Maurizio Costanzo, Chi mi credo di essere, Mondadori, 2004, euro 15.
Pagina 13: «Da dove cazzo vengo? È la domanda che mi assilla da sempre. Me lo chiedo e non so rispondermi. Non trovo un solo vago indizio nella mia storia di famiglia che parli di me. Magari antenati di cui ignoro l’esistenza. So di chiamarmi Maurizio Costanzo e poco altro. Che mi piacerebbe morire facendo questo lavoro e che la vita può essere un’avventura stimolante a patto che si impari il prima possibile a bere un bicchiere di merda al giorno. Anche piccolo, ma bisogna berlo per forza».
Pagina 147: «C’è una cosa strana. E cioè che mi sono trovato a lanciare solo uomini. Non saprei perché».
Pagina 149. «Fiorello aveva allora un problema che poi lui stesso ammise, parlandone più volte sui giornali. Una roba seria, una storia di assunzione di sostanze. Credo sia cominciato tutto con i ritmi infernali del karaoke televisivo. All’epoca della Febbre del venerdi sera stava con Anna Falchi. La trasmissione era registrata. Mi resi conto che, a ogni break, lui scappava in camerino.
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