Come è noto, l’animale più sanguinario del pianeta è l’Homo sapiens. Il quale nella storia dell’evoluzione ebbe la meglio sull’uomo di Neandertal non perché più intelligente. Ma perché più cattivo. Sapiens e predatore.
L’istinto assassino e la sete di sangue sono nettamente superiori alla predisposizione alla solidarietà e al desiderio di conoscenza, la quale ultima è stata sempre al servizio della guerra. Dalla lancia a Internet, tutto è stato inventato prima di tutto con uno scopo, e con un’applicazione, «militare». Sei millenni di civiltà dimostrano che la cosa che i sapiens sanno fare meglio è combattere e uccidersi. E quanto «bene» siano stati capaci di farlo, a oggi nessuno si era dato la pena di calcolarlo. Si è sempre andati per approssimazione, tipo: «molti milioni». Ora invece qualcuno ha fatto la macabra conta. I cento eventi più sanguinosi della storia dell’umanità - dalle guerre persiane del V secolo a.C. passando per i 66 milioni di vittime della seconda guerra mondiale fino alle 300mila persone massacrate sotto il regime di Saddam Hussein - hanno causato 455 milioni di morti. Mezzo miliardo, cadavere più cadavere meno. Per usare un vocabolo scontato, un’ecatombe. Per usare un termine scientifico, un «emoclisma»: dal greco, inondazione di sangue. Quella che ha sommerso il pianeta, irrorandolo quotidianamente.
A proposito di espressioni tecniche. La contabilità dell’orrore (cinica dal punto di vista morale, utilissima da quello storiografico) rientra in una disciplina particolare, l’«atrocitologia». Cioè lo studio, il calcolo e la descrizione delle atrocità umane. Compito difficile, scomodo e oneroso. E un po’ folle, a dirla tutta. Infatti il massimo esperto in materia non è un compassato e serioso accademico, ma un metodico e paziente bibliotecario. Americano, naturalmente, perché solo gli americani possono essere così pragmatici. Si chiama Matthew White, di Richmond, Virginia, e 15 anni fa ha creato un famoso sito internet con un gigantesco Atlante storico del XX secolo; poi si è specializzato nel ramo «guerre», consultando le migliori fonti di statistica storica, fino a realizzare un monumentale Libro nero dell’umanità oggi tradotto anche in Italia (Ponte alle Grazie, pagg. 874, euro 23,50).
Guerre (315 milioni di morti, di cui 49 di militari e 266 di civili), oppressioni di re e dittatori (141 milioni), massacri ideologici (142 milioni), guerre di religione (47 milioni), crimini del comunismo (67 milioni), guerre civili (26 milioni), conflitti etnici (74 milioni)... E poi rivolte, imprese coloniali, guerre d’indipendenza, genocidi, rivolte, dittature. Tutto censito, verificato, schedato. E classificato.
Spulciando una bibliografia sterminata e compiendo uno studio comparivo che ha pochi precedenti (con mille aneddoti, curiosità e un tocco di humour macabro), il necrometrista Matthew White scheda in ordine cronologico le cento peggiori atrocità della storia, dalla seconda guerra persiana (480-479 a.C., bilancio: 300mila vittime) fino all’ultima guerra del Congo (1998-2002, bilancio: 3,8 milioni).
Spiegandoci, a esempio, che nella (leggendaria?) guerra di Troia, secondo un racconto presumibilmente redatto da un superstite troiano di nome Darete, restarono uccise circa un milione e mezzo di persone, eppure l’archeologia non ha scoperto nulla che indichi che in quel luogo si combatté una guerra così estesa. Così come è tutto da dimostrare (documenti alla mano) che la conquista musulmana dell’India, fra il 1000 e il 1700, fu, come scrivono alcuni storici, la vicenda più sanguinosa dell’umanità (anche la cifra di 50 milioni di Indù uccisi è un’esagerazione). In compenso, si scopre che al sesto posto della macabra classifica c’è la poco nota rivolta ottocentesca dei Taiping in Cina, con 20 milioni di vittime. Mentre le Crociate, solitamente additate come il conflitto religioso per antonomasia, costarono 3 milioni di morti. E la famigerata caccia alle streghe, a cui si è a lungo imputata una strage di 9 milioni di donne, dev’essere ridimensionata a qualche decina di migliaia.
Per il resto, al netto delle indecifrabili simpatie politiche dell’autore, Il libro nero dell’umanità ci offre dati molto utili per capire (nel caso fosse importante) se a uccidere più gente è stato il comunismo - che
vince nella somma dei morti - i nazionalismi o le religioni o le tirannidi. E ci aiuta a rispondere alla domanda, più terribile, «Ma di quanto male sono stati capaci gli essere umani?». La risposta è mezzo miliardo. Di vite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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