La bigamia dell'immigrato adesso è lecita Santanché: "L'Italia non diventi un califfato"

A Treviso un senegalese regolarizza due mogli grazie a un buco nel sistema burocratico. Il monito del sottosegretario all'Attuazione del programma: "Lo diceva già Oriana Fallaci: attenti all'Eurabia". E minaccia di cancellare il ricongiungimento familiare

La bigamia dell'immigrato adesso è lecita  
Santanché: "L'Italia non diventi un califfato"

«È chiaro. Si sta avverando quello che Oriana Fallaci aveva già previsto: la trasformazione dell’Europa in Eurabia. L’invasione degli immigrati ci sta schiacciando. Si sottraggono alle nostre leggi fondamentali. Non possiamo restare a guardare in silenzio. Io almeno non lo farò». Daniela Santanché è furiosa. Davanti al caso del senegalese bigamo che è riuscito a portare in Italia la seconda moglie, il sottosegretario all’Attuazione del programma ha intenzione di dare battaglia.

Corriamo il rischio di bigamia anche in Italia?
«Ma non scherziamo. Qui ci sono i diritti fondamentali delle nostra civiltà da difendere, ci sono i diritti delle donne. Il matrimonio è fondato sull’unione tra uomo e donna. È un concetto da difendere con le unghie e con i denti».

È preoccupata?
«Altroché. Qui di fatto si è aperto alla bigamia. Ma quello che mi terrorizza è l’atteggiamento di certi italiani, a partire dai sindaci di sinistra come Pisapia che vuole mettere una moschea in ogni quartiere di Milano. La tolleranza deve andare di pari passo con il rispetto delle leggi. Chi non rispetta la nostra Costituzione deve andarsene».

Ma come è stato possibile?
«È chiaro che questo senegalese è stato furbo a sfruttare un buco del sistema. Una distrazione prima da parte del Comune e poi dell’ufficio immigrazione. E lui ha provato a prendere in giro queste regole. È inammissibile».

Eppure lui ha chiesto e ottenuto il ricongiungimento famigliare. Che la nostra legge prevede.
«Ecco appunto. Tocchiamo un altro tasto dolente. A parte che c’è un’incongruenza di fondo. Se nel suo Paese può sposare fino a quattro donne che facciamo le accogliamo tutte? Chi può stabilire quale delle tante far venire? Rischieremmo di trovarci davanti ad un califfato di fatto dove le leggi verrebbero messe da parte. Ripeto: questa è una deriva pericolosissima. Io mi batterò affinché il ricongiungimento venga sospeso».

Vuole cancellare il ricongiungimento famigliare?
«Sì, non possiamo più permettercelo».

Colpa della crisi?
«Anche. In un momento di grave difficoltà non possiamo più pagare per tutte le miserie del mondo. Il finto buonismo deve lasciare spazio ad un realismo evidente: i mezzi finanziari scarseggiano. Basta pagare pensioni e sanità alle numerose famiglie di immigrati che hanno chiesto e ottenuto il ricongiungimento famigliare».

E allora che fare?
«Io parlerò subito con il ministro Maroni, per chiarire e per fare in modo che questi

«incidenti» non succedano più. Ma lancio anche una sfida alle donne di sinistra e chiedo: se non ora quando? Se non iniziamo ora a difendere i diritti delle donne, allora quando? Forse aspettiamo che arrivi il califfato?».

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