ne stiamo studiando un altro». Il suo collega allo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani (sotto la cui egida ricadrebbe un’azienda commissariata ex Marzano) ha commentato: «La situazione è a un passaggio delicato. Per quel che mi riguarda, mi rimetto alle dichiarazioni che farà il Tesoro».

E proprio Padoa-Schioppa oggi sarà «audito» dalle commissioni Trasporti di Camera e Senato. Nessuna anticipazione: ma ieri in un’intervista alla Rai si è detto «fiducioso» sulla possibilità di trovare una soluzione per l’Alitalia. Dall’audizione di oggi ci si aspetta che il ministro-azionista aggiorni sulla situazione e sui conti della società, ricostruisca la storia della gara e riferisca perché è sfumata; dirà, con buona probabilità, che sono allo studio alternative, senza sbilanciarsi troppo. Perché, ragionevolmente, il governo potrà prendere delle decisioni solo quando avrà ricevuto il piano che il managament della compagnia sta elaborando, i cui ritardi hanno provocato lo slittamento di qualche giorno del cda che dovrà approvarlo. Ma mercoledì 1° agosto saranno approvate solo delle linee guida: il vero piano, nei dettagli, vedrà la luce in settembre, e dovrà essere abbastanza «aperto» da poter essere realizzato dagli azionisti entranti. Sempre in pista è Carlo Toto, che incontrando ieri il presidente della Camera, Bertinotti, si è detto pronto a un’offerta vincolante, a condizioni diverse da quelle della gara.

Se si scarta la Marzano, infatti, non resta che una trattativa privata per far posto a uno o più nuovi soci di riferimento in occasione di un aumento di capitale riservato, in base al quale la quota del Tesoro venga diluita in maniera determinante e il denaro fresco vada, com’è giusto, alla compagnia, e non al ministero-azionista. Naturalmente questa via ha delle variabili, tutte allo studio. Quello che è incerto è chi guiderà Alitalia in questa fase. Berardino Libonati, infatti, è fortemente intenzionato a farsi da parte - aveva accettato un incarico squisitamente temporaneo, da «garante» - e il Tesoro sta già cercando di individuare la persona giusta per sostituirlo.


Ieri il presidente della Sea, Giuseppe Bonomi (che è stato anche alla guida di Alitalia), ha criticato la procedura di vendita che ha mandato in fumo sette mesi: «Il modello doveva essere l’acquisizione di Klm da parte di Air France: hanno trattato direttamente i governi, in maniera compatta, veloce e ugualmente trasparente». Bonomi è convinto che la soluzione sarà trovata con «una forte alleanza industriale in Europa».

Per la cronaca, anche ieri Air France ha negato interesse, mentre Aeroflot ha chiesto «regole nuove». Roberto Formigoni (Regione Lombardia) ha detto letteralmente: «Se Alitalia lascia Malpensa è un suicidio». Il titolo in Borsa ha perso l’1,76 per cento.
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